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Brian May - intervista per Radio Classic FM [28 maggio 2017]

28/5/2017

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Brian May intervistato da radio Classic FM a Londra sul libro Queen In 3-D

di Charlotte Green - radio Classic FM, 28 maggio 2017
Trascrizione di Jen Tunney per www.BrianMay.com
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana

Bene, è giunto il momento di incontrare il mio ospite su Classic FM, e questa settimana è il talentuoso Brian May. Ho apprezzato moltissimo l’incontro e la discussione con il chitarrista dei Queen in vista del lancio della biografia fotografica intitolata Queen In 3-D. È un libro davvero incredibile e ben realizzato. Usa una tecnica fotografica chiamata stereoscopia per mostrare le immagini della band come non le ’abbiamo mai viste prima. Anche se non avevo neppure sentito parlare della stereoscopia in precedenza, è una cosa ingegnosa sebbene un po' difficile da descrivere. Ma lascerò che sia Brian a provvedere ed a parlarvi anche del suo amore per la musica classica. Ad ogni modo abbiamo iniziato a discutere parlando di come sia nato questo nuovo libro.
Veramente è nato quasi per caso. Non era mia intenzione documentare ciò che facevamo. Semplicemente avevo sempre con me una macchina fotografica 3D perché mi piaceva l'idea. Sono ancora affascinato dalla fotografia 3D e lo sono stato per gran parte della mia vita, fin da quando avevo circa 12 anni, credo, dal momento in cui ho aperto una confezione di cereali Weetabix e vi ho trovato dentro una carta stereo. Ho capito come venivano realizzate quelle schede e mi sono piaciute.  Mi piace la fotografia normale, dimensionata in altezza e larghezza, ma un'immagine provvista di profondità 3D è molto suggestiva, incredibilmente vivida. Grazie al visore in dotazione insieme al libro, chi le osserva è come se guardasse una scena reale attraverso una finestra; ti fa sentire presente sul posto. Sì, mi è sempre piaciuto. Portavo sempre con me la fotocamera, diversi tipi di fotocamere. Le collezionavo.  Amo la naturalezza più di qualsiasi altra cosa. Dicevo: "Dai, facciamolo, scattiamo qualche foto!". A volte arrivavamo nei luoghi dei concerti e lasciavo la fotocamera stereo a qualcuno dei fotografi locali. Gli dicevo: "Tu scatta e sta a vedere cosa succede..." e mi toccava raccomandarmi affinchè non le facesse ruotate in verticale, perchè con le foto stereo non funziona. A volte facevano scatti davvero formidabili con noi sul palco ed era materiale con Freddie naturalmente. Sai, è fantastico vedere Freddie vivo e in salute. Nelle foto lo si vede chiaramente dai suoi muscoli, dal sudore. In 3D è talmente diverso. Ti senti davvero come se... 



È straordinario. Voglio dire, hai ragione. C'è qualcosa di molto suggestivo in tutto questo. È per la profondità che si ottiene?

Sì, beh, ad ogni modo è la maniera in cui vediamo il mondo normalmente.
A meno che non abbiamo la sfortuna di avere problemi alla vista, tutti noi abbiamo due occhi per una buona ragione. Se provi a coprire un occhio ti rendi conto di quanto si perda. La quantità di informazioni che si ottengono dall’esperienza stereoscopica è notevolmente superiore a quelle ottenibili in qualsiasi altra maniera. Quindi perché fare delle foto piatte quando puoi avere immagini che riproducono il modo esatto in cui vediamo realmente il mondo?  Per cui non farlo trovo che sia una stupidaggine. Si può migliorare e per farlo ci sono svariati sistemi.... Scusa...




Stavo appunto dicendo che trovo siano molto belle da guardare, e comunque mi piacciono i libri stampati. C'è qualcosa di impagabile nel possedere un libro fisico. Non trovo che gli e-book siano la stessa cosa.

Per me vale la stessa cosa. Amo la carta e amo la qualità percepita al tatto. E questa è anche una cosa molto vittoriana. Ora vediamo il 3D nei film e penso che James Cameron abbia fatto un magnifico lavoro dando rispettabilità ai film 3D, poichè li fa alla grande. Ma il miglior 3D è quello profondo, il vittoriano, che si ottiene con lo stereoscopio. Ci sei solo tu e il tuo visore nel tuo spazio virtuale. La Realtà Virtuale fondamentalmente è stereoscopia. È la stessa cosa, con l'eccezione dell'aggiunta dello stratagemma dei 360 gradi.

Quindi, con la Realtà Virtuale si ottiene un'effetto completo, ed io produco uno di questi sistemi, l'Owl VR Kit, con cui sei nel tuo mondo in modo molto simile a quanto fatto in epoca vittoriana, quando venne inventata la stereoscopia. Tutti avevano i propri visori. Se ne stavano seduti nei propri salotti la sera a scambiarsi le carte stereo. Ci sono i ritratti stereoscopici che mostrano tutto questo.  Quindi per me è molto emozionante.  Ti senti davvero coinvolto ed è quasi come una macchina del tempo.
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È stato difficile selezionare le foto? So che ci sono voluti 3 anni per realizzare Queen In 3-D.

Esatto.



Una cosa che hai preso molto a cuore.

Assolutamente sì. E all'inizio non credevo che avremmo avuto abbastanza immagini. Pensavo che alla fine sarebbe stato un piccolo libro, che avrei scritto qualche parola e che sarebbe stato un buon libro fotografico. Ma poi il mio archivista ─ e sono molto orgoglioso di dire che ho un’archivista ─ che è come un co-autore e segue tutte le mie cose, ha setacciato casa mia trovando letteralmente, beh, centinaia di fotografie stereo che avevo messo via nei posti più improbabili. Alcune non le avevo mai viste perchè non erano state mai assemblate correttamente, incluse alcune di Freddie nel backstage e in cui ci siamo noi che scherziamo tutto il tempo. Ci siamo noi sul palco, il che come potrai immaginare è bello. Ci sono sia le maestose luci dei riflettori che momenti lontani dal palco, in auto, in aereo o ancora in treno e navi, nei camerini delle emittenti radio. È tutto qui dentro. Alla fine il problema è stato decidere cosa escludere. È stato difficilissimo e penso che le immagini non comprese nel libro verranno messe da qualche parte su un sito internet, perché ci sono degli scatti che non sono riuscito a includere nel libro. Ma davvero c'è una vagonata di materiale là dentro. Siamo riusciti ad essere molto selettivi.



Le immagini lontane dal palco penso che funzionino così bene perché tutti sembrate molto rilassati, in particolare Freddie che si divertiva per davvero.

Si si.



Piace anche a me.

Penso che in effetti Freddie fosse una persona timida e molto spesso se c'era un cameraman nei paraggi lui tendeva a irrigidirsi come a mettersi in una delle sue pose. Però era abituato alla mia passione per le foto 3D  ed al fatto che avessi con me la fotocamera. Ci sono un paio di foto ─ una in particolare ─ in cui sta scattando una foto a me nello stesso momento in cui io ne facevo una a lui e si vede che è divertito. Oggi sono cose molto preziose da rivedere. Non ho mai pensato che sarebbero diventate un libro. Era solo puro divertimento in quei momenti, una cosa sbrigativa.

Freddie aveva con sé la sua fotocamera Polaroid, che all’epoca era una bella attrezzatura, qualcosa che non si era mai visto prima. Si potevano scattare le foto e poi "Bzzz", comparivano sotto i tuoi occhi. Fino a quel momento bisognava inviare i negativi ed aspettare lo sviluppo, per poi magari rischiare che andassero tutte perse nella spedizione. Era un procedimento tortuoso. Invece poi diventarono istantanee e fu una gran cosa. Oggi siamo tutti abituati a questo e chiunque ha un telefono o una fotocamera. Consideriamo anche il fatto che le foto stereo non erano neppure tanto immediate da realizzare. Le spedivo lontano e nel frattempo mangiavo tutte le mie unghie fino a quando non facevano ritorno. Ma rivederle oggi è davvero una cosa preziosa, come una finestra sul passato.
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Adesso ascoltiamo l'Adagio tratto dalla "Queen Symphony" di Tolga Kashif. Prima di andare in pausa, mi chiedevo quali siano i tuoi pensieri su questa opera classica fatta con la tua musica.

È Interessante. Abbiamo conosciuto Tolga e lui è un ragazzo fantastico ed è stato ovvio sin dall'inizio che il suo cuore era nel posto giusto e anche che stava venendo da un punto di vista creativo e non da una visione meramente commerciale. Nel corso di questi anni ci sono state parecchie tipologie di trasposizioni classiche della musica dei Queen, ma generalmente ci si sente a disagio nell’ascoltare un’orchestra che suona su basi ritmiche. Tolga invece è arrivato con l'idea di creare qualcosa utilizzando questi pezzi che erano tutti nella sua mente, qualcosa di molto istintivo, e il risultato credo sia davvero fantastico. Non ha tentato di essere completo. È come se avesse generato nuova musica partendo da ciò che abbia creato noi. Quindi è fantastico. Lo adoro.



​
​


​


​A parte la musica, Brian ha un dottorato di ricerca in astrofisica e gli ho chiesto grazie a chi ha scoperto questa passione.

Patrick Moore. Alle 22.00 andava in onda il suo programma The Sky At Night. A proposito di musica classica, il programma era introdotto da un pezzo di Sibelius che Patrick stesso aveva scelto, intitolato At The Castle Gate, un brano davvero suggestivo. Quando l'ho sentito, quando sento quella musica, riesco davvero a vedere l'universo e credo che sia stato una grande parte del successo del programma, anche se non era il brano scelto originariamente. Patrick era assolutamente il mio ​​mito e volevo essere come lui. Volevo essere là fuori nelle stelle con lui e molto più tardi nella mia vita sono stato incredibilmente fortunato ad averlo conosciuto. Stranamente non è successo grazie all’astronomia, bensì a causa del fatto che avevamo un amico in comune che stava producendo programmi radiofonici; così siamo diventati grandi amici. È diventato uno zio per me ed è anche grazie a lui se sono tornato a studiare per il Dottorato di Ricerca. Di fatto ho ottenuto il dottorato 30 anni dopo averlo iniziato e ora sono il Dottor May. Ero convinto di non potercela fare, che fosse passato troppo tempo. Ma Patrick ha insistito, mi diceva che potevo riuscirci. Così ho ripreso in mano tutto il vecchio lavoro, tutte le cose che avevo scritto e le ho riportate sul computer. Sono stato davvero fortunato nella mia vita. Durante un’intervista avevo espresso il desiderio di terminare il mio Dottorato e poco dopo ho ricevuto un messaggio dal capo del dipartimento di astrofisica presso l'Imperial College, dove avevo iniziato gli studi, il professor Rowan-Robinson, che si è proposto come il mio supervisore per completare il PhD. Così per un anno ho annullato ogni impegno e sono tornato all’Imperial College. Mi sono messo in un piccolo ufficio e sono tornato ad essere uno studente. E sai cosa? È difficile essere uno studente. Ho riscoperto che è molto molto difficile mantenere il buon umore e per almeno tre volte ho desiderato disperatamente rinunciare a quel Dottorato. Questo è il motivo per cui quando qualcuno ottiene un dottorato di ricerca pretende di essere chiamato "Dottore", perché si rende conto di aver affrontato una specie di guerra.



Deve essere stato molto difficile perché presumibilmente, rispetto a quando lo avevi iniziato. nel frattempo ci devono essere state molte nuove scoperte.

Infatti! Ho dovuto riscoprire tutti gli ultimi 30 anni di ricerca. In un certo senso sono stato fortunato perché il mio argomento era la polvere zodiacale, la polvere presente nel sistema solare, un tema forse rimasto un po' fermo al palo, perché tutti si sono interessati alla cosmologia che è ovviamente astronomia su larga scala. Il mio campo invece era l'astronomia nel cortile del nostro piccolo sistema solare, anche se poi la scoperta di nuovi sistemi solari ha reso di nuovo interessante il tema. Come si studiano le nuvole di polvere di altri sistemi? Ovviamente studiando quelle che si trovano vicino a noi. Queste particelle di polvere sono i più piccoli corpuscoli del nostro sistema solare. Ci sono molte rocce nel nostro sistema solare, da quelle grandi come Saturno a quelle piccole, fino a queste minuscole particelle che sono fuoriuscite da comete e da collisioni tra asteroidi. Di tutto il creato che ci circonda, la polvere ne rappresenta una gran parte.



Sei sempre tentato dal diventare un turista spaziale? So che si tratta di una possibilità sempre più concreta. Ti appassiona l’idea?

In un certo senso si, anche se ormai temo di essere un po' vecchio per questo. Non sono sicuro di poterlo fare. Non credo che sarebbe molto divertente ritrovarmi per qualche minuto a gravità zero. Se potessi sedermi nell'ISS (la Stazione Spaziale Internazionale) per un paio di settimane, invece sì; se qualcuno mi offrisse questo tipo di opportunità, credo che lo farei. Guardare la Terra da lassù deve essere incredibile.



Si tratta comunque di un argomento di cui ti interessi.

Si. Sono in contatto con alcuni degli astronauti che sono lassù. Ho conosciuto un sacco di gente che è stata sull'ISS. Ci sono dei momenti duri da affrontare, ma credo che sia un po’ come andare in tour. Non vedi la tua famiglia per un po'.



Adesso mandiamo in onda un altro brano di musica classica, Planets di Gustav Holst. Ti piace?

Ah, amo Holst, e adoro Planets. Credo che abbia ricevuto una ispirazione divina. Era un insegnante e improvvisamente ha scritto questa musica incredibile. L'ho sempre amata fin da ragazzo e quando avevo 10 anni ho scritto un piccolo monologo, che ho letto ad un microfono con l'accompagnamento di 'Saturn' ... e nessuno l'ha mai sentito. Forse un giorno lo renderò pubblico. Ma è stato pensato per essere una colonna sonora dello spettacolo Planetarium e forse un giorno lo farò, ma l'ho sempre adorato. Per me è assolutamente suggestivo e, come dico sempre, è qualcosa di completamente fuori da questo mondo. Non riesco a immaginare come, non riesco a immaginare come lo abbia realizzato ad essere onesto. Non è costruito intellettualmente per quanto posso vedere. È una di quelle cose che nascono dall’istinto. Ci sono cose così insolite nei pezzi di Holst, sai. Qui c'è molta dissonanza, che non era molto diffusa all’epoca. Ma non è una dissonanza fine a se stessa, come forse è diventata più tardi. Ad ogni modo questa è la mia teoria. Non sono in grado di spiegarmi meglio, davvero. Saturn è il brano più bello, ma tutta la suite è brillante. Interessante che Holst non abbia fatto qualcosa per Plutone e, naturalmente, oggi Plutone non è più considerato come un pianeta [è stato declassato a pianeta nano, ndt] quindi non c'è bisogno di mettere Plutone in una suite dedicata ai pianeti. Sono rimasto un po' sconvolto quando qualcuno ha tentato di aggiungere una composizione proprio su Plutone. Sono andato alla Royal Albert Hall ad ascoltarla e ho pensato che fosse completamente inappropriata. Spiacente ragazzi, ma semplicemente penso che non abbia funzionato.
Foto

■ Leggi anche ...

​

   • QUEEN IN 3-D, il mito acquisisce una nuova dimensione


   • Brian May - articolo sul Mail Online per il libro Queen In 3-D [24 maggio 2017]

   • Intervista si Steve Jones a Brian May su KLOS radio [24 agosto 2017]

   •
 "Queen in 3-D" anche in italianoil 29 settembre

   • Peter Neill e le foto stereoscopiche dei Queen in tour nel 2015
─ @claudiobadger
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