Brian May è stato intervistato ed incluso nell'ultimo DVD dei Taste (2015).
Doctor Bri racconta come ha conosciuto Rory Gallagher, il leader del trio blues, e del modo in cui il tipico Brian May sound, un marchio di fabbrica dei Queen, sia tecnicamente dovuto al passaggio di consegne con il chitarrista irlandese. Erano i primissimi anni '70 e tutta la loro storia era ancora da scrivere. A seguire riporto un articolo di sintesi e la trascrizione del video completo, ovviamente in italiano. Traduzione in italiano di Barbara Mucci (video esteso) e Claudio Tassone (articolo ridotto) per Comunità Queeniana Italiana |
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana
Brian racconta:
«Era un mago. È stato una delle poche persone di quell'epoca che sapeva far fare apparentemente di tutto alla propria chitarra. Ricordo di aver visto quella Stratocaster malconcia, e ho pensato "come si fa a farne venire fuori quel suono...?"».
«Mi sono trovato al Marquee (il locale di Londra) durante un momento di pausa, e poi abbiamo fatto una passeggiata durante la quale ho avuto modo di conoscere Rory. Ne ho approfittato per chiedergli come riuscisse a creare quel sound. Mi ha risposto "Oh è molto semplice: uso questa chitarra e questo amplificatore AC-30 Ampere, e poi uso questo piccolo Treble Booster Rangmaster...".»
«Così sono andato direttamente a prendere un AC-30 e il Treble Booster, e ho ottenuto quello che cercavo... Faceva parlare la chitarra! Ed è stato così che Rory mi ha passato il suo sound, ed è quello che tuttora ho.»
Anche Bob Geldof e The Edge rendono omaggio a Gallagher e ai Taste su 'What's Going On: Taste Live at the Isle of Wight'.
Il film è stato girato del regista Murray Lerner, vincitore del premio Oscar, e il set è quello dell'ultimo concerto dei Taste prima che Gallagher intraprendesse la carriera solista.
Rory Gallagher ha perso la sua battaglia con una grave malattia al fegato nel 1995. È ancora oggi considerato tra più grandi chitarristi del mondo.
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Traduzione in italiano di Barbara Mucci per Comunità Queeniana
─ Cosa ti ha spinto ad andare al Marquee Club, la prima volta, quando hai visto i Taste? Cosa c’era di speciale?
[B] Il Marquee Club. Beh, era un luogo leggendario a quei tempi. Quello dove tutti suonavano quando non erano nessuno, ed io e i miei amici eravamo soliti andare ovunque ogni volta che potevamo, e… scusate, ma certe sere succedevano certe cose… Mr Gee era lì, il manager era lì, e diceva che quella serata non era un granchè. E il giovedì sera, per un lungo periodo di tempo, penso ci fossero i The Nice.
Andavamo a vedere i The Nice ogni settimana, e anche Rory Gallagher era di casa lì. Andavamo a vedere Rory ogni settimana e restavamo a bocca aperta, credo, per il modo in cui il ragazzo suonava, la persona che era, e il modo in cui interagiva con il pubblico, il modo in cui teneva in pugno le persone anche solo battendo il piede o le dita, o qualsiasi altra cosa facesse. Sai, era un mago, per quello che ci riguardava, ma lui si mostrava soprattutto come intrattenitore. È un uomo vero, Rory. Si è sempre considerato un musicista, e non è mai sceso a compromessi nel trasformarsi in una superstar. Ma noi andavamo ogni santa settimana a sentire i Taste ed erano magnifici. Era incredibile.
─ Hai fatto riferimento all’interazione col pubblico: è qualcosa che tu non avevi mai visto prima? Come lo analizzeresti? Cosa c’era di speciale? Cosa ha fatto lui che invece altri non hanno fatto?
[B] Credo che Rory fosse essenziale, e la gente lo percepisce. Non c’è alcun tipo di pretesa. Non c’è alcun atteggiarsi da showman, cosa che nasconde quello che davvero sei, ma lui semplicemente arrivava, suonava e parlava, e tu ti sentivi come se ci fosse una specie di interazione diretta, solo tra te e lui. Questa è come la vedo io. Ed il suo modo di suonare era incredibile. Lui è una delle poche persone che poteva fare con la sua chitarra tutto ciò che voleva. Sembrava una magia…
Ricordo che guardavo la sua malconcia Stratocaster e pensavo: “Come è uscita quella musica da lì? Come ha fatto?” E noi – noi eravamo dei ragazzi… Ce ne andavamo un po’ in giro quando il Marquee arrivava all’orario di chiusura, e facevamo finta di trovarci lì per caso e dicevamo: “Mr. Gallagher, possiamo scambiare due chiacchiere?” O qualsiasi altra cosa – non so cosa dicevamo… Lui era incredibilmente paziente. Rimetteva a posto le sue cose; ecco che tipo di uomo era. Metteva a posto la chitarra, l’amplificatore, e tutto il resto, e fu molto gentile a parlare con noi. Non diceva: “Andatevene via di qua! Che ci fate qui voi ragazzi!?”. Io gli chiedevo: “Come fai ad ottenere quel suono? Cosa fai?”, e lui rispondeva: “Oh, è molto semplice… Ho questa chitarra ed ho questo piccolo amplificatore AC30, che è come nessun altro, ed ho questo piccolo treble booster [un anfatizzatore delle frequenze più alte, ndt], un Rangemaster, ed è da qui che viene fuori il tutto”.
Così sono uscito per comprare l’AC30 e il treble booster, con la mia chitarra fatta in casa, ed ho pensato: “Chissà se funzionerà?”. Fondamentalmente ha funzionato, non appena li ho collegati.
Sono andato in un posto chiamato “Take 5” in Wardour Street, non lontano dal Marquee ed ho trovato un vecchio e malconcio AC30, in vendita a 50 Sterline ─ credo ─, l’ho collegato con un treble booster Rangemaster alla mia chitarra, e ho ottenuto quello che volevo. Faceva letteralmente parlare la chitarra. Quindi è stato Rory ad aver contribuito al mio sound, ed è il genere di sound che ho ancora adesso. È la mia voce, e devo ringraziare Rory per questo.
─ Quindi sono queste le cose che hai ottenuto dall’esperienza di aver parlato con lui? Cosa hai preso da lui che poi è confluita nel tuo modo di suonare?
[B] Ho ricevuto molto di più da Rory in realtà, perché molta della sua tecnica era fatta di “slanci” e “interruzioni”, e questo mi affascinava. Sembrava rendere la chitarra molto più flessibile, quindi il modo in cui faceva i suoi riff, tipo ♪ ding - ding ♪ “Morning Sun” e ♫ “What’s Going On” ♫, io l’ho integrato nel mio modo di suonare. L’ho imparato direttamente da lui, quindi una cosa come “Tie Your Mother Down” deriva proprio da Rory.
Ti dirò cos’altro ho imparato da Rory: a non essere uno stronzo… Sai, ci sono tante persone da cui vai a chiedere “posso parlare con te?”, e loro rispondono “sono troppo occupato”, o altro… Rory è sempre stato un gentiluomo. Aveva sempre tempo per i suoi fans, e tutte le volte che mi sono imbattuto in lui, era sempre lo stesso. Penso che l’ultima volta che l’ho incontrato fu in qualche studio a Sheperds Bush, ed era esattamente sempre lo stesso. Disse: “Oh, ciao Brian, che combini di bello?”. Rory aveva modi così da gentiluomo, e si è comportato con me in quel modo perché ormai ci conoscevamo. Ma, ho poi riflettuto, mi ha trattato nello stesso identico modo di quando ero un ragazzo, e lui era una star al Marquee. Era sempre garbato. Sempre gentile, trovava sempre il tempo di parlare con te. Quindi è questo che ho imparato da Rory. Lui è un gentiluomo e aveva sempre tempo per le persone, e Dio se sapeva suonare la chitarra!
─ Sembra quasi che lui fosse un tipo piuttosto schivo. Credi che dovesse essere un po’ più intraprendente? Non saprei…
[B] No, altrimenti non sarebbe stato Rory Gallagher. No, lo faceva per amore, e sono andato a vederlo in giro per il mondo tutte le volte che ho potuto, e ricordo che una volta l’ho visto a Boston ed erano i tempi nostri con gli Aerosmith – eravamo le due band a quei tempi. Eravamo abbastanza appariscenti, sai… Mettevamo su consapevolmente uno spettacolo. Rory aveva un atteggiamento più puro. Era tipo “vado lì a suonare le mie canzoni, parlo un po’ con il pubblico, mi dai un paio di luci ed i miei amplificatori”, e questo era sufficiente.
Tutte quelle cose non erano nelle sue corde. Non apparteneva allo show-business. È una parte di lui, ed è una parte che dobbiamo amare e rispettare. Ovvio, non ha poi avuto il riconoscimento che meritava, assolutamente, perché penso abbia scansato le cose che avrebbero potuto trasformarlo in un Bruce Springsteen o in uno degli Aerosmith, o quello che vuoi. Lui trovava soddisfazione semplicemente suonando, e gli piaceva il circuito dei club – questo è ovvio. Probabilmente, non gli sarebbe tanto piaciuto fare concerti negli stadi, perché non sarebbe più stato così intimo… Non lo so per certo, lo immagino soltanto, ma il ragazzo non aveva – Rory non aveva – beh…, il Rory Gallagher che ho visto io non aveva ambizioni oltre l’essere un favoloso musicista, che suonava musica favolosa.
─ Hai mai suonato la sua chitarra? Questa è una parte della domanda…
[B] Ora, questa è “LA domanda”: no – non ricordo… Non citarmi perché non me lo ricordo… è una vergona, vero? Vorrei tanto poter dire di sì.
─ In precedenza hai parlato del fatto che lo stare insieme fosse una buona idea. Credi che i membri dei Taste avevano qualcosa che li tenesse uniti? Cos’era che li teneva insieme?
[B] Beh, i Taste sono un qualcosa di leggermente diverso dai Deep Purple, direi, perché i Taste sono molto più focalizzati su Rory. È la sua band. Sono le sue canzoni. È lui che parla, suona e canta, e non so se eravamo consapevoli delle interazioni tra i membri dei Taste, e non so neanche cosa successe quando si separarono. Non ne sono stato messo al corrente. Non so quali potessero essere le sensazioni, ma a vedere Rory Gallagher con le sue band successive non provo questo terribile senso di perdita. Potrebbe essere una cosa bruttissima da dire, lo so. Ma penso che i Taste siano ancora parte della musica fatta da Rory che preferisco. Però mi è piaciuto anche vedere Rory con altre band, perché credo di non aver mai distolto lo sguardo da Rory [ride]. Le cose stanno proprio così.
─ Hai mai avuto la possibilità di parlare con Rory circa l’influenza che lui ha avuto su di te?
[B] Certo. Penso che tutte le volte che mi sono imbattuto in Rory ero conscio del fatto di volergli far sapere quanto lui mi abbia dato. Sì, di solito ci provavo, ma Rory era così schivo, era Rory; ma sì, volevo farglielo sapere, e sono felice di averlo fatto. Sono felice di aver colto l’opportunità. Mio Dio, ci è stato portato via così prematuramente, è terribile, e molto triste… Che grandissima persona, e che meraviglioso musicista.
─ L’ultima cosa, Brian, consiste nel darti una lista di canzoni dalla set list dell’Isola di Wight. Lo farò velocemente, vediamo se ti viene in mente qualche ricordo: “What’s Going On?”
[B] È tratta dall’album “On The Boards” – l’ho imparata, sai? Non ci sono molti chitarristi di cui imparo le canzoni, ma l’ho fatto ♫. È un esercizietto molto carino per chiunque voglia imparare a suonare la chitarra, eseguire “What’s Going On?”. Ha un beat fenomenale, è totalmente da rocker, e ci si può cantare l’inferno…
─ “Sugar Mama”.
[B] Non la conosco molto bene.
─ Poi abbiamo “Morning Sun”, cui abbiamo anche accennato.
[B] “Morning Sun” è grandiosa, e naturalmente, ha quel ritmo sincopato che è abbastanza raro nelle hit rock ♫. È molto più blues che rock; ed è molto più blues che pop, ovviamente. Credo che Rory non sarebbe mai stato definito una popstar. Non si è mai neanche avvicinato per sbaglio ad essere una popstar; e sì, è uno dei miei preferiti. Lo sarà sempre, e lo suoniamo ancora ai soundcheck. Sarà sempre dentro di me.
─ “You’re so Good”?
[B] No… [ridacchia]
─ “Catfish Blues”?
[B] Sì, conosco “Catfish Blues”. È buona, un buono standard da Rory. Penso sia un’altra di quelle cose che tutti possono suonare quando si riuniscono insieme. Non vogliono suonare un ordinario blues a 12 misure. Vogliono suonare qualcosa di Rory – una piccola distorsione.
─ E l’ultima è “Same Old Story”. È grandiosa e potrebbe quasi essere il suo epitaffio, non trovi?
[B] Non conosco abbastanza Rory da sapere della sua vita privata, com’era la sua vita amorosa, etc. Ma ho l’impressione che lui fosse così dedito alla musica che non ci fosse molto spazio per qualcos’altro. Credo di conoscere Rory probabilmente meglio attraverso Donal [il fratello di Rory, ndt], perché mi raccontò alcune cose di lui come persona che sono delle rivelazioni, e credo che ci sia molta tristezza nelle sue canzoni. Ma Rory probabilmente l’ha sempre sminuito, perché badava all’esibizione e alla connessione con il pubblico. Non avrebbe mai indugiato in qualcosa di triste…