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Freddie Mercury e Brian May - intervista per Circus [19 gennaio 1978]

19/1/1978

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I Queen meritano la corona reale del rock?
Freddie Mercury e Brian May diffondono le loro "News Of The World"

di Rosy Horid, dalla rivista Circus del 19 gennaio 1978
Fonte: www.brianmay.com
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana


Freddie Mercury non è più il leader dei Queen. Vi chiederete, è stato licenziato oppure è passato alla carriera solista? No, semplicemente con l'avvento del long playin' News Of The World (Asylum) la personalità della musica e di Brian May, del batterista Roger Taylor e del bassista John Deacon vengono allo scoperto forti come mai in precedenza.
 
Chi li ha visti in concerto nel loro tour negli Stati Uniti ha notato più di quanto mai prima che sono un gruppo comprendente quattro identità distinte, non solo un cantante e la band ad accompagnarlo. Freddie Mercury è lieto di sentirlo.


 
Un irreprensibile Freddie dice: «Ad ogni modo non mi sono mai considerato il leader, piuttosto la persona più importante». E il chitarrista May è d'accordo:
 
«Le nostre distinte identità vengono alla ribalta in quest'album, nel quale ogni pezzo è completamente diverso dal precedente e non c'è assolutamente nessun concept, a parte che ognuno di noi ha contribuito al disco con due brani. Roger e John sono stati più coinvolti nella realizzazione delle musiche: Roger suona la chitarra ritmica in alcuni dei suoi pezzi (Sheer Heart Attack e Fight From The Inside), il che ha una logica perché aveva una migliore idea di come le avrebbe volute; anche John suona la chitarra acustica in una delle sue canzoni (Who Needs You), nella quale io ho suonato le maracas. In studio questo ha una logica, mentre sul palco non possiamo farlo.»
 


Anche Brian ha cantato molto di più nelle sue canzoni di "News", ma è contento che sia Freddie ad eseguirle sul palco:
 
«È un interprete naturale», asserisce Brian. «Sul palco si comporta come se fosse nato facendolo. Questo è fantastico per noi. Non potremmo desiderare altrimenti.»
 


Come sottolineano May e Mercury, non è solo sull'aspetto musicale che si è spostato il gruppo.
 
Freddie dice che «John tiene bene sott'occhio le nostre questioni di affari. Sa tutto ciò che accade e quello che non dovrebbe accadere. Se Dio ci assiste, il gruppo non farà nulla a meno che John non dica che è tutto a posto. Roger per noi è molto importante in modo diverso. È sempre stato nettamente un fan del rock & roll senza mai un attimo per fermarsi a pensare della musica, e questo è molto buono per noi: l'istinto. È anche quello più consapevole degli aspetti musicali, e questo è essenziale nella band. Se si ascolta Sheer Heart Attack nel nuovo album, si capisce ciò che intendiamo. Sembra che sia una canzone punk o "new wave", ma è stata scritta nello stesso periodo dell'ellepì Sheer Heart Attack. Ce la suonò, ma non era ancora finita e non ebbe il tempo di completarla prima che iniziassimo le registrazioni. Questo tre anni fa, ed ora... quasi tutti i dischi che si sentono sono come quel periodo». E Roger invece? «Gli è piaciuto a lungo il punk, ma ne è stanco».
 


Tratteremo altro dell'album a seguire, ma se ancora non credete che sulla mercuriale testa di Freddie non ci sia adagiata nessuna corona di leadership, vale la pena ricordare il suo commento sulla formazione dei gruppo:
 
«Se qualcuno lasciasse i Queen, chiunque di noi quattro, sarebbe la fine dei Queen. Siamo quattro parti interconnesse alla pari. E gli altri non possono funzionare senza ognuno dei quattro.»
 


I Queen hanno appena finito un tour specifico negli Stati Uniti. Non è stato il più lungo che abbiano fatto, in nessun modo, ma ciononostante è speciale.
 
Freddie spiega: «È stato il primo tour che abbiamo fatto senza gruppo spalla. Comunque c'era talmente tanto da fare sul palco che non penso ci sarebbe stato spazio per un'altra band. Ora abbiamo tanto di quel materiale che vogliamo suonare per la gente che sarebbe risultato un concerto troppo lungo. Ad ogni modo è piuttosto difficile capire cosa lasciare escluso: vorremmo suonare tutto il nuovo materiale, ma ci sono alcune cose che non oseremmo lasciar fuori, altrimenti credo che i fan ci lincerebbero».
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È stato il genere di tour che la maggior parte delle rock band sognano di fare. Brian è d'accordo:

«Siamo riusciti ad andare per la maggior parte nei teatri, anche se il tour è stato breve. La maggior parte di essi sono luoghi in cui avevamo già suonato in precedenza. In alcune città abbiamo dovuto trovare posto in auditorium di seconda scelta ─ Le cose venivano organizzate velocissimamente. È stato anche un tour molto compresso: 35 date in sei settimane. Abbiamo fatto concerti in sale molto ampie perché volevamo fare spettacoli più completi e il nostro impianto scenico era grande circa due volte rispetto al maggiore usato in precedenza. Ci ha fornito un intero ambiente di scena, con un'estensione del palco, tre rimorchi e un enorme effetto di luci, non solo per New York e Los Angeles. Questo è il motivo per cui abbiamo prenotato grandi sale, in modo da poter offrire a tutti lo spettacolo al completo. Usammo per la prima volta il pezzo forte della corona in scena nel concerto all'Earl's Court di Londra durante il Giubileo. All'epoca non prevedevamo di riuscire a portare la corona con noi in tour, ma abbiamo trovato la soluzione smontandola come un oggetto portatile. E quindi è stata con noi in tutti i concerti. Ha rappresentato la scenografia più ambiziosa che avessimo mai tentato, ma ne è valsa la pena. È sembrato che i fan si divertissero e questo è ciò che conta».
 


Quest'ultima osservazione di Brian è tipica dell'attitudine del gruppo nei confronti dei loro fan, per i quali hanno uno dei rapporti più stretti rispetto a chiunque altro in questo campo. Lo stesso non si può comunque dire della relazione con la stampa musicale, specialmente in Gran Bretagna. Infatti molte persone hanno pensato che il singolo We Are The Champions, esploso nelle classifiche, fosse un modo per i Queen di dire in modo deciso alla stampa si avercela fatta anche senza di loro. Altri pensano che sia un'arrogante affermazione sulla loro supremazia nel rock. Ma loro cosa ne pensano? In primis Freddie che ha scritto la canzone:
 
«Certamente è una correlazione che potrebbe aver modo di esistere, ma in realtà pensavo al calcio quando l'ho scritta. Volevo una canzone di partecipazione, qualcosa a cui i fan potessero aggrapparsi. È stata pensata per le masse; credo che avessimo capito come l'avrebbero presa. Ha funzionato a meraviglia. Quando la suonammo a un concerto privato a Londra, i fan effettivamente esplosero in un canto da stadio fra un pezzo e l'altro. Naturalmente gli ho conferito una finezza più teatrale di un normale coro da stadio. Sapete come sono fatto. Non pensavo di certo alla stampa quando l'ho scritta. Non penso mai alla stampa musicale britannica in questi tempi. Veramente è stata concepita per essere offerta allo stesso modo sia ai musicisti che ai fan. Suppongo possa anche essere interpretata come la mia versione di I Did It My Way. Ce l'abbiamo fatta e non è stato certamente facile. Non è stato tutto rose e fiori, come dice la canzone. E ancora non è semplice».
 
Brian concorda: «Sapete, le canzoni non sono sempre quello che dicono le parole. I messaggi nelle canzoni possono essere diversi. Vedo questa cosa come la differenza fra prosa e poesia. La prosa può significare esattamente quello che si legge, mentre la poesia può significare l'opposto. Lo stesso vale per questa canzone. Ad ogni modo le cose di Freddie sono sempre ironiche, come sapete. Questa canzone è molto teatrale. Freddie tiene molto alla propria arte. Si può dire che sia "sposato con la musica", dal momento che è la sua I Did It My Way oppure There’s No Business Like Show Business. Devo dire che la prima volta che la suonammo in studio ci rotolammo per terra dalle risate. Moltissime persone della stampa ci odiano perché li abbiamo esclusi, arrivando ad ottenere ciò che abbiamo ottenuto senza di loro. Ma non c'è modo che la canzone dica qualsiasi cosa contro il nostro pubblico. Quando la canzone dice "noi", si intende "noi e i fan". Quando facemmo quel concerto speciale, i fan sono stati meravigliosi. L'hanno compresa molto bene. So che può sembrare banale, ma ci vennero le lacrime agli occhi».
 


Freddie e Brian sono unanimi su questo: il responso spontaneo a We Are The Champions li ha davvero commossi. Ma questa è il genere di reazione generale che ha ricevuto News Of The World, perché ─ come direbbe Brian ─ «È un album spontaneo. Penso che siamo riusciti interrompere la mancanza di spontaneità dei nostri altri album. Non ho da scusarmi per nessuno dei nostri lavori passati. Ne siamo orgogliosi e non ne avremmo fatto a meno se fosse stato altrimenti. Ma ora sento che alcuni possano essere stati sovra-prodotti, quindi volevamo andare verso un album più spontaneamente basato sul rock & roll. È stato bello fare qualcosa che non richiedesse una certa intensità. Per esempio, nel caso di Sleeping On The Sidewalk, l'abbiamo fatta in una sola volta perché ci è sembrato che andasse già bene alla prima. Ci piace pensare all'album come a una finestra su un momento di distrazione, non come ad un unico ambiente. Ogni pezzo sembra andare in questa direzione, dalle canzoni collettive ai pezzi sull'umore di Freddie. Anche i suoi stessi brani nell'album sono differenti, dall'heavy di Get Down, Make Love a My Melancholy Blues, che è semplicemente quello che dice».
 


Brian ammette che anche il suo stesso materiale è differente. Ma ancora cerca di mantenere in disparte la propria vita privata e il più possibile alla larga dalle canzoni:
 
«Se non mantieni nascoste le cose può andarti molto male».
 


Ma per la band sia l'album che il tour sono cose passate e devono guardare al futuro. Sono tornati in Inghilterra alla vigilia di Natale: «Mia madre mi avrebbe ucciso se non fossi stato a casa per Natale», dice Freddie. E gli altri la pensano allo stesso modo.
 
«È tempo di fare un po' di inventario. Siamo diventati tutti uomini di affari», ammette Freddie, «anche se  va contro il nostro parere. È qualcosa che succede sempre se hai successo. Sfortunatamente, essere musicisti non vuol dire solo stampare dischi. Vorrei che lo fosse. Ora abbiamo tutti delle società, alcune connesse alla musica e altre no. Sto producendo Peter Straker, ho la mia azienda di auto... e un sacco di altre cose in cui ho le mani in pasta. Dobbiamo prenderci un po' di pausa per vedere le cose in prospettiva, altrimenti le cose cominceranno ad andar male. Poi si è parlato di fare un grande tour mondiale ─ Gran Bretagna, Sud America, Giappone e naturalmente gli Stati Uniti, così come tanti altri posti. Ma questo non accadrà se non più avanti nell'anno.»
 


Quindi i fan americani avranno la possibilità di vedere i Queen nel 1978.
 
«Dovete dire loro di non essere ingordi», mette in guardia Freddie. «Ci hanno già visti più di ogni altro paese.»
 


E cosa ne dici di un messaggio per i fan americani, Freddie?
 
«Sanno che li amiamo. A parte questo, oh, ditemi qualcosa di spregiudicato.»
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─ @claudiobadger
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