Fonte: The Guardian del 24 ottobre 2014
di Ruth Huntman
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana

È “la Red” o “la vecchia signora”, come la chiama affettuosamente Brian, che ha suonato in ogni album dei Queen ed è quella che lui suona ad ogni concerto. È la chitarra con la quale ha eseguito l'inno nazionale dal tetto di Buckingham Palace nel 2002 per il Giubileo d’Oro della Regina. In tour ha una propria guardia del corpo, ha una pagina dedicata su Wikipedia ed è diventata un marchio – la Brian May Guitars – che produce repliche a prezzi accessibili.
Ora, per celebrare il 50 ° anniversario della Red e per la gioia dei geek della chitarra di ogni dove, May l’ha scomposta in un nuovo libro che ne descrive ogni vite, molla e strumento che lui e suo padre hanno utilizzato per realizzarla.
Ma a un livello più profondo, soprattutto per Brian, nel raccontare come l’hanno fatta, rivela per la prima volta la natura dello stretto ma complesso rapporto che aveva con suo padre.
Sono passati più di 20 anni dalla morte del padre, ma quando se ne parla May è ancora visibilmente commosso, ricordando il loro prezioso tempo trascorso in quel laboratorio. «Ero figlio unico e abbastanza protetto, cresciuto nella nostra piccola casa a Feltham, nel Middlesex. Papà era un ingegnere elettronico e durante la guerra ha prestato servizio per la Royal Air Force, dove ha conosciuto mia madre, Ruth, che era nella Women Royal Air Force.
Dopo la guerra si sposarono. Arrivai io e lui prese lavoro allo sviluppo del sistema di atterraggio del Concorde. Papà sapeva fare qualsiasi cosa. Ha trasformato la nostra camera da letto di riserva in un laboratorio dove lavorò a tutti i nostri elettrodomestici, tra i quali la nostra TV».
May dice di se stesso che oltrepassava tutti gli obiettivi a scuola, superando gli esami con il massimo dei voti. La sua passione per la musica è stata avviata dal padre che suonava a orecchio il pianoforte e il banjolele.
«Ma io volevo disperatamente una chitarra, così quando avevo sette anni, mamma e papà utilizzatono dei risparmi per acquistare una acustica – che ho ancora – e lui mi ha insegnato gli accordi al banjolele. Non passò molto tempo prima che io la elettrificassi, collegandola a un amplificatore fatto in casa. A 16 anni, ero disperatamente desideroso di una vera chitarra elettrica, ma non c'era modo di averla, perché non potevamo permettercela, così papà e io abbiamo iniziato a farne una».
Il sogno di Brian era realizzare uno strumento con cui si potesse "parlare" e che desse dei "buoni feedback", come aveva visto fare al suo eroe Jimi Hendrix. E Harold ha fatto si che questo avvenisse, aiutandolo a creare i toni unici e i suoni che hanno definito il suo stile di esecuzione.
«Ci sono voluti due anni per il completamento ed è stato realizzato tutto con utensili manuali, con tutti i materiali che riuscimmo a trovare in giro. Il manico era parte di un vecchio camino. Abbiamo intagliato a mano l'intarsio sui tasti, inserito dei vecchi bottoni di madreperla e il braccio del tremolo è stato fatto con un supporto del cestino di una bicicletta, completato con la punta di uno dei ferri da calza di mia mamma!
È stato un periodo speciale e non abbiamo mai avuto vere discussioni, anche se papà andò su tutte le furie quando lo scalpello scivolò scavando un grosso buco nel legno. Non se l’è mai perdonato; era un tale perfezionista. Non avevamo idea di quanto grande sarebbe stato il ruolo della Red [che prende il nome dal colore del legno con cui è stata realizzata] nella mia vita. Pensavo che con lei mi sarei solo divertito in casa».
Ironia della sorte, nessuno dei due avrebbe potuto prevedere che il progetto che aveva alimentato la passione di May nel suonare la chitarra elettrica li avrebbe anche fatti allontanare. Fu durante gli studi per un dottorato di ricerca in astrofisica a Londra che May incontrò Freddie Mercury e nacquero i Queen.
«Papà era mortificato quando ho scelto la band invece di completare il mio dottorato. Pensava che stessi gettando via i miei studi. Ma, alla fine, la forza di attrazione della musica era troppo dura da resistere, soprattutto quando ci è stato chiesto di andare in tour con i Mott the Hoople.
Quando i Queen stavano prendendo piede non ci parlammo per quasi due anni. Odiava anche il fatto che vivessi con una donna, che si rivelò essere la mia prima moglie, Chrissie. Pensava che fosse immorale. Non riuscivo a capire. Sembrava che ci fosse un tale conflitto in mio padre. Da una parte era molto in sintonia con la mia musica – dopotutto era stato lui ad aiutarmi a costruire la Red –, ma dall’altra non riusciva ad accettare la mia vita da rockstar».
La spaccatura ebbe un effetto devastante sulla salute di sua madre, la quale cercava disperatamente di farli riappacificare. «Questo la portò all’esaurimento nervoso. Ho ereditato la testardaggine di mio padre e lei non riusciva a smuoverci dalle nostre posizioni. Ancora mi dispiace di non essere stato più conciliante, ma papà e io eravamo davvero troppo simili».

«Ho fatto prendere ai miei genitori il Concorde – al quale papà aveva lavorato, ma sul quale non si sarebbe mai potuto permettere di volare – e gli dissi di vedere cosa ne pensava. Vennero con Chrissie e il nostro piccolo bambino, Jimmy. Li accomodai in un albergo, dissi loro di ordinare il servizio in camera e dopo lo spettacolo papà mi strinse la mano dicendo "OK figlio mio, ora ho capito". Quello è stato un momento cruciale per me – desideravo davvero disperatamente la sua approvazione».
Purtroppo fu solo molto più tardi che May scoprì la ragione all’origine dell’apatia iniziale del padre per il suo stile di vita.
«Papà mi confidò che quando lasciò la Royal Air Force avrebbe voluto abbandonare tutto ed entrare a fa parte di un gruppo musicale, ma arrivai io ed ebbe invece bisogno di un lavoro che gli desse delle certezze. Mi resi conto solo allora che aveva trovato difficile accettare la mia scelta perché si trattava di un suo sogno al quale era stato costretto a rinunciare».
Suo padre è anche riuscito a sostenerlo nelle difficoltà finanziarie che aveva dovuto affrontare durante la sua vita.
«Da bambino non avevo capito davvero quanto fossimo poveri. Quando ho scoperto che papà stava ancora cercando di pagare il mutuo piuttosto avanti nella propria vita, l’ho fatto io per lui. Ma non fu felice di questo e mi disse che pensava di essere un fallito, perché io guadagnavo in una sola notte quello che lui era riuscito a guadagnare in tutta la carriera. Non è vero – Lui era meraviglioso.
Papà è morto di cancro nel 1991 [lo stesso anno di Freddie, ndr] [In realtà Harold May morì nel 1988, ndt]. Aveva solo 66 anni. Era davvero in forma e non beveva, ma fumava 40 sigarette al giorno ed è questo che lo ha ucciso».
Mentre Brian era ancora sotto shock per la morte di suo padre, sua madre sganciò un'altra bomba. «Mamma mi disse che avevano avuto un rapporto difficile. Ma da bambino non ne avevo idea; mi sembrava di essere in una casa sicura e amorevole. Sentiva di essere sottomessa da papà, come accadeva alle mogli in quei giorni. Compensò a tutto questo molto più tardi, trovando lavoro in una farmacia, socializzando e diventando una grande persona.
Ho trascorso 10 meravigliosi anni con mia madre, fino a quando morì improvvisamente a 76 anni per un aneurisma. Vorrei che fossero entrambi ancora qui, soprattutto per festeggiare il 50° compleanno della Red. Il motto di papà era "Se vale la pena fare una cosa, vale la pena farla nel modo più esagerato". L’abbiamo sicuramente messo in pratica con i Queen!
Spero che ne sia orgoglioso. Da quando è morto, sono diventato una persona che cerca di fare la differenza per il mondo, e non solo attraverso la musica. Penso che avrebbe sorriso, fatto un cenno con la testa e detto “Sì, figliolo, hai fatto la cosa giusta”».