Fonte: Brian May Official YouTube Channel
Trascrizione dall'inglese e traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
Si, tutti pensavano che suonassimo in modo eccezionale i sintetizzatori, ma eravamo semplicemente noi con le vostre voci e le mie chitarre.
Ci avrete messo tantissimo a registrarlo! Ed è stato il vostro primo album mai pubblicato…
Sì. Suonavo con band ai tempi della scuola, con un gruppo chiamato 1984, dal titolo del romanzo fantascientifico futuristico. Poi c’è stata una band chiamata Smile, nella quale entrò anche Roger Taylor. Rispose a un mio annuncio al college in cui cercavo un batterista capace di suonare alla Ginger Baker, Mitch Mitchell e Keith Moon. E lui disse “Sì, posso farlo io.”
E non era niente male! Un tipo carino!
Sì, sembrava che fosse molto attraente per le donne [risate]
Ed io sono qui con Steve Jones! Sono mezzo addormentato per via del jet lag. Dovrei esserne abituato ormai. Ma sono eccitato di essere qui in studio con te. Stavamo giusto parlando di quando noi lavoravamo all’album News Of The World e voi [dei Sex Pistols, ndt] facevate Nevermind The Bollocks nello stesso studio di registrazione: il Wessex Studios a North London. Faceste un album che cambiò il mondo e penso che anche noi facemmo lo stesso. Ed ora siamo qui seduti insieme con l’opportunità di parlare. Sono davvero molto felice di avere questa possibilità. Non avevo neppure idea che ti avrei incontrato qui. Vado solo nei posti che mi vengono indicati. So che ci sono due giorni di promozione e che era previsto il programma Jonesy. Non sapevo che eri tu! È una bella sorpresa. Possiamo parlare per tutto il tempo dei Sex Pistols; non mi importa niente di parlare del mio libro… [sorride].
C’è una cosa di cui vorrei parlare: la canzone Sheer Heart Attack, che sembra molto influenzata dal genere punk.
È una canzone di Roger. Lui era l’unico della band ad essere sempre aggiornato su quello che succedeva in giro, sia sulle mode che sulle tendenze. Per la verità ha elaborato quel brano per un bel po’. Disse che doveva essere inserita nell’album perché ormai tutto si esprimeva nelle modalità del punk, per cui voleva che quella fosse la sua canzone punk.
E tu avrai pensato “che razza di roba è questa…?”.
Sì, beh, io e Roger siamo famosi per non essere mai d’accordo su niente… Non ero per niente in quell’ordine di idee. Pensavo che non ce ne fosse bisogno, perché a modo nostro eravamo punk fin dal principio; o almeno la mia testa pensava questo. Ma Roger era sempre attento alle nuove tendenze. Lui conosceva David Bowie da molto prima rispetto a noi o a chiunque altro. Lui andava ai suoi concerti. Poi veniva da noi e diceva “Ah, è straordinario! Aveva tutto il pubblico dalla sua parte. Lo hanno tirato e trasportato sulle loro spalle…”. Dopotutto era colui che aveva realizzato l’album The Man Who Sold The World.
Ad essere onesto, non era uno dei miei preferiti.
Io invece mi sono convinto quando l’ho visto con i miei occhi. E poi, del resto, aveva anche un chitarrista bravissimo come Mick Ronson. Si aggiravano ai Trident studios per lavoro, dove noi registravamo per la maggior parte del nostro tempo. Per cui mi ci sono imbattuto varie volte, ed sono rimasto con Mick Ronson a tarda notte davanti a una tazza di caffe. Era un ragazzo fantastico e un musicista favoloso.
…Ed anche un eccellente arrangiatore.
Moltissimo! Ha realizzato gli arrangiamenti degli archi per Star Man…
…Lou, Transformers…
Sì. Era un ragazzo adorabile. Ha suonato con noi insieme a David al concerto in tributo a Freddie. Suonammo Heroes. È passato tanto tempo. Non riesco a credere che non ci siano più.
Invecchiando mi sono reso conto di quante persone ci lasciano.
Sì, è vero. Ricordo di aver guardato una intervista negli anni ’80: c’era un tipo di oltre 80 anni e gli chiesero come fosse essere un ottantenne; lui rispose che era una bella sensazione, ma la maggior parte degli amici di un tempo erano morti. Io ho appena superato il mio settantesimo miglio e non riesco a crederci. Penso di non sentirmi addosso 70 anni. Mi sento come un ragazzino o al massimo trentacinquenne. È strano. La gente ti guarda in modo diverso. Dentro ti senti giovane e nervoso. Tu non sei vecchio come me. Sei ancora un ragazzino.
Ho 62 anni. Il tuo compleanno è stato a luglio, vero?
Sì, in genere è l’età attesa per la vita degli esseri umani. Da questo momento in poi per me è tutto un bonus. Mio padre morì a 66 anni. Mi chiedo a questo punto cosa valga la pena fare. Questo momento che stiamo avendo ora vale la pena. Ma per cos’altro nel mondo dovremmo spendere del nostro tempo che ci resta, Steve?
Il mio grande sogno è trascorrere del tempo immerso nella natura, e ad aiutare gli altri.
Bene, sì. È importante trovare il proprio posto nell’universo. Anche per questo le eclissi mi prendono e attirano così tanto. In quei 2 minuti e 40 in cui il sole è totalmente eclissato, osservando da questa roccia su cui viviamo, che chiamiamo pianeta Terra, nel sistema solare, restiamo noi con questa famiglia di pianeti. Ed è l’unico momento in cui puoi contemplare tutto questo. Ed in quell’attimo capisci dove ti trovi davvero nel sistema solare, in questa piccola famiglia che è solo un angolino nella nostra galassia chiamata Via Lattea, che a sua volta è solo un piccolissimo angolo dell’intero universo. Penso che sia bene capire quanto siamo piccoli e chiederci perché siamo così importanti.
È molto interessante. Pensiamo di controllare tutto, ma non controlliamo proprio niente.
Esatto, e pensiamo di avere il dominio su qualsiasi altra creatura di questo pianeta. Per me ogni creatura di questo pianeta ha il diritto di vivere una buona vita. Non dovremmo abusarne. Questo è un altro dei miei interessi. Non siamo qui per sfruttare ed abusare di tutte le altre creature. Siamo qui per fare cose buone.
Vegani…
No, vorrei essere vegano, ma sono vegetariano e non sono mai riuscito a diventare vegano. Moltissimi dei miei amici lo sono, ed io mangio per la maggior parte cibo vegano. Ma non posso ritenermi un vegano.
…mangiare formaggio di capra?
Mi piace il formaggio, ma non mi piace il procedimento con cui viene ottenuto. Il formaggio non è assolutamente contemplato nell’alimentazione vegana.
Viene usata molto la soia…
Beh, no. Non sono un grande apprezzatore della soia.
Mungono il latte dalla soia...
Beh, mungere significa mungere da un seno… [risate] Scusateci, stiamo parlando nel gergo inglese.
Va bene, credo che tutti ci abbiano capito… [risate] Sto evitando la carne da un certo periodo, però m’è venuta voglia di formaggio di capra.
Anche io ho un debole per il formaggio. È difficile abbandonarlo del tutto. Però sono spesso affianco agli allevatori inglesi, perché sono stato coinvolto nella lotta per evitare la persecuzione legalizzata dei tassi. Non c’è ragione né risultato o fine che la giustifichi in quanto dipende dai bovini. Il governo sostiene la leggenda che i tassi causino la TBC nei bovini, ma le ricerche scientifiche affermano il contrario. Loro possono essere infettati dalle vacche, ma non possono essere loro a trasportare l’infezione. È per questo che lo sterminio è legalizzato. Ma i tassi non sono i vettori della contaminazione nei bovini. La nostra linea è stata quella di metterci dalla parte degli allevatori e informarli su quella che è la verità. Ma spesso loro hanno paura di parlarne, anche se capiscono il punto della questione. Tornando al latte, noi non siamo progettati per berlo. Ci sono un mucchio di cibi che non fanno bene alla nostra salute.
Nelle pubblicità dicono che il latte fa bene ai bambini…
Oh sì, ma non è basato su studi scientifici. Certo, il latte è considerato importante per accrescere l’apparato osseo. Ma è una propaganda. Magari non è proprio così. Bere del latte di mandorle alla fine fa molto più bene alla salute ed è meglio anche per l’ambiente e per le crudeltà che devono subire gli animali per la mungitura. Per cui, sì, dovremmo essere tutti vegani.
Da dove pensi che sia iniziato tutto, dall’era della pietra?
Penso che dai tempi antichi ci fosse una specie di patto fra uomini ed animali: li alleviamo, li curiamo, li custodiamo e alla fine li mangiamo. Però è una sorta di tradizione indiana, che può essere accettata solo in piccola scala. Ma, quando diventa una produzione di massa, e si trasforma in un allevamento intensivo, seguito da un metodo di macellazione orribile, beh… allora siamo proprio fuori strada. Ogni anno miliardi di animali vengono maltrattati.
C’è da starci male, letteralmente…
Sì, perché poi si tratta di carne da animali alimentati in modo sbagliato, con uno stile di vita stressante e tutto questo non può farci bene alla salute. Penso che questa sia una delle cause dell’origine di tante nostre malattie. Come dicevo stamane ad un’altra persona, il mondo gira attorno ai soldi. La cosa per me è sbagliatissima, ma stranamente sarà proprio il denaro a portarci sulla retta via, in quanto presto costerà sempre di più produrre una bistecca che abbia il sapore di una bistecca, allevare dei bovini e farli arrivare al momento di diventare cibo. Presto quindi si arriverà alla fine dei giochi. Presto tutti capiranno quanto è inefficiente e controproducente tutto questo procedimento. Il latte sarà prodotto solo come elemento per alcune pietanze e in un modo molto più efficiente e migliore per la nostra salute, perché non ingeriremo più ormoni e antibiotici, etc. etc.
Anche se al mondo ci sono 8 miliardi di persone?
Sì, sarà più economico ed efficiente da sostenere. Quindi con una dieta non a base animale ce ne sarà per tutti. Già in tantissimi si sono mossi per trovare le alternative giuste. Personalmente, dopo aver provato un hamburger vegetale non mangerei quello di carne neppure ne mi pagassero per farlo.
Cosa ne pensi del pesce?
Mangio una piccola quantità di pesce ogni tanto. Ma non mi soddisfa tanto. Quando si vedono le barbarie che subiscono per gli allevamenti o la cattura nelle reti e nelle gabbie, il modo in cui vengono uccisi… Tutto questo non mi fa stare bene, per cui cerco di non mangiarlo. Prima dicevi che è da un po’ che non mangi carne. Bene, io da anni non mangio più mammiferi e non mi piace mangiare più il pesce. Quando lo faccio, mi dico che non succederà più per molto tempo.
Quindi alla base del ragionamento ci sono motivi etici…
Sì, il punto è quello. Ma sono anche certo che starò meglio senza mangiare carne.
Io sono stato vegano per circa 4 anni, ma ad essere onesto stavo impazzendo. Pensi che tutti possano essere d’accordo con il punto di vista degli altri?
Non saprei. Ovviamente alla fine dipende da quello che mangiamo. Ma a dire il vero vorrei parlare dei tuoi riff… [risate] Per questo, God Save The Queen… come è venuto fuori il tuo riff?
Johnny non scrisse nessuna delle musiche. Eravamo stati solo io e Glen Matlock [il bassista dei Sex Pistols, ndt] a scrivere le musiche. Johnny scrisse tutti i testi.
Ah bene, molto bene… Bella combinazione. Ma da dove è arrivato quel riff?
Sai che non lo so?! [risate] Non conosco l’origine di nessuno di essi.
Ma certo! Vengono da qualche posto in cielo! E tu li hai colti.
Sai, mi scoccia molto raccontare questa storia, ma a te voglio spiegarla. Suonavo la chitarra da soli tre mesi prima di iniziare a fare i nostri concerti. All’inizio ero quasi un cantante, prima che lo diventasse John. Malcom McLaren disse “Non c’è bisogno che tu canti”. Avevamo fatto solo un concerto al Salters Cafe a King’s Road… Sei mai stato in quel posto?
Sì, ci sono stato.
…E fu terribile. Non mi reggevo in piedi. Non avevo la stoffa del frontman.
Ah!
L’ho capito subito e ci sbarazzammo del precedente chitarrista ed io iniziai a suonare al suo posto. Facemmo le audizioni per il nuovo cantante e così arrivò John Lydon.
Sì, il giovane adorabile John Lydon.
Sì. Così iniziammo a provare per circa tre mesi ed il primo concerto fu al Martin’s College. Il momento in cui iniziammo a fare concerti arrivò a circa 6 o 9 mesi da quando ci eravamo messi insieme, senza registrare mai nulla. Il nostro produttore era Chris Thomas.
Ma all’inizio non stavate con Chris Thomas. C’era stato qualcun altro…
Sì, c’era il tecnico del suono. Lui provò a registrarci, ma lasciò perdere, anche perché non ci stava con la testa. Fumava troppa erba. Diceva solo “Fatela di nuovo…!”, …Anarchy… Ma ci ritrovavamo solo a ripetere per cento volte la stessa cosa. Per cui capimmo che non avevamo bisogno di lui e ci affidammo a Chris…
…che era fortissimo! Immagino che fosse la persona di cui avevate bisogno.
Il migliore. Io non avevo tanta esperienza, ma era molto determinato nelle cose che voleva fare. Spese tantissimo tempo sulle sovraincisioni delle chitarre.
Lui ebbe anche l’intuizione sul fatto che la vostra fosse una musica che doveva passare al pubblico ed essere ascoltata, facendo pressione sulla EMI.
C’è una storia che ho sentito, riguardo voi altri che dovevate andare al Today Show…
È qualcosa che ho sentito anche io, ma non so quanto fosse vera. Invece ci andaste voi e faceste un gran trambusto, perché Johnny Rotten fu orrendamente ed egregiamente sgarbato con l’intervistatore. Come si chiamava?
C’era Bill Grundy. [ ► ]
[Johnny] era davvero uno stronzo.
Beh, però quello se la chiamò… Sì, [Johnny] non era un bravo ragazzo.
Ma… Hai costruito la tua chitarra, vero?
Sì, l’ho fatta io insieme a mio padre.
Ed è la stessa chitarra che usi adesso oppure ne hai costruite un paio?
È la stessa.
E non hai mai voluto venderla?
No, è unica. Non potrei vendere una parte di me.
No, intendevo dire se le costruite anche per venderle…
Oh, sì. Le facciamo. Sono le Brian May Guitars. Molto tempo fa stringemmo un accordo con una società americana, della quale mi dispiace non ricordare il nome… la Guild ! Guild Guitars. Sì, ne hanno prodotte alcune sulla East Coast per un certo periodo. Erano delle copie della mia chitarra, ma non durò moltissimo, perché iniziarono ad apportare delle modifiche di cui non ero a conoscenza. Però sono bravi. È un buon costruttore. Ma poi le ho prodotte in Inghilterra con la Burns Guitars.
Sì, le Burns! Facevano chitarre già negli anni ’60.
Esatto. Poi ho scoperto che le producevano in Cina e pensai “Beh, allora anche io le posso far costruire in Cina… Perché non farle da solo…?!”. Così ho aperto una società con Barry, che lavorava alla sede centrale di Londra, fondando la Brian May Guitars. E ne produciamo qualche centinaio qua e là. Si chiamano Brian May Guitars e ne sono molto orgoglioso perché non costano moltissimo. Sono qualcosa alla portata dei più giovani che così possono prenderne una e fare baccano. La stessa cosa che non potei fare io quando ero un ragazzino. Sono buone chitarre. Hanno un buon trim e una buona tastiera. Hanno il mio sistema di switch, quello che ho inventato con mio padre. Sì, le vendiamo!
La tua come è fatta?
La mia ha un manico in mogano, preso dal legno di un caminetto centenario. Ora avrà 200 anni. Il corpo chitarra è fatto con tavole di legno… È tutta fatta di vari pezzi che si trovavano nei pressi di casa quando io e mio padre decidemmo di costruirla. Pertanto è completamente fatta in casa.
Fantastico!
E ancora funziona! [ride]
Hai anche altre chitarre…
Ne ho svariate adesso, anche alcune copie della mia. Però suono la mia per il 90% del concerto e mi piace suonarla sempre quando posso.
La stessa? Wow!
Sì, la stessa.
Forte!
Sì, è bello. È come una parte di me; una estensione del mio braccio. Ricordo che la prima volta che venni negli Stati Uniti, il mio amico Jon Tiven, che era un autore dei Rolling Stones in quel periodo e ora è un produttore che ha vinto Emmy award… Lui disse “Non portate quella chitarra negli States, altrimenti te la ruberanno!”. Gli risposi che non sarei mai potuto venirci senza di lei. È stata con me tutti questi anni in tutti i posti del mondo in cui ho suonato. È la stessa chitarra.
Ho visto su Instagram che alcune persone si fanno fotografare con lei.
Sì… La chitarra è più famosa di me per alcune persone… [risate]. Sono tutti geek della chitarra…
Questa sera hai un firmacopie per il tuo libro…
Esattamente! Ho un evento a quello che ho chiamato Duck Soup, ma di fatto si chiama Book Soup. Almeno così sembra… [ride]. Ci sono già stato in precedenza. È una libreria magnifica. Perciò sarò lì seduto ad autografare i miei libri ed incontrare la gente, stringergli la mano.
“Queen in 3-D”…
Queen in 3-D… È il libro che hai davanti. Vorrei che ora fossimo in TV perché posso mostrarti di cosa si tratta. È un libro di fotografie 3D che comprende anche un visore stereoscopico. Non sono stato io a inventare il 3D, ma ho ideato questo visore. È uno stereoscopio del 19° secolo. Tu hai già visto come funziona. Ci abbiamo giochicchiato un po’ prima. Ora farò una foto tua, Steve, in 3D. Ti sei mai visto in tre dimensioni? Quanto tempo mi dai per farla?
2 secondi…
2 secondi… Ed ora lui vedrà per la prima volta una sua fotografia in 3D. Almeno lo spero… se non è andata perduta sul mio telefono… Doveva spegnersi per un minuto. Sai cosa ti dico? Ne faccio un’altra adesso.
Buona idea, perché io sono qui ora in diretta…
Siamo in diretta radio ed io sto per fare una fotografia in 3D a Steve Jones. Lui sembra molto rilassato. Ecco… caspita, c’è voluto tanto tempo per scattarla da qui. OK, ecco, qui ci sono due tue foto che devo solo affiancare fra di loro. Metto il mio telefono in questo Owl VR Kit, ed eccolo, oh… Guarda tu stesso…
È assolutamente magnifica!
Che bel complimento s’è fatto…! [ride]
Beh, la salviamo nell’album…
Per cui, questa è una cosa che hai inventato tu?
Io ho ideato lo stereoscopio. Un mio amico ha realizzato questa app 3D Camera per lo smartphone, che è possibile utilizzare in abbinamento. Questo è tutto ciò che occorre. Si chiama Owl VR Kit. Ne abbiamo messi a disposizione per questa sera al firmacopie delle ore 18 al “Duck Soup”… [ride] Nooooo… si chiama Book Soup!
…a Sunset Boulevard…
Sì…
Ora ci teniamo occupati con Keep Yourself Alive, dal primo album… Vai!
Molto interessante! Questi due brani sono stati mandati in onda qui nello stesso posto quasi nello stesso momento. Roger era sempre al passo con i tempi e le tendenze. Lui stesso suona la chitarra in quella canzone [Sheer Heart Attack, ndt], non la chitarra solista, ma quella ritmica. Roger era molto punk e lo è ancora oggi. Lo è sempre stato. Trovo molto simpatico il fatto che io e te fossimo nello stesso posto a registrare questo materiale.
Sì, è bizzarro.
Ed eccoci qua…
Eccoci qua… [silenzio, poi ridono insieme]
Te l’ho detto a microfoni spenti e lo ripeto adesso: penso che Nevermind The Bollocks sia davvero un grande album. È pura musica, a parte i riferimenti sociali che ognuno può condividere o meno. Poi c’è la mano di Malcom McLaren. È un bell’album, un grande album rock. Le canzoni sono bellissime, la produzione è ottima, tutto è grandioso, forte! Dovresti suonare, Steve… Vogliamo che tu suoni.
Non interessa a nessuno… Mi piace sentir suonare la radio che si spacca.
… Dai, andiamo! Dovresti prendere di nuovo in mano la chitarra.
Oh, ma io lo faccio! Suono meglio di un tempo. Ora capisco cosa significhi suonare la chitarra. Cioè… non sono un mago come te, non so suonare velocemente o fare il virtuoso…
No, io suono solo quello che sento. Mi piace che la chitarra sia la mia voce.
La melodia principale…
Sì, ma non solo, voglio anche le parti più pesanti. Sappiamo cosa vogliamo dire… Noi “sentiamo” la chitarra…
È una estensione delle nostre mani…
Probabilmente! [ridono]
Ed è tutto compreso?
Con ogni confezione c’è il suo stereoscopio incluso. Con esso si entra come in una macchina del tempo. È come se ti mettessi alla finestra e vedessi Freddie dall’altra parte, come se fosse ancora vivo. È come se ci potessi parlare. Cosa ne pensi? È messo a fuoco per la tua vista? Non dimenticare che puoi regolare la messa a fuoco.
Vedo ancora due immagini separate…
È una condizione mentale… Rilassati e metti a fuoco spostando questo in alto e in basso. Alla fine ti sembrerà di guardare in un binocolo. Non pensare che sia tanto vicino e ti apparirà in fantastico 3D. [silenzio]
Hey, eccolo qui! È straordinario…!
Hey, ho sentito un “Wow”… Oggi nel 21° Secolo molta gente si è immersa nel 3D stereoscopico vittoriano. Quando lo fanno per la prima volta, tutti dicono “Wow! Non sapevo che potesse succedere!”.
Chi è quel tizio…?
È Paul Prenter, che era uno degli assistenti personali di Freddie all’epoca… che sarà fortemente presente nel film che stiamo realizzando su Freddie e noi altri. Tutti ne parlano molto, ma noi ora non lo faremo, perché parliamo del libro…
Non si vede come se fosse una foto… Come spiegarlo… Sembra…
…"Vero", dico bene?
Sì, è come se fosse solido. Vorrei andarmene a casa e guardarle tutte una per una. Tranne questa più grande naturalmente.
Beh, sì. Questa è un ingrandimento dell’altra. Ovviamente ci sono foto mono tratte da quelle in 3D e sono ancora bellissime.
Dov’è? In America?
Dovrebbe essere a Copenaghen penso… È Elsinor, al Castello di Amleto. Si spazia lungo tutta la storia dei Queen, dal principio verso il 1970 e poi attraverso i nostri viaggi in Giappone, America, fino al giorno d’oggi con il meraviglioso Adam Lambert! Ci sono anche delle belle foto stereoscopiche con lui.
Voglio guardare ancora un’altra fotografia.
Fai pure. [silenzio]
Queste sono una serie di GoPro messe tutte insieme in modo da filmare in realtà virtuale, con cui abbiamo ripreso il pubblico e noi stessi dal vivo a Barcellona, realizzando questo video in realtà virtuale che abbiamo chiamato VR The Champions.
Bello!
E la regista è qui seduta insieme a noi…
Oh, sì. Molto bello. Ora sei in tour per pubblicizzare il libro?
Il libro è stato pubblicato in Gran Bretagna circa 9 mesi fa, ed ho fatto una piccola promozione. Ma non era mai stato distribuito in modo appropriato qui in questo paese prima di adesso. Per cui stiamo facendo il lancio sul mercato. Ne abbiamo venduti alcuni in esclusiva durante il nostro tour, ma questo è il lancio vero e proprio. Mi auguro che catturi l’immaginazione delle persone.
È davvero forte!
Mi fa piacere che ti piaccia! C’è un sacco di materiale proveniente dal backstage, come vedi: in macchina, in aereo… E ovviamente sul palco, nei momenti in cui lasciavo la mia macchina fotografica a qualcuno del posto. La parte più divertente siamo noi nel camerino, mentre si scherza. Di alcune non avevo idea che esistessero. Questa è una delle mie favorite, con Freddie che scatta una foto a me con la sua Polaroid, che adorava.
È lo stato dell’arte…
È fantastico poter guardare queste foto e immediatamente rivedere quello che è stato. In quei tempi era una grossa novità. Qui c’è ancora lui che mi scatta una foto con la Polaroid mentre io glie ne faccio una in 3D.
Come la chiami questa cosa?
Stereoscopia, 3D.
Sì.
È sempre stata presente fin dall’invenzione della fotografia nel 1840; per cui molto molto tempo fa. Sono 150 o più anni… C’è sempre stata, ma non è mai stata di moda se non per brevi periodi. Anche per quanto riguarda i film. C’era una gran moda per i film 3D negli anni ’50. Poi è scomparso tutto per tornare in auge negli anni ’80. Poi è riapparsa in modo forte con il film Avatar. Ma anche adesso è come se stesse passando di moda. Non vengono più girati film in 3D. Fanno delle conversioni, ma non sono la stessa cosa. James Cameron sa fare bene il 3D. Sto aspettando il prossimo Avatar.
Sì, sono un fisico! E anche un astronomo.
Quindi è per questo che ti piace la nostra eclissi.
Sì, assolutamente. Ho conseguito il mio dottorato 30 anni dopo aver iniziato. Penso che sia il dottorato più lungo della storia… [ride]
Beh, meglio tardi che mai!
Sì.
Pensi che ci siano altre forme di vita in altri posti?
Ah! No, questa è una domandona. Penso che vi siano grosse probabilità che non esistano, ma non ci sarebbero tanti astronomi d’accordo con me. Nella mia mente c’è l’Equazione di Drake. Non so se ne hai mai sentito parlare. Sono una serie di numeri moltiplicati fra di loro che stabiliscono le probabilità di altre forme di vita sugli altri pianeti. Sarebbe la probabilità con cui la vita riesce ad evolversi, moltiplicata la probabilità di trovarsi su un pianeta con la giusta temperatura, moltiplicata per la probabilità che questo si trovi alla giusta distanza dal proprio Sole… Si moltiplica tutto questo insieme e il risultato è la probabilità che chiedevi. Il punto è che nessuno conosce i valori da attribuire ai parametri di questa equazione. La vera domanda è quanta probabilità c’è che la vita si evolva spontaneamente, e nessuno lo sa fino ad oggi. Potrebbe essere una probabilità pari a zero. Anche una piccolissima probabilità moltiplicata per il numero di sistemi stellari presenti nell’universo potrebbe offrire la possibilità che ci sia vita lassù. Sicuramente, perché ci sono centinaia di miliardi di sistemi stellari, per i quali probabilmente esistono pianeti adatti. Ma se la probabilità che la vita si evolva spontaneamente è pari a zero, potremmo essere gli unici. Non intendo solo gli essere umani, ma ogni forma di vita. Il nostro è un meraviglioso pianeta, pieno di differenze e forme di vita. Ma so bene che le attuali ricerche puntano sul fatto che tutti siamo stati originati dallo stesso evento, per cui probabilmente ogni mammifero è nato da un singolo evento… Ora non saprei tutto il resto del creato, ma vedi, è probabile che tutto sia successo una sola volta. Magari anche le piante sono nate da un singolo evento. Ora, quanto è probabile che si verifichi quell’evento? Io non lo so.
Però poi tutto si è evoluto.
Beh, una volta che ha origine poi si evolve, certo. Ma c’è sempre una grande incognita, perché per evolversi ogni forma di vita deve potersi riprodurre.
Deve anche adattarsi all’ambiente.
Nell’arco della propria vita si adatta in qualche misura, ma in modo molto limitato. La selezione naturale fa in modo che per ogni aggregato, le specie più forti sopravvivano. Ma, di nuovo, questo avviene solo se ci si riproduce. Servono diverse generazioni affinché questi cambiamenti abbiano luogo. Ora, le primissime molecole organiche non potevano riprodursi. Non potevano evolversi. E allora come è successo? Come abbiamo fatto a discendere da quei micro-organismi iniziando ad adattarci all’ambiente sviluppando gambe, braccia e occhi? Penso che anche Einstein disse “Oh!”. Pare che si svegliò durante un incubo notturno pensando a come fosse possibile che un organo complesso come l’occhio si sia potuto evolvere grazie alla selezione naturale. Ma molti scienziati ora pensano che sia possibile.
Qual è la tua teoria sull’origine di tutto su questo pianeta, noi compresi? Hai una tua teoria?
[Ride] Penso che sia dipeso da un evento, ma non ho idea di cosa possa essere successo. C’è un bellissimo film chiamato “Allegro, ma non troppo” che raccomando a tutti perché è molto interessante in questo campo. È una parodia basata sul meraviglioso film della Disney chiamato Fantasia, realizzata dagli italiani. In Fantasia tutta la vita si è evoluta da una goccia d’acqua. Si vede tutta la sequenza: ci sono i dinosauri, che poi si estinguono, e poi si evolve… Beh, nella versione italiana tutto inizia da un ragazzo che versa una bottiglia di Coca Cola. Tutto si unisce al suo interno e la vita si evolve dalla Coca Cola. Per cui a me piace quella teoria… Probabilmente noi discendiamo da una vita aliena. Non ne ho la più pallida idea.
Quindi nessuno ne ha idea…
No, non credo. Non escludo la possibilità che esista Dio. Ci saranno certamente scienziati pronti a dimostrare qui che Dio non esiste. Non è il mio modo di vedere. La scienza non può definire ciò che è al di fuori della sua portata.
Non credo, come fanno in tanti, che Dio esista nella forma di una persona o che sembri come un Babbo Natale che vive sulle nuvole. Il mio personale concetto di Dio è qualcosa che comprenda tutto.
Il creato.
Sì. Una energia superiore alla mia.
Uno spirito superiore.
Sì, non lo escludo. La scienza è ottima per definire schemi e relazioni. Ed è ciò che fa, del resto. Prende tutto ciò che esiste e fa questo. Ma la scienza non conosce il perché questo avviene e non ha molto da dire in questo campo; se c’è stato il Big Bang, se proveniamo da una singolarità, allora da dove è nata quella singolarità? Nessuno lo sa. Può essere stato Dio oppure no. Nessuno ne ha idea. Sai cosa mi affascina, visto che siamo in questo campo?
Sì, cosa?
Ora sappiamo cos’è l’universo, che si espande, che è partito da un solo punto e che continua ad espandersi. Ma il punto è che non sappiamo assolutamente quanto sia grande. Non abbiamo modo di misurare la dimensione dell’universo. Ne conosciamo solamente la sua parte osservabile, che è solo una piccola bolla a causa del limite posto dalla velocità della luce. Non abbiamo nessun concetto sull’universo non osservabile. La gente parla del numero di galassie presenti nell’universo. Ma non è vero. Dovrebbero parlare del numero di galassie che possiamo vedere. Si tratta dell’universo visibile. Ma nessuno ha la più pallida idea di cosa ci sia oltre questo. È della stessa dimensione sia fuori che dentro? Nessuno lo sa.
È possibile che ci sia una sorta di muro, un limite, oppure prosegue all’infinito?
Sembra che prosegua all’infinito. Essenzialmente non c’è evidenza che, ipotizzando di viaggiare nell’universo, vi sia qualcosa di visibile oltre il limite da noi visibile da qui. Forse è infinito. Ma anche il termine infinito si presta a varie interpretazioni. Anche se pensassimo a più di un universo, nel nostro forse ci sono una serie infinita di possibilità. Per cui deve essere questo a farti pensare che ci possa essere altra vita lassù.
E qual è il tuo concetto sulla morte, quando noi moriamo? Credi che andiamo in un altro posto? Io non ci credo. Ma non si può sapere!
Non ho nessuna evidenza né dell’una ne dell’altra cosa.
Nessuno lo sa. È l’unica cosa che tutti gli esseri umani hanno in comune.
Non lo sappiamo.
Di nuovo, ci sono tantissime teorie, della serie che si va in un altro posto e che questo non era che l’inizio, bla bla bla…
Penso che tutto quello che possiamo vedere nell’arco della nostra vita sia molto limitato rispetto all’universo. Penso che ci sia molto altro e che risieda molto al di fuori di quel confine che è l’esistenza. Voglio sperarci. Sarebbe bello se esistesse qualche altra forma magnifica al suo interno.
Sono stata una brava persona… [ridono]
Ma vattene! Sei stato cattivissimo!
Scherziamo un po' sull’inferno e il paradiso… Sì, beh, chissà! [ride]
Bene! Penso che vi abbiamo lasciati tutti a bocca aperta!
È stato bellissimo. Abbiamo risolto tutti i problemi del mondo. In effetti tutto l’universo ha dei problemi.
Prima di andarcene a casa… Beh, non tu… Ci vorrebbe un altro po’ di musica. Cosa abbiamo?
[voce fuori campo] ci sono i Mott The Hoople…
Ah, i Mott The Hoople! Adoro questa canzone perché siamo andati in tour con i Mott The Hoople.
Vi ho visti!
Sì, ci hai visto suonare, è vero! Era quel primissimo concerto con i Mott The Hoople. Nel millenovecento…
…’72 / ’73 forse…
Sì, suonammo in tour con loro in tutto il Regno Unito e poi negli Stati Uniti. Loro ci insegnarono ad essere una rock band. Loro erano una cosa seria. A modo loro erano punk.
Assolutamente!
Erano spregiudicati.
Penso che lo fossero di diritto.
Alla fine dei concerti dei Mott la gente faceva invasione sul palco.
I peggiori venivano allontanati…
Sì, erano spregiudicati. E oltre il palco, erano divertenti ed anarchici. Ad ogni modo, ricordo una volta in cui ero nell’arena con i Mott che suonavano questo brano, All The Way From Memphis… a Memphis. Ed è stato un momento memorabile per me. Li adoravo completamente e penso che i Queen debbano molto ai Mott The Hoople per quanto riguarda il saper essere una band.
Riuscirono a fondere Glam e Rock ‘n’ Roll.
Diedero vita al sogno, assolutamente.
Sì.
Jonesy’s Jukebox qui con il mio ospite Brian May.
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