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Alan Mair parla del suo dipendente Freddie [The Scotsman - 9 febbraio 2021]

9/2/2021

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La volta in cui Freddie Mercury ha fatto indossare a David Bowie degli stivali che non poteva permettersi

di David McLean - The Scotsman, 9 febbraio 2021 e Teri Olins - Ops&Ops, 18 agosto 2019
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana

Potrebbe sembrare assurdo, ma c'è stato un tempo in cui Alan Mair vendeva scarpe alla moda a Bowie e agli Stones, con Freddie Mercury a gestirgli il negozio.



​Alan Mair, nato a Glasgow, si è buttato nel campo delle calzature di tendenza con le zeppe dei primi anni 70 e ha inseguito - almeno per quanto possibile con i tacchi a spillo - il suo istinto fino a realizzare il suo sogno.

Infatti Mair, che ha avuto un grande successo in Scozia negli anni 60 come bassista dei Beatstalkers, ritiene che se hai comprato un paio di stivali con le zeppe tra il 1971 e il 1975 c'è una buona probabilità che provenga dalla sua boutique di Londra.

Basti dire che gli stivali con tacco a spillo di Mair erano molto popolari tra i giovani negli anni 70, sia a Nord che a Sud.

Mair aprì il suo negozio al Kensington Market intorno al 1970, poco dopo lo scioglimento del suo gruppo musicale, ritrovandosi fin da subito a vendere la sua merce ad una serie di volti famosi o che presto lo sarebbero diventati, tra cui gli Yes, Santana, i Rolling Stones, David Bowie e gli Uriah Heep.

Un anno dopo averlo avviato, Mair offrì in gestione il proprio stand nientemeno che a Freddie Mercury, quando ancora non era diventato famoso con i Queen.

Mair racconta: "Freddie diceva che aveva questa piccola band e che presto sarebbe diventato un professionista. Ed io pensavo: 'Sì, OK... Ci crederò solo quando lo vedrò'".

Con Mair alla produzione di calzature e Freddie al bancone del mercatino, gli affari andarono presto a gonfie vele, con oltre 1.000 paia di stivali venduto ogni settimana.

E l'accordo era reciprocamente vantaggioso, con Freddie che guadagnava più del triplo delle 20 sterline a settimana che riceveva per essere il frontman dei Queen in quel periodo.

Mair continua con i suoi racconti: "Una volta David Bowie venne a trovarmi e gli chiesi se volesse un paio di stivali. David rispose che non aveva soldi, così glie ne ho offerto un paio e gli ho detto 'Freddie ti servirà il modello che ti sta meglio'. Naturalmente Freddie non era ancora famoso e anche David non era ancora una grande star. Ma immaginatevi la scena: Freddie Mercury in ginocchio davanti a  David Bowie per fargli provare un paio di stivali che non poteva permettersi!".

Alla fine la band di Freddie sarebbe diventata grandissima e il talento musicale del cantante nato in Tanzania gli avrebbe garantito un tenore di vita tale da non dover mai più vendere stivali per vivere.

Prima di lasciare il suo impiego nel 1974, il cantante di Bohemian Rhapsody fece a Mair uno dei migliori complimenti che abbia mai ricevuto: "In un'occasione, Freddie era stato ad una festa e mi riportò che tutti i presenti indossavano i miei stivali. Mi disse 'Non so se te ne rendi conto Alan, ma nessuno è considerato figo se non ha un paio di stivali di Alan Mair'. Sono stato felicissimo di sentirlo".









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​Gli stivali di Mair venivano realizzati nella sua fabbrica e indossati dai più grandi nomi del rock. Esportava in tutto il mondo e li vendeva nei suoi negozi a Carnaby Street, a King's Road, Chelsea e al Kensington Market, che era gestito dal frontman in erba Freddie Mercury.

Ma come ha fatto un musicista senza alcun background nella moda a diventare il boss di un'etichetta mondiale?

"Quando ero con i Beatstalkers andavamo a Carnaby Street e sembrava tutto molto più elegante rispetto a Glasgow. Questo ha fatto scattare un impulso in me. La band era diventata rapidamente famosa e avevamo persone che realizzavano camicie e scarpe su misura per noi. Ho iniziato a disegnarle anche io. L'usanza di farci fare gli abiti iniziò quando facemmo un concerto in Germania suonando nelle basi militari americane.
Sono sempre stato una persona curiosa. Volevo sapere come venivano fabbricate le cose. Ho preso questa attitudine da mia madre. La signora alla reception dell'hotel in Germania cuciva nella stanza sul retro. Non ero un tipo festaiolo ed ero già sposato, quindi non uscivo sempre a fare baldoria. Spesso restavo in albergo e guardavo quella donna come cuciva. Appena rientrammo in Scozia, comprai una macchina per cucire. Sarà stato circa un anno prima che il gruppo si sciogliesse, nel 1969. Conoscevo molte altre band, così iniziai a fare vestiti per loro. Quando sono passato a lavorare la pelle, mi è piaciuto molto. Facevo pantaloni, giacche con le frange e abiti per mia moglie. Poi ho fatto abiti da sposa con gonna, giacca e spolverino, per le mogli dei musicisti. Mi piaceva quel lavoro e tutte le connessioni che avevo nel campo della musica"
.

Mair ha personalizzato i modelli che gli forniva John Lewis. Divenne noto per i pantaloni a zampa che avevano cuciture sul davanti e sul retro. Ne aveva comprato un paio in Germania, li aveva scuciti e riadattati.

"Ero sposato, quindi avevo bisogno di stabilità e avevo l'inclinazione a fare cose in proprio. Ero deciso a farmi un nome".

Nel 1970, dopo aver fatto parte per un po' del comitato organizzativo del Kensington Market di Londra, Mair vi aprì un negozietto.

"Avevo 15 paia di pantaloni da vendere e un tavolo da taglio con pelli di bovino nel retro. Un giorno entrò un francese con dei pantaloni in pelle di vitello. Disse che era in città per tre o quattro settimane e che poteva commissionarmi un paio di stivali per lui. Ho girato per tutta Londra alla ricerca di un calzolaio. All'epoca erano soprattutto di origini greche, e alla fine incontrai Demetrius, in Pratt Street a Camden Town, che aveva una bottega di riparazioni per scarpe. Per un paio di stivali fatti a mano, in pelle, taglia 8 lì lo pagai all'ingrosso 8 sterline, rivendendoli per 15 sterline. Rimasero appesi nel mio negozio fino a quando il cliente non tornò ritirarli, e nel frattemo avevo ricevuto ordini per altri sei uguali. Da lì fu la goccia che fece traboccare il vaso".

Nessun altro offriva quel genere di prodotti, perciò Mair iniziò presto ad esportate come grossista in Italia, Germania e Stati Uniti. Demetrius aveva sei calzolai che lavoravano al suo servizio, ma la domanda superava l'offerta e Mair trasformò il suo grande laboratorio a Kentish Town in una piccola fabbrica di calzature.

"La curiosità mi aveva colpito ancora un'altra volta. Demetrius ormai produceva l'intera mia fornitura, ma avevo bisogno di qualcosa in più. Così mi sono messo ad osservare come lavorava. Le tomaie degli stivali Demetrius venivano ancora tagliate a mano, così ho iniziato a comprare macchine da taglio e attrezzature, e ho allestito cinque postazioni di lavoro nella mia fabbrica: taglio, cucitura, montaggio, finitura e imballaggio. Sapevo come gestire ogni fase in modo che se qualcuno degli operai non fosse venuto a lavorare, avrei potuto sostituirlo io stesso. Avevo amici che lavoravano per me, tra cui Eddie Campbell dei Beatstalkers. Non cucivamo le suole. Usavamo un adesivo forte e, quando le lampade a gas erano accese, chiunque stesse lavorando lì si sarebbe squagliato dal calore! All'inizio facevamo dalle 300 alle 400 paia alla settimana. Avevano una doppia suola di cuoio con un tacco impilato e altri materiali in suole di spessore tra mezzo pollice e 2 pollici di altezza. Poi abbiamo fatto una suola a tre strati e quello centrale era di un colore diverso. Avevano tutte quante la punta squadrata. Non abbiamo mai optato per le punte. Al Kensington Market, dopo un paio d'anni, ho fatto amicizia con due ragazzi vicini di stand: Freddie e Roger. Erano musicisti in erba che lavoravano in un negozio di vestiti e bigiotteria. Freddie è venuto a lavorare per me nel 1970 ed è rimasto fino al 74. Eravamo soliti andare al pub Greyhound il sabato dopo la chiusura. Una volta Freddie disse di essere stato a una festa e tutti, uomini e donne, indossavano gli stivali. Disse: 'Non so se ti rendi conto, ma non sei considerato figo se non indossi gli stivali di Alan Mair'. Eravamo diventati rapidamente famosi, ma siccome non andavo in giro a fare serate con gli amici, non avevo idea di quanto fossimo grandi. All'apice della nostra attività, circa il 70% dei più grandi gruppi in circolazione nel Regno Unito e negli Stati Uniti indossavano gli stivali Alan Mair. Ne ho regalato un paio a David Bowie, perché non poteva permettersi di comprarli. Aveva lavorato con i Beatstalkers per un breve periodo. Dovevamo essere davvero bravi, dal momento che realizzammo 10.000 borse per il negozio e non ci volle molto a venderle tutte".

Con il business fiorente, Mair ricominciò a scrivere canzoni seriamente. Si ritrovava a vagare su Denmark Street e alla fine comprò un basso. L'attrazione dell'industria musicale era sempre un forte richiamo per lui. Mair giunse alla conclusione che se non fosse tornato indietro a fare il musicista, se ne sarebbe pentito. Aveva ormai fatto abbastanza soldi per dare una sicurezza alla sua famiglia. Così nel 1975 cedette metà dell'attività a un tizio che aveva un negozio a Carnaby Street.

"Volevo essere un socio lontano dai riflettori. Ma nel giro di sei mesi ho capito che non avrebbe funzionato e ho chiuso definitivamente con quel mondo. Eravamo cresciuti a dismisura. Il laboratorio era qualcosa a cui ero molto affezionato. Ci lavoravano ancora i miei amici. Potevano anche non attenersi a un orario rigido, ma non mi importava, purché gli ordini fossero completati in tempo. All'inizio ne chiudevamo centinaia a settimana, ma ora avevamo ordini per 3.000 paia a settimana".

Nel giro di un anno, Mair era tornato a suonare, con gli Only Ones. Stava per fare il colpaccio ancora una volta. Non tenne mai nessun paio dei suoi stivali per sè, ma recentemente ne ha ricomprato un paio da qualcuno che ha trovato online. Così ora, ai ricordi, può aggiungere qualcosa di materiale.
─ @claudiobadger
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