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Come Freddie Mercury ha impedito all'AIDS di ostacolare la propria Arte

2/2/2016

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25 anni fa i Queen pubblicavano “Innuendo”, un ritorno alle origini che celava un segreto inconfessabile

di David Chiu ─ Cuepoint, febbraio 2016
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per
Comunità Queeniana Italiana

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Per i Queen il 1991 inizia con i migliori auspici. In quel periodo la band marcava il proprio 20° anniversario di una carriera che ha visto tramontare molti dei propri coetanei dell’arena-rock anni ’70. I Queen avevano anche firmato un nuovo accordo di distribuzione negli Stati Uniti con la emergente Hollywood Records, di proprietà della Disney, che non solo includeva l'uscita del nuovo album della band, ma anche la ristampa del catalogo pregresso. Dopo aver già conquistato il resto del mondo, i Queen sembrano pronti al ritorno in America, dove la scarsa popolarità del gruppo aveva caratterizzato la maggior parte degli anni ’80, dopo il successo di "Crazy Little Thing Called Love" e "Another One Bites the Dust".
 
Ma l’entusiasmo viene stemperato da una questione molto più grave, che solo la band e le persone a loro più vicine conoscevano: Freddie Mercury, il cantante dei Queen, era gravemente malato dopo essere risultato sieropositivo alla fine degli anni '80. Mantenendo tenacemente segreta la propria malattia ai media e al pubblico, Mercury è andato avanti nel fare quanta più musica possibile finché era ancora in vita. Il risultato è “Innuendo”, il quattordicesimo album in studio dei Queen, uscito il 4 febbraio 1991. Oggi è noto soprattutto per essere l'ultimo disco dei Queen pubblicato durante la vita di Mercury, prima che morisse di AIDS quello stesso anno, il 24 novembre. Co-prodotto dai Queen e da David Richards, “Innuendo” è considerato un ritorno alle origini per il gruppo, dopo una serie di album del decennio precedente per lo più pop-oriented. Visto il coinvolgimento col melodramma della vita reale, il fatto che “Innuendo” sia stato realizzato è già di per sé sorprendente.
 
Col senno di poi, c’erano stati segnali di qualcosa di insolito all'interno dei Queen ─ Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon ─ quando decisero di non andare in tour nel 1989 dopo l'uscita di The Miracle. Dopotutto erano una band che si era sempre messa su strada per la promozione di un nuovo disco. Con i suoi caratteristici folti baffi ora rasati, il consueto Mercury dall’aspetto robusto sembrava scarno in alcuni dei video promozionali del gruppo per i singoli di The Miracle, e nelle apparizioni pubbliche. Le sue condizioni fisiche hanno attirato la speculazione dei tabloid inglesi riguardo la sua salute.
 
Nel documentario Days Of Our Lives del 2011, Jim Beach ─ manager dei Queen ─ dice: «Freddie mi ha confidato di essere sieropositivo prima di farlo con il resto della band, e questo mi ha messo in una posizione molto difficile, perché mi ha detto che non voleva che io lo dicessi agli altri. Quindi c’ero io alla gestione, a conoscenza di qualcosa che era ovviamente d’importanza cruciale per la band, e non potevo comunicarglielo».
 
Nel 1999 Brian May ha detto su MOJO che «Non appena ci siamo resi conto che Freddie era malato, ci siamo stretti attorno a lui come un guscio protettivo. Mentivamo con tutti, anche alle nostre famiglie, perché non volevamo che il mondo si intromettesse in quella sua battaglia. Era solito dire: “Non voglio che la gente compri i nostri dischi per una forma di compassione del cazzo”. Ci siamo uniti molto».
 
Dopo l'uscita di The Miracle, Mercury era determinato a fare altra musica. Con nessun nuovo tour all'orizzonte, la band si ritira al Mountain Studios di Montreux, in Svizzera, per registrare quello che sarebbe diventato l'album “Innuendo”. Secondo il libro “40 anni dei Queen” del 2011, i lavori in studio all’album erano condizionati dalla salute di Mercury in quel momento. Nelle interviste successive, i membri superstiti hanno ricordato la forza di volontà del cantante in quel periodo. In Days Of Our Lives, Roger Taylor afferma che «Più Freddie si aggravava, più sembrava aver bisogno di registrare per tenersi impegnato, una sorta di motivo per svegliarsi al mattino. E l’ha fatto ogni volta che ha potuto. Quindi, in realtà, è stato un periodo di grande attività, piuttosto intenso».
 
May non ricorda di aver mai sentito Mercury disperarsi per la propria situazione. «Sai, Freddie si era indebolito a causa di questa terribile malattia, e faceva fatica a stare in piedi a lungo. Ma buttava giù un paio di vodka e andava avanti al suo microfono appoggiandosi al banco di missaggio».


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Quello che vede la luce nel febbraio 1991 è un album che ha tutte le qualità delle grandi opere dei Queen degli anni '70: rock progressivo ed elementi di drammaticità e teatralità ─ gli ingredienti che sembravano mancare nei dischi della band negli anni ’80. Inoltre anche la grafica di “Innuendo”, con le illustrazioni dell'artista francese Grandville del XIX Secolo, indica un riferimento al passato. Ad esempio, l’epica title-track di oltre sei minuti, solenne e drammatica, ricorda i Led Zeppelin di "Kashmir" e, in qualche modo, anche gli stessi Queen di "Bohemian Rhapsody". Con un testo solenne sulla vita e la società ("Se c'è un Dio o qualsiasi forma di giustizia sotto il cielo") ─ per non parlare di una comparsa di Steve Howe degli Yes alla chitarra spagnola ─ il brano “Innuendo” indica una direzione musicale completamente diversa da altre tracce di apertura degli album precedenti dei Queen, come "Staying Power "," Radio Ga Ga" e "One Vision". “Innuendo” era un singolo di lancio improbabile per la diffusione radiofonica, cosa che poteva destare qualche preoccupazione, ma è andato direttamente al numero uno nelle classifiche inglesi.
 
Alla pubblicazione dell’album, Brian May ha detto «Penso che “Innuendo”' sia una di quelle cose destinate o alla grandezza o al nulla più totale. Abbiamo avuto le stesse sensazioni con 'Bohemian Rhapsody'. È un rischio, perché un sacco di gente dice: “È troppo lunga, è troppo impegnativa, non vogliamo passarla alla radio”. Penso che sia una eventualità, nel qual caso farà la sua fine. Potrebbe anche accadere che la gente dica “È interessante, nuova e diversa, e le daremo una possibilità”».
 
Altri brani dall'album ─ come il gospel dalle venature esotiche di "All God’s People", la stravagante “I’m Going Slightly Mad” dalle influenze Noel-Coward-iane, e la splendida esibizione di voce e chitarra in "Bijou" ─ fanno riferimento alla bontà dei Queen dei primi quattro album negli anni '70. Il rocker adrenalinico "Headlong"─ una canzone originariamente destinata all'allora imminente album solista ‘Back To The Light’ di May ─ aveva un'intensità simile a quella del primissimo singolo dei Queen, "Keep Yourself Alive" del 1973. Per tutta la sua durata “Innuendo” dimostra ulteriormente la volontà della band di approfondire altri stili, dall’incisivo rocker funk di "I Can’t Live With You", all’intenso heavy-metal di  "The Hitman".
 
Alla pubblicazione di “Innuendo”, Taylor ha detto «Siamo stati abbastanza eclettici nella nostra epoca e ci siamo imposti in questo modo. Ogni volta che ci siamo spinti un po' troppo lontano, la gente ha iniziato a mormorare. Penso che quello che tante persone volevano fosse un ritorno alla formazione incentrata sulla trama stretta di chitarra-batteria-basso ─ e ora direi anche le tastiere e i sintetizzatori ─, a tutte le grandi armonie vocali, e quei dettagli ricchi di trame. E questo è proprio un album fatto così. È una sorta di continuazione di The Miracle, ma penso che sia molto meno pop-eggiante. Penso che sia più ricco e che abbia maggiore profondità».
 
May ha aggiunto: «Il nuovo album è bellissimo. Penso che sia il migliore in un periodo piuttosto lungo. Non c'è nulla di esso che mi lasci perplesso... Per questo mi sento molto soddisfatto, e posso ascoltarlo senza alcun problema. Mi piace molto».
 
Ma la cosa più significativa di “Innuendo” era la composizione, ora più sobria e riflessiva rispetto alle precedenti registrazioni dei Queen ─ anche se non è stato evidente fino alla morte di Mercury ─, a partire dal titolo calzante dell'album. Il fatto che i testi (era appena la seconda volta in cui tutti i membri della band hanno condiviso i crediti compositivi su un album dei Queen) siano stati direttamente o indirettamente influenzati dalle condizioni di Mercury, fa sì che le canzoni di “Innuendo” trattino temi molto gravi, dalle riflessioni sulla mortalità (“Innuendo”), il  vivere la vita al massimo e affrontare le sfide testa alta (Ride the Wild Wind), al lasciare che le cose passino (Don’t Try So Hard). La splendida “These Are The Days Of Our Lives” di Roger Taylor ─ il cui video a supporto è diventato l'ultima apparizione di Mercury su una pellicola ─ era una ballata nostalgica che in qualche modo si presta in veste autobiografica per la band.
 
Nel 2011 Taylor ha detto su Absolute Radio: «Penso di essermi trovato in uno stato d’animo particolarmente riflessivo. Me ne stavo letteralmente seduto a casa mia, e sapevo che Freddie era malato. Penso che di tanto in tanto mi abbia preso un po’ una sorta di malinconia. Credo che stessi  solo cercando un modo per trovare uno spiraglio di ottimismo. “Quelli erano i giorni della nostra vita, ma anche questi sono i giorni della nostra vita!”. In realtà, il presente è più importante del passato».

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La canzone che conclude l’album, "The Show Must Go On", è senza ombra di dubbio il brano più emozionante e potente di “Innuendo”: ha usato la metafora dell’intrattenitore per esprimere il messaggio di non mollare mai. Si può solo immaginare ciò che ha attraversato la mente di Mercury mentre cantava frasi come "Qualcuno sa realmente perché viviamo?", "Qualunque cosa accada, lascerò tutto al caso", e "Dentro mi si sta spezzando il cuore, mi si potrebbe sciogliere il trucco, ma il mio sorriso resiste ancora”.
Questo emozionante brano è una dichiarazione trionfale dello spirito umano, anche se la ripetizione sulla dissolvenza finale “Go on… go on… go on…” lascia una sorta di strascico inquietante.
 
20 anni più tardi, May ha detto della canzone: «Un sacco di gente pensava che "The Show Must Go On" fosse di Freddie, ma l’ho scritta soprattutto io. Ho fatto un demo completo, compresa quella parte dalla tonalità molto alta “On with the show!”. Freddie diceva sempre “Oh Brian, cazzo, vuoi farmi strappare di nuovo la gola e ridurla in pezzi!”. Ricordo di avergli chiesto scusa in anticipo. Gli ho detto “Ho fatto questo in falsetto, non so se è possibile farlo a voce piena. Ovviamente sarebbe fantastico. E lui disse “Ma per l’amor di Dio!", aggiunse “riavvolgi il nastro…”, e cantò quella parte, ed è stato eccezionale che lui riuscisse a raggiungere quelle note. Ha raggiunto picchi mai presi in precedenza.  Ha trovato da qualche parte l’energia necessaria, e la voce in "The Show Must Go On" è incredibile. Non ho mai sentito nessuno cantare così in tutta la mia vita. Ha fronteggiato tutte le sfide, e sembrava prendere tonalità che non aveva mai nemmeno avvicinato in precedenza».
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Anche se M.C. Hammer, Vanilla Ice e Sinead O'Connor erano di gran moda nel 1990, “Innuendo” dei Queen ha dimostrato che la band era ancora all’apice musicale e della forma creativa, nonostante fossero un gruppo veterano alla propria terza decade insieme. Il fatto che gli altri membri si fossero stretti attorno al loro cantante in difficoltà ha rinvigorito la band. In aggiunta al bel suono di Deacon e Taylor, rispettivamente al basso e alla batteria, May ha come al solito realizzato un dirompente lavoro alla chitarra, quasi da capogiro, che ha impreziosito molti dei brani dell'album ─ tra cui “Innuendo”, "Headlong" e "Bijou".
 
Eppure, nonostante il suo calvario, a spiccare sono le prestazioni di Mercury. Solo i suoi compagni di band e forse i fan più accaniti, con un udito iper-sensibile, potevano cogliere che in “Innuendo” la voce del cantante era più sottile, ma ─ come ha poi detto Taylor ─ «Prendeva tutte le note». Il fatto che tanta potenza vocale sia stata incisa da un uomo malato, sfida ogni più forte convinzione.
 
Mike Moran, il collaboratore e tastierista di Mercury, ha detto nel documentario “Freddie Mercury: The Untold Story” del 2000 che «Poteva semplicemente rinunciare e sparire da qualche parte... ma non lo ha fatto. È un altro esempio di quanto fosse un uomo coraggioso. È rimasto a lavorare fino a quando in realtà già non ce la faceva più».
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Il fatto che l’accoglienza manifestata dalla stampa verso “Innuendo” al momento della sua uscita sia stata generalmente positiva ─ se non proprio entusiastica ─ probabilmente è molto indicativo, specie se consideriamo l’atteggiamento dei critici nei confronti della band durante tutta la loro carriera. In una recensione a tre stelle nel numero di Rolling Stone del  7 Marzo 1991, Chuck Eddy scrive: «Allora, definire “Innuendo” la più godibile serie di canzoni del gruppo fin dal 1980 con The Game, non sarebbe dire abbastanza, ma non si può pensare diversamente del lavoro proposto nel nuovo album». Al contrario, Jim Farber gli ha dato una valutazione “C-“ nella propria recensione del 15 Febbraio 1991 su Entertainment Weekly: «Oh, è pomposo e atipico… tutto bene... Ma il divertimento dov’è finito? Faccio fatica a ricordare anche una sola melodia; le migliori di una volta te le portavi indietro per giorni, ed era imbarazzante il loro innegabile fascino romantico. Al contrario, i nuovi pezzi sono disperati e non attaccano nella mente dell'ascoltatore». Farber ha anche scritto: «.. “Innuendo” potrebbe non essere così affettuosamente tonto come potrebbe sembrare, ma la grandezza della band impone un certo rispetto reverenziale».
Sarebbe interessante riflettere ora su come avrebbero reagito i critici nel 1991 al cospetto di “Innuendo” se avessero saputo della malattia di Mercury.
 
Mentre in terra britannica è stato un successo commerciale, “Innuendo” ha raggiunto soltanto la posizione numero 30 della classifica degli album di Billboard (anche se alla fine diventa disco d’oro), confermando ulteriormente un’aridità per la band nel territorio nord-americano, come durante gli anni '80. Eppure non è stato “Innuendo” a riportare i Queen in America – e neanche la morte di Mercury, bensì  Bohemian Rhapsody, tramite la riedizione del 1992 seguita al successo nel film Wayne World, con la quale ha raggiunto la posizione n.2 della classifica dei singoli negli Stati Uniti; sette posizioni meglio rispetto al suo risultato originario nelle top ten di due decenni prima.
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Anche dopo il termine delle sessioni di “Innuendo”, Mercury ha continuato a creare musica. Esortava i suoi compagni di band a fornirgli altro materiale da cantare, che avrebbero poi potuto ultimare in seguito per conto proprio.  Nel libro "Is This The Real Life" di Mark Blake, May ricorda: «Freddie diceva “Voglio continuare a lavorare, a tenermi impegnato come al solito, fino a quando crollerò e andrò a farmi fottere”».  Mercury è riuscito a registrare la propria voce per i brani "Mother Love", "You Don’t Fool Me" e "A Winter’s Tale", prima di morire il 24 novembre del 1991, appena un giorno dopo aver annunciato pubblicamente di avere l'AIDS. Quelle canzoni, e altro materiale rielaborato dalle registrazioni precedenti, finiscono nel disco finale in studio della band, “Made in Heaven”, nel 1995.
 
«Era un uomo generoso, una persona gentile, a volte anche impaziente», dice May in Days Of Our Lives, «ma totalmente dedicato in ciò che pensava fosse importante: fare musica».
 
Per quanto riguarda Mercury, la dice lunga il suo spirito indomito a voler registrare altra musica in uno stato di salute così a rischio. Dalla sua scomparsa ci sono stati notevoli esempi di altri artisti che hanno creato nuova straordinaria musica mentre guardavano la morte dritto negli occhi: Warren Zevon, Johnny Cash, e più recentemente David Bowie ─ che notoriamente ha collaborato con i Queen in "Under Pressure".
 
Non ci sono parole per definire una rock band che si è distinta per sfarzo teatrale e eccessi nel corso degli anni ‘70, ma i termini “sentito” e “struggente” riassumono pienamente la ricchezza musicale dell’album “Innuendo”, il quale si colloca insieme ad altri pregiati dischi dei Queen, come “Queen II” e “A Night at the Opera”. Anche dopo 25 anni, non è possibile ascoltare “Innuendo” e non pensare alla sua tragica storia, che scorre nei temi stessi che propone. Quale sarebbe stata la direzione musicale futura della band se Mercury fosse stato ancora vivo? Gli album successivi avrebbero proseguito la rinascita creativa di “Innuendo”? E come sarebbero state proposte sul palco le canzoni dell'album se eseguite dalla band nella propria formazione originale?
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Alla fine, se si mette da parte per un attimo la tristezza che lo circonda, “Innuendo” è anche un'opera di affermazione della vita. Nel sentimento di disperazione dei testi di “Innuendo”, Mercury ha offerto anche una nota di ottimismo: «Sì, noi continueremo a sorridere / E sarà quel che sarà».
─ @claudiobadger
1 Comment
Giuliana
11/11/2019 14:48:35

FREDDIE È UN CANTANTE E UOMO ECCEZZIONALE I TUTTE LE MANIERE...

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