Hanno suonato per la prima volta in Italia. Due concerti a Milano che hanno fatto riassaporare ai sedicimila presenti nelle due serate il gusto del grande spettacolo rock.
di Elia Perboni per Ciao 2001 - 30 settembre 1984
Articolo fornito in copia da Alessio Rizzitelli
Trascrizione di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
Nonostante questo, nelle due serate in cui la band inglese ssi è esibita al Palasport si sono registrate circa 16.000 presenze con un pubbico arrivato persino dalla Svizzera. A parte queste note di cronaca, lo show dei Queen è riuscito ancora una volta a far divertire, a suggestionare con gli incredibili effetti luminosi e con una scenografia fantascientifica.
Dentro la nave i Queen con le loro canzoni, il loro rock pulito, che negli ultimi tredici anni è riuscito a incontrare i gusti di nuove generazioni. E in concerto il loro stile trova una riconferma in esecuzioni che non sfociano mai in virtuosismi, ognuno con il proprio ruolo. Naturalmente Freddie Mercury interpreta quello della star, ma è anche capace di ironizzare come quando, sul finale, entra in palcoscenico vestito da donna e successivamente con una parrucca di capelli lunghissimi in una sorta di parodia dell'heavy metal.
Tutto serve a sottolineare, come spesso i componenti della band hanno affermato, l'elemento visivo, quella ricerca dell'immagine che è sempre stata determinante per la loro carriera. L'altra figura leader della band è sicuramente Brian May, con la sua chitarra. Si avvicina al pubblico con lo strumento proponendo le sue celebri svisate senza mai eccedere, riconfermando l'importanza del gioco di gruppo. La sezione ritmica con John Deacon e Roger Taylor è efficiente, un'ulteriore dimostrazione di tecnicismo.
Freddie Mercury continua a divertire il pubblico, resta primadonna di questo spettacolo che possiede le caratteristiche di un film, con una sceneggiatura precisa e ben collaudata. A parte l'intervento di un quinto musicista, che appare nell'esecuzione di alcuni brani nella parte centrale del concerto, i Queen, a differenza di molte altre band famose, che in tour hanno un supporto di musicisci che collaborano, riescono ad essere autonomi grazie alla loro capacità di polistrumentisti. Freddie Mercury imbraccia la chitarra e si siede al pianoforte con estrema disinvoltura, John Deacon alterna il basso con chitarre e sintetizzatori e così anche Taylor e May intervengono con varie tastiere (synth e cori).
Nella parte finale, il concerto si sviluppa in un naturale crescendo, arrivano "Bohemian rapsody", "Sheer heart attack" e naturalmente "Radio Ga-Ga" (per quest'ultima vengono proposti effetti luminosi che rammentano il video).
Quando Freddie Mercury a torso nudo e parruccone da metallaro si siede al pianoforte e suona "We are the champions", è una vera esplosione di entusiasmo, è il trionfo della melodia nel rock. È il finale: dopo i botti e i fuochi d'artificio sparati dai bordi del palco, i Queen abbandonano la scena, mentre viene diffusa una versione rock di "God save the Queen".