Il volume riporta aneddoti, curiosità, interviste, testimonianze inedite, foto rare o mai pubblicate, e una preziosa raccolta di articoli tratti da riviste italiane che ─ a partire dagli anni ’70 e fino all’uscita del disco postumo “Made In Heaven” del 1995 ─ recensiscono gli album e raccontano gli straordinari show che il gruppo tiene in giro per il mondo.
E poi... una sezione dedicata ai vari progetti portati avanti negli anni da Brian May e Roger Taylor, i nuovi concerti a nome “Queen +” ─ prima con lo storico cantante rock blues Paul Rodgers e poi con il giovane Adam Lambert ─ fino all’uscita del pluripremiato Bohemian Rhapsody, film dedicato alla memoria di Freddie Mercury.
In appendice, tre testi dedicati ai Queen firmati dagli scrittori Fabio Rossi e Athos Enrile, e da Alessandro Cannarozzo, della community QueenItalia che ha fornito prezioso materiale.
Comprende un inserto fotografico.
a cura di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
Il progetto editoriale è iniziato nel 2016, richiedendo oltre due anni per giungere a completamento. L'onore di realizzare il tutto è toccato al gentilissimo Antonio Pellegrini, nome già noto in campo editoriale per un'altra pubblicazione di questo tipo dedicata a un'altra storica rock band inglese.
E, anche, ricordo un appello sulla community Queenitalia datato prima del 2016, finalizzato a raccogliere fotografie e storie di esperienze private vissute dai fan per successiva pubblicazione. Quell'album dei ricordi è ora il libro di cui stiamo leggendo la recensione.
Una domanda mi frullava nella testa quando ho appreso che Italian Rhapsody era ormai in prevendita: come si fa a scrivere un intero libro di questo genere quando il gruppo ha messo piede in Italia solo nel 1984 (a dire il vero Roger Taylor sondò il terreno già nel 1977, registrando uno speciale TV per la RAI a Roma nell'area EUR, ma questo dettaglio manca nel testo), due anni prima dell'ultimo concerto dei Queen insieme a Freddie Mercury e sette prima della sua prematura e drammatica scomparsa?
La risposta è stata subito chiara: Pellegrini ha impostato un testo come tanti di noi adeguano il modo di vestirsi nelle mezze stagioni: a strati ovvero a "cipolla". In pratica, il testo ha una narrazione di base sulla quale si inseriscono all'occorrenza trascrizioni degli articoli ─ tanti, tantissimi ─ della stampa italiana dell'epoca, così come testimonianze dirette raccontate da diversi fan. Lo stesso autore è un fan dei Queen. La cosa si nota quasi immediatamente durante la lettura. E questo aiuta a garantire omogeneità a un costrutto che molto facilmente avrebbe rischiato di non averne. Il rischio di apparire sgraziato e raffazzonato è scongiurato dall'abilità dello scrittore, ma soprattutto dalla sua onestà e umiltà. Antonio entra in punta di piedi su un terreno che se non lo si può definire minato poco ci manca, restando vigile affinché il suo lavoro non diventi mai una specie di enciclopedia generale. Ecco, dire che il libro ha il pregio di non tentare mai di essere enciclopedico direi che al giorno d'oggi è uno dei più validi complimenti che si possano spendere. Soprattutto, durante la lettura non si ha mai la percezione che si tratti di una pubblicazione speculativa sull'onda sollevata dal film Bohemian Rhapsody. E, a proposito del film, la data di consegna per la stampa non ha permesso di menzionare i premi Oscar del cinema vinti il 25 febbraio 2019.
Spesso si potrà sorridere leggendo quello che alcuni giornalisti italiani scrivevano all'epoca. Due passaggi su tutti: il (forse) primissimo articolo italiano sulla band in cui viene completamente dimenticato Brian May e un articolo degli Anni '80 dove la città di Göteborg in Svezia viene arcaicamente chiamata Gotemburgo. Esilarante, davvero.
Ma i testi scritti dall'autore sono di una precisione adeguatissima al fine ultimo. Ovvio, non ci saranno tutti i dettagli che è possibile trovare leggendo altri tre o quattro altri libri internazionali tra quelli più completi, però non è neppure necessario. Quello che "manca" non è mai fondamentale per la lettura. Anzi, si rischierebbe altrimenti di appesantire il tutto. Errori? Zero virgola zero zero qualcosa... Nessun vero errore. Dopo aver letto tutto (motivo per cui le mie recensioni, quando ci sono, non arrivano mai affrettatamente) l'unica cosa che mi salta alla mente è un refuso in cui Peter Hince viene scritto "Hence" (ma siamo comunque nei riferimenti bibliografici). Mentre un secondo dettaglio, che errore non è, consiste nel non aver specificato che Long Away non venne solo eseguita nel 2005 a Pesaro per la prima volta nel tour, ma per la prima volta in assoluto nell'intera concertografia. Pignolerie da lettore rompiscatole, insomma.
Ad agevolare il raggiungimento di un numero adeguato di pagine, c'è da dire che il libro tratta non solo i Queen nella loro formazione storica (John Deacon, Brian May, Freddie Mercury e Roger Taylor), ma anche le esperienze solistiche dei singoli membri della band e le sue due reincarnazioni sotto forma di collaborazione con i vocalist Paul Rodgers prima e Adam Lambert dopo.
L'opera viene chiusa da due appendici "d'autore", così come indicato sulla carta (Athos Enrile e Fabio Rossi), precedute da una lunga trattazione di Alessandro Cannarozzo in cui l'admin di Queenitalia presenta con estrema cura la propria community. La sua frase "conoscendo il progetto ed il suo autore, sappiamo che il fulcro del libro, e il motivo per cui è stato scritto, è quello di celebrare i Queen per ciò che sono stati fino al 1991, come è sempre stata la vision della nostra community" dice molto, anche se Pellegrini non disdegna mai di far notare con un certo (ovvio) orgoglio per aver assistito a pressoché tutti gli spettacoli degli ultimi anni.
Italian Rhapsody comprende un inserto fotografico a colori di 17 pagine su carta lucida che arricchisce sicuramente l'opera, ma che lascia con il dubbio che ci potesse essere altro e forse di meglio da proporre. Ma su quest'ultima valutazione personale pesa la non conoscenza di quelle che siano le dinamiche che limitano la scelta, oltre che ovviamente la quantità di pagine a disposizione.
Un difetto? Personalmente avrei amato leggere anche la storia dell'arrivo dei Queen in Italia raccontata da Massimo Bonelli (ex Direttore Generale di Sony Music) pubblicata su Spettakolo.it, anche perchè i dettagli su quei giorni non sono mai troppi.
In conclusione, Italian Rhapsody è ad oggi un libro unico che raccoglie quanto più è possibile dei fatti e delle storie che vedono connessi i Queen con l'Italia. Tornerà spesso comodo quando si avrà la necessità di verificare dettagli legati a uno specifico album o tour. Il tutto con un'anima genuina, grazie alla sincera passione del suo autore.
Consigliato.
[ AGGIORNAMENTO ]
Nella seconda edizione di Italian Rhapsody sono state apportate correzioni alle segnalazioni presenti in questa recensione, compresa l'aggiunta dell'articolo di Massimo Bonelli su Spettakolo.it.
e-Book |
Copertina flessibile |