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Brian May - intervista Cash For Questions su “Q” magazine [29 aprile 1998]

29/4/1998

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Intervista a Brian May del 29 aprile 1998 nella sua sala da pranzo a Windlesham, Surrey (UK).

di Mark Blake, pubblicata nel numero di Q Magazine del luglio 1998
Trascrizione di Jen Tunney per www.brianmay.com
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana


Sono milioni le vostre domande pervenute che riguardano i suoi capelli. Siete imperdonabili quando sottolineate la somiglianza fra lui e la sua compagna. Vi siete meravigliati dei suoi zoccoli, della sua chitarra auto-costruita con il legno di un caminetto e delle colorite bizzarrie di Freddie Mercury.
Incontriamo i Queen, bella gente: Brian May!
 
Certamente questo è il luogo più adatto. Con le sue imponenti porte nere e le enormi videocamere di sorveglianza appese a bracci robotizzati e puntate a monitorare l’arrivo di Q Magazine, deve proprio trattarsi dell’abitazione di un titolato membro dell’aristocrazia del rock britannico. No, non è così, dal momento che si trattava del portone dei vicini di Brian May: un facoltosissimo e lussuosissimo sceicco arabo.  Come si addice allo schivo ex chitarrista dei Queen, la sua tenuta in campagna del XIX Secolo si cela dietro più modeste porte bianche, nascoste alla fine di un remoto vicolo da qualche parte nel Surrey.
 
May ha trovato una risposta ai propri problemi irrisolti con il suo ultimo album solista ─ Another World ─ e la casa ha un’atmosfera da laboratorio, con chitarre in vario stato di rovina sparse un po’ ovunque. Non c’è alcun segno della sua dolce metà, Anita Dobson,  l’ex attrice di East Enders («Si trova a Birmingham per recitazione»). Ma i rottami musicali ─ nonostante il soggiorno abbia le pareti ricoperte da amplificatori da un lato all’altro ─ suggerisce un luogo in cui il lavoro si incrocia con la vita di casa. Solo un manualetto di giardinaggio in bagno tradisce una qualche forma di vita domestica.
 
Con i suoi nuovi zoccoli neri che rimbombano sul pavimento lucidato, il nostro ospitante si affaccia verso di noi. Indossa una camicia di seta che gli ondeggia addosso, la chioma rinvigorita dal vento ─ fresco da un appuntamento con il suo commercialista.
Si scusa dicendo: «Mi sento un po’ influenzato».
Mentre si infila una Strepsil in bocca, May si dirige verso il luogo in cui si trova la sua leggendaria chitarra, modellata da un caminetto da lui e da suo padre. È in attesa di essere riassemblata: «È la prima volta che viene smontata in trent’anni», sussurra reverenzialmente prima di afferrare una pila di messaggi da parte dei lettori: «Hmm, “Meglio le Spice Girls o le All Saints?” Penso le All Saints», e liberandosi a un cauto sorriso aggiunge «Quindi suppongo che tu sia venuto per intervistarmi circa i miei capelli».
Ma naturalmente…
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“Senti di poter dormire sugli allori dal momento che le royalties dei Queen fruttano un milione di Sterline all’anno? “
─ Tim Scott, da Cambridge
 
Ooh, non so se valgono così tanto. Al momento il materiale dei Queen vende davvero bene, ma non c’è la garanzia che continui a farlo per sempre. Effettivamente io ero completamente felice quando non avevo soldi ─ situazione che è durata fino a quando non avemmo successo con Killer Queen [1974, ndr]. Non ho mai preteso nulla. Ironicamente ne stavo proprio parlando con il mio commercialista, nel tentativo di spiegarglielo.
 
 

“Ti capita di sognare Freddie Mercury?”
 ─ Aidin Vaziri,  da San Francisco
 
Di tanto in tanto; e per qualche ragione ogni volta mi parla. Ho fatto un sogno non molto tempo dopo la sua morte in cui continuava a dirmi “Dovresti essere là Brian, dovresti essere là…”, ed io mi svegliavo stordito pensando “Dove dovrei essere?” Avevo voglia di tornare nel sogno e scoprire dove mi sarei mai dovuto trovare.

 
 
“Secondo te i Queen si sarebbero sciolti semplicemente per noia oppure perché i singoli membri avrebbero voluto provare nuove strade?”
─ Ewen Gillies, da Glasgow
 
Non per noia [ride, ndr]. Far parte dei Queen non è mai stato noioso. Tutti e quattro abbiamo minacciato di andarcene in momenti differenti, perché ci sentivamo frustrati e non riuscivamo a trovare uno sbocco che facesse al caso nostro. Era una situazione molto competitiva e in studio ci sono stati feroci scontri fra di noi. Io ero sempre più portato alla musica pesante e pensavo che tutto dovesse andare in quel verso. Roger [Taylor, il batterista, ndr] propendeva verso il rock’n’roll e tutte le sue differenti forme. Freddie era pronto a lanciarsi in campi differenti che Roger non riteneva fossero parte del nostro mondo… e così a seguire. Ma penso che le tensioni di fondo fossero parte di ciò che ci ha resi quel che eravamo.


 
“Perché non hai mai ultimato la tua tesi e non sei diventato Dr. Brian May?”
─ Rebecca Makin, da Mirfield
 
Ciò che è successo alla mia tesi è che venne stampata in attesa di essere rilegata e la mostrai al mio supervisore, il quale mi disse che avrei dovuto spenderci un altro paio di mesi. E io l’ho fatto. Poi ci ho riprovato e lui ha cominciato di nuovo con lo stesso discorso; allora ho pensato che fosse lontana dall’essere completata. Intanto la band prendeva piede e ricordo di aver pensato che se non avessi lasciato da parte lo studio per dare una possibilità al gruppo avrei finito per pentirmene. Mi sono divertito ad essere un astronomo e abbiamo pubblicato un paio di articoli sulle riviste della Royal Astronomical Society e su Nature, ma non penso di essere stato abbastanza in gamba da lavorare in quel campo per il resto della mia vita.
 


“Pensi che ci sia del tuo materiale solistico che si sia avvicinato a quanto fatto dai Queen?”
─ Geoff Powell, a mezzo e-Mail
 
I Queen generano un’ombra molto lunga, ma io lavoro alle mie cose con gli stessi standard qualitativi che avevo nei Queen ─ probabilmente è questo il motivo per cui ci metto così tanto tempo. Ho impiegato sei anni per l’ultimo lavoro [Back To The Light, ndr] e mi piace pensare che da allora mi sono messo in gioco nel mondo reale, interagendo maggiormente con le persone, il che è stata una buona cosa.
 


“Si dice che John Deacon fosse molto imbarazzato dall’esuberanza di Freddie. È vero? E la sessualità di Freddie vi ha mai fatti sentire a disagio?”
─ Tony Fleming, da Hatch End
 
Penso che in un momento o in un altro tutti noi possiamo esserci imbarazzati da alcune gogliardate di Freddie. Non mi risulta che Deacy lo sia stato maggiormente rispetto a noi altri. John aveva i piedi saldamente per terra e non si faceva mai impressionare troppo dalle cose ─ è il suo modo di essere.
 


“In che maniera la morte di Cozy Powell ha influito su di te?”
─ Edward Kelly, da Stanmore
 
Moltissimo [con atteggiamento serio, ndr]. Ha suonato nel nuovo disco e siamo andati in tour insieme. Sto remixando un brano del mio nuovo album in tributo a lui e mi aspetto che qualcuno da qualche parte avrà da ridire del fatto che io faccia uso della sua memoria, ma penso che non ci sia stato abbastanza rumore attorno alla sua scomparsa. Cozy era unico.

 


“Noel Gallagher è un buon chitarrista?”
─ Thomas Kingston, da County Cork
 
Ehm… no. Non penso che sia il peggior chitarrista del mondo, ma non credo neanche che si tratti di uno che lo ascolti e inizi a pensare “Wow, come ha fatto questa cosa?” [armeggia con riviste musicali sul tavolino del caffè, e fra le altre ce n’è una con May e Gallagher in copertina, ndr] Non è il suo caso, giusto? Riguardo la band sono un’altra cosa, ma non si tratta dei nuovi Beatles. Non penso che ci sia qualcuno che possa avvicinarsi ai Beatles, inclusi gli Oasis.

 


“Una volta mi sono imbattuto in Roger Taylor  al supermercato Sainsbury qui dove mi servo, mentre acquistava il biglietto di una lotteria. Perché le rockstar mega-ricche giocano ancora alla lotteria?”
─ Steve Burley, da Guildford
 
Resto sbalordito dal sentire questa storia [appare inorridito, ndr]. Non riesco a immaginare Roger che fa una cosa del genere. Io disprezzo la lotteria. Ci sono meno possibilità di diventare milionario rispetto a quante ce ne siano di essere colpito in testa da un asteroide di passaggio [sorride all’involontario riferimento astronomico, ndr]. Non sono neppure d’accordo su come vengano spesi poi i soldi. Sono disgustato, perché un milione di Sterline in questo paese darebbero la certezza di salvarsi a un bambino malato di leucemia ─ magari ─, perché basterebbero per pagare un registro dei donatori di midollo osseo adeguato allo scopo. Ma invece destinano milioni al Teatro Nazionale in modo da comprare sedie ancora più comode. Non penso che sia giusto.
 


“Ti sei mai pentito dei momenti più… ehm… inusuali nei video dell’illustre carriera con i Queen?”
─ Mike Seymour, da Bonn (Germania)
 
Non sono mai stato molto affezionato a quello che realizzammo per It’s A Hard Life. Freddie era vestito come un gambero in amore. Era una delle sue canzoni che preferisco e ricordo di essere rimasto terribilmente deluso dal fatto che volesse indossare quel costume; ma ha insistito per farlo. Un buon video può fare la differenza. Ricordo di aver adorato quello di Everybody Hurts dei REM, pur non avendoli mai seguiti fino a quel momento.
 


“Mia nonna sostiene che tu abbia bussato alla sua porta circa due anni fa. Dice che eri alla ricerca di una certa abitazione, ma nella strada sbagliata. Puoi confermare o smentire il fatto che ti sia mai trovato a vagare nell’area di Beeston a Leeds bussando alle porte delle vecchiette?”
─ James Forbes, da Swillingon
 
Mmm… [sembra perplesso, ndr], bussare alla porta delle vecchiette? Non si suona il campanello? La mia ex moglie era di Leeds, quindi questa potrebbe essere una connessione alla tua storia.
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“Essendo un fan dei Queen da molti anni, mi sento a disagio rispetto a Made In Heaven [l’album postumo dei Queen, ndr] e Queen Rocks [la compilation, ndr]. Non hai pensato che il capitolo della tua vita con i Queen sarebbe dovuto essersi concluso?”
─ Neil Riddell, da Exeter
 
Penso che quel capitolo debba considerarsi chiuso la pensavo così anche allora. Ma c’erano altre considerazioni da fare. Freddie mi ha chiesto dei testi e della musica su cui lavorare proprio fino alla fine, ed era inflessibile sul fatto che questo materiale venisse pubblicato. Dopo la sua morte, il mio modo di affrontare la cosa è stato andarmene in tour. Ma Roger e John diventarono molto impazienti verso di me e iniziarono a lavorare ai nastri. Non volevo che quelle cose uscissero senza il mio coinvolgimento, per cui ho preso da loro i nastri. Sentivo che ci avevano lavorato male e passai mesi per rimetterli di nuovo a posto. Fare Made In Heaven è stato come assemblare enorme puzzle e mi dispiace se questo ragazzo si senta a disagio con esso, ma non avrei dato l’approvazione al prodotto finito se non avessi pensato che fosse di livello. Con Queen Rocks sentivamo che i primi album dei Queen fossero caduti un po’ nel dimenticatoio e volevamo ricordare alle persone che eravamo pur sempre una rock band. Ma dovevano essere comprese delle hit, alcune delle quali so che erano sui dischi dei più grandi successi, altrimenti avrebbe avuto un destino buio. Personalmente preferirei che le persone comprassero Queen II.
 


“C’è dell’altro materiale non pubblicato dei Queen?”
─ J. Yeddings, da Nuneaton
 
Pochissimo. C’è una canzone che Freddie ha registrato con Michael Jackson, ma non abbiamo avuto modo di lavorarci per completarla. C’è anche del materiale dei primissimi tempi, ma è un po’ troppo grezzo.
 


“Hai mai pensato di tagliarti i capelli?”
─ Martin Brunvand, da Oslo
 
“Perché indossi sempre gli zoccoli?”
─ Graham Gordon, da Ottawa
 
A volte vorrei avere un sacchetto di carta in testa e che la gente ascoltasse solo la musica. Penso di tagliarli [si smuove i capelli, ndr]. Però mi piacciono, perché non sono alla moda, e io disprezzo la moda. Ma c’è anche un altro aspetto: quelli che non seguono i Queen vedono me e immediatamente collegano le cose, perché ho questo aspetto e non ho altro di rilevante da ricordargli delle loro vite. E mi piace sorprenderli dimostrando che non è così. Eppure ci sono volte in cui sfoglio riviste come la vostra e penso di essere in pericolo di diventare prigioniero dei miei capelli. E per gli zoccoli? Sono comodi e ho dei piedi claustrofobici. Attualmente vado sempre sul palco con le scarpe da ginnastica. Non mi piace indossare gli zoccoli quando mi esibisco, perché… ehm… il cavo della chitarra tende a impigliarsi sotto il tacco.
 


“Alla domanda sulla cosa più bizzarra che hai mai sperimentato con Freddie Mercury, una volta hai risposto: «Viaggiare sull’autobus n.9». Cosa è successo su quell’autobus?”
─ Livia Rohrmoser, a mezzo e-Mail
 
Dio! Facevamo quel tragitto ogni giorno. Credo che all’epoca avessimo degli appartamenti a Barnes, anche se Freddie forse viveva a Earls Court, e di solito ci incontravamo sull’autobus numero 9, in direzione della città per fare invasione agli uffici della Trident (la società che ci gestiva) per chiedergli come mai non facessero niente con il nostro disco. Quel viaggio in autobus era sempre frustrante, ma non ricordo che Freddie abbia mai fatto nulla di speciale nel mentre.

 


“Chi, in tua opinione, ha offerto il migliore tributo a Freddie al concerto al Wembley Stadium… e chi il peggiore?”
─ Paul Steven Parr, da Great Bardfield
 
Direi che George Michael è stato il migliore. C’è una specifica nota della sua voce quando ha interpretato Somebody To Love che era puramente Freddie.  David Bowie con il Padre Nostro? Ehm…, ricordo di aver pensato che sarebbe stato carino se mi avesse avvisato di quella cosa.
 


“Qual è la cosa più imbarazzante che ti sia successa sul palco?”
─ Lars Daneskov, dalla Danimarca
 
Avevamo quell’immensa corona che si ergeva al di sopra dell’impianto luci. Iniziavamo lo spettacolo facendo We Will Rock You, con questa corona al centro del palco. C’era Freddie su un lato e io ─ il maestoso chitarrista ─ dall’altra parte. C’era una esplosione e tantissimo fumo, mentre la corona si sarebbe dovuta sollevare. Una sera in Olanda qualcosa andò storto con l’impianto di sollevamento e un lato si alzò maestosamente, mentre l’altro venne maestosamente giù. Penso che ci aiutò a rompere il ghiaccio.
 


“La gente ti chiama il bravo ragazzo del rock. Se così è, perché sei stato così stronzo quando ti ho incontrato nel backstage all’ Ulster Hall di Belfast?”
─ David McComb, da Queen's Park
 
Sono sempre stato un bravissimo ragazzo. Sono davvero un tipo accomodante [parla enfatizzando, ndr]. Freddie non è mai stato così. Un bambino poteva starsene fuori ad aspettare per cinque ore e Freddie avrebbe pensato “Oh, fanculo tesoro, devo riposare”. Io sono il bravo ragazzo che si mette lì seduto ad autografare tutto quello che gli viene messo davanti. Ci sono state un paio di occasioni nel mio ultimo tour in cui avevo la febbre e dovevo andarmene a casa oppure sarei morto, ma c’era sempre qualcuno che voleva un’altra foto. Provo a fare del mio meglio, ma ci sono volte in cui si deve dire “basta, è abbastanza”. Forse, nel tuo caso, è successo proprio questo.
 


“Si è molto speculato sul messaggio nascosto ascoltando Another One Bites The Dust ─ che presumibilmente reciti «It's fun to smoke marijuana» [“Fumare marijuana è divertente”, ndt]. È vero?”
─ Dave Parr, redattore, newsletter Queen
 
No. La gente sembra trovarci queste cose, non è vero? Non c’era un’altra canzone che presumibilmente diceva “Satan is your friend” [Satana è tuo amico, ndt]?
 


“Pensi di avercela fatta ora come «Brian May», oppure credi che la gente ti veda ancora come Brian May l’ex chitarrista dei Queen?”
─ Elaine Burnay, da Willingdon
 
Penso un po’ tutte e due le cose. Per un periodo non ho voluto rispondere più a nessuna domanda riguardo i Queen. A dire il vero, però, mi piace che qualcuno venga e mi dica “Adoro il tuo nuovo disco, è differente ed è una novità”, piuttosto che “Come riesci a fare quell’effetto con la chitarra in A Night At The Opera?” Mi piace essere visto come una persona viva e non come un fossile.
 


“Hai mai legato la madre di qualcuno? E se sì, cosa hai fatto con lei?”
─ Ralph Hobbs, da North Allerton
 
Ha ha! Ero sulla cima di una montagna a Tenerife e suonavo qualche riff mentre aspettavo il sorgere del sole, quando mi vennero in mente le parole della canzone. Pensavo che fosse un pessimo titolo, ma Freddie disse che per lui aveva un senso. Quindi lui conosce la risposta… E chi ero io per obiettare?!
─ @claudiobadger
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