Traduzione integrale in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana
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«Con Queen II ci siamo andati giù come delle furie».
Parlando con la rivista Sounds nell’uscita di gennaio 1976, Freddie Mercury si riferiva all’insieme di armonie vocali, in confronto all’allora nuova pubblicazione A Night At The Opera. Brian May si sarebbe espresso nello stesso modo, dicendo «Un sacco di grandi idee riguardavano quello che avremmo potuto fare in uno studio di registrazione se ci fosse stato concesso del tempo adeguato. Conservammo tutto quello per Queen II. Ma un sacco del materiale presente in Queen II era stato scritto nel periodo in cui facemmo il primo album». (BBC Radio One, 1977)
L’album di debutto dei Queen venne registrato fra giugno e novembre del 1972, ma ci furono difficoltà a farlo pubblicare. Non ci riuscirono fino a quando si trovò un accordo con la Trident (la società che gestiva sotto un unico contratto gli aspetti studio, discografico e manageriale) e l’album omonimo finalmente approdò sugli scaffali dei negozi il 13 luglio 1973.
Brian ha detto «In verità nel primo album mettemmo giù semplicemente quello che facevamo sul palco in quel periodo. Entravamo in studio e ne uscivamo rapidamente» (BBC Radio One, 1977). Comunque, nel 1973 il materiale di ‘Queen’ veniva considerato già datato dalla band, non rappresentativo del loro attuale sound. Sul palco la nuova canzone “Ogre Battle” faceva già parte del loro repertorio, così come vecchie canzoni inutilizzate come “Stone Cold Crazy” e “See What A Fool I’ve Been”.
«”Ogre Battle” è stata scritta alla chitarra, ma io mi arresi», ha detto Freddie a Sounds nel 1976. Brian parlò maggiormente dell’argomento, dicendo «”Ogre Battle” ha un riff di chitarra molto heavy metal. È strano che lui abbia fatto una cosa del genere. Ma quando Freddie era solito prendere una chitarra aveva una grande e frenetica energia. Era come una specie di animale nervoso mentre suonava la chitarra. Era una persona molto impaziente ed era molto impaziente con la sua stessa tecnica. Non aveva una grande abilità tecnica alla chitarra, ma ce l’aveva nella sua testa. E si potevano sentire queste cose esplodere nel momento in cui venivano espresse. La sua mano destra si muoveva in modo incredibilmente veloce». (Guitar World, ottobre 1998)
I Queen erano impazienti di tornare in studio per mettersi a lavoro sul loro secondo album. Nel frattempo ai fans veniva regalata una di quelle canzoni che non facevano parte del primo album nell’estate del 1973, quando “See What A Fool I’ve Been” venne registrata durante la loro seconda sessione al Langham 1 Studio della BBC il 24 luglio 1973.
“See What A Fool I’ve Been” risaliva alla band pre-Queen “Smile”. «Presi in prestito l’idea per la canzone da una performance che vidi in TV», racconta così Brian May la storia della canzone dalla sua pagina web nel 2004. «Quello che ricordavo era solo una sequenza di accordi e un paio di righe che elaborai in una canzone [...] ed era lungi da me ricercare un’idea usando grande dinamismo in una pezzo blueseggiante per renderlo heavy». Comunque c’era un problema: aveva sentito la canzone solo una volta e non riusciva a ricordare di quale artista fosse. Fra i sospettati c’era il famoso duo blues Sonny Terry e Brownie McGhee. Divenne più tardi un argomento di supposizione l’origine dell’ispirazione di “See What A Fool I’ve Been”. La risposta venne alla luce trenta anni dopo.
Come per “Stone Cold Crazy”, nel 1998 Brian spiegò «La verità è che non eravamo certi che fosse abbastanza buona per il primo album e non rientrava nel formato del secondo album, Queen II».
Nel numero di Melody Maker del 28 luglio 1973, nel quale c’era un’intervista con Freddie Mercury e Brian May, viene riportato che «Il gruppo si sta attualmente preparando a iniziare la registrazione del loro prossimo album, del quale dicono che avrà per tema dei “buoni versi malvagi”».
«Per il secondo album abbiamo effettivamente chiesto ed ottenuto di avere più tempo in studio, quindi potemmo passare del tempo per preparare quelle cose», disse Brian May (su On The Record, 1982) parlando delle grandi idee che ebbe la band.
Nel mese di agosto i Queen tornarono ai Trident Studios, armati di canzoni che avevano riservato esattamente per quell’occasione. Lasciarono indicazioni sul loro primo album su quali sarebbero state le direzioni da prendere. La più evidente di queste è la breve versione strumentale di “Seven Seas Of Rhye” che chiude il primo album.
Roger Taylor disse «Freddie ne aveva scritto la metà e pensammo che potesse essere una buona coda nel finale del primo album, con l’idea di iniziare il secondo album con la versione definitiva della canzone» (BBC Radio One, 1977).
Il retro di copertina di Queen rivela altri due indizi: Brian ha rivelato dalla sua pagina web nel 2009 che «Le pedine degli scacchi e le carte da gioco sono, naturalmente, la Regina Bianca e la Regina Nera, che già erano presenti nella nostra mente, ma che sarebbero venute alla luce in seguito su Queen II».
Nel 2004 Brian ha descritto l’ispirazione per “White Queen (As It Began).”
«”White Queen” – tornando di nuovo indietro nel tempo – la scrissi al College, dove passai un periodo relativamente sereno, anche se nel suo complesso l’Università aveva un passo decisamente rampante! Avevo letto ‘The White Goddess’ di Robert Graves, il quale esplorava il ruolo della figura artistica idealizzata della Regina/Madre/Vergine nella storia e, il nome del nostro gruppo che definimmo più o meno in quel periodo, si collocava perfettamente con essa e fu una delle ragioni per le quali io fui convinto dal nome. Il lato personale è legato con una ragazza (ovviamente!) che vedevo ogni giorno al College ed era per me la dea suprema. In retrospettiva è incredibile, ma a causa del fatto che mi incuteva in qualche modo soggezione, in tre anni non ebbi mai il coraggio di parlarle per dirglielo, o neanche parlarle. La canzone fu il modo per mettere questo su nastro molto più tardi, sul nostro secondo album» (BrianMay.com, marzo 2004).
È interessante notare che, quando gli viene chiesto della relazione fra il titolo “White Queen” e il nome della band, Brian rivela che «Il nome Queen è stato suggerito (da Freddie) come qualcosa che si adattasse a questa canzone … e anche con una canzone che Freddie stava scrivendo all’epoca, chiamata (The March of the) “Black Queen”!»
Freddie stesso, parlando al Melody Maker nel 1974, disse «Ora, per “March Of The Black Queen” ci volle molto tempo. Dovetti dare tutto me stesso per essere auto-condiscendente».
È qui che la prima zona di grigio viene messa in vista durante queste sessioni. Il famoso fotografo Mick Rock, che scattò l’ugualmente famosa foto di copertina di Queen II, fa notare nel suo libro Classic Queen che durante le sessioni di Queen II si stava elaborando un pezzo scritto da Freddie Mercury intitolato “Surrender To The City”. I fan riconosceranno immediatamente la frase poiché è presente nella registrazione definitiva di “The March Of The Black Queen”, quindi non è esagerato supporre che ci sia una correlazione diretta fra i due pezzi, la cui esatta motivazione potrebbe restare per noi nascosta.
Più opaca è la menzione di Mick Rock nel suo libro riguardo altre canzoni ancora non identificate, nel punto in cui ne cita altre due, offrendo solo il loro titolo e gli autori: sono “Fly By Night”, indicata come scritta da John Deacon, e “Deep Ridge”, attribuita a Brian May. Le notizie su questi pezzi hanno stuzzicato l’interesse dei fans e l’archivista dei Queen, Greg Brooks, ha affrontato la questione dicendo «Sono sicurissimo che questi siano solo titoli di lavorazione di rudimentali idee, visto che è quanto normalmente accadeva». Greg ha proseguito aggiungendo «Quello che dico si basa sul fatto che nel 1998 ho ascoltato TUTTE le sessioni di registrazione dei Queen e semplicemente non c’erano canzoni rimaste dimenticate o argomenti correlati con i titoli menzionati. Lo scenario più probabile è che Deep Ridge, Fly By Night e le altre fossero piuttosto delle prime idee che sarebbero o non sarebbero poi progredite/sviluppate ulteriormente in canzoni che tutti noi conosciamo come pezzi dei primi album». (BrianMay.com, 2009)
Mick, comunque, riporta altre due canzoni da quelle sessioni che esistono per davvero, incluse negli album successivi: “Brighton Rock” e “The Prophet’s Song”, entrambe scritte da Brian May. In una intervista radio negli Stati Uniti del 1977, Brian conferma che “Brighton Rock” risale alle sessioni di Queen II e specificamente dice che non venne inclusa in Queen II perché non vi si adattava. “The Prophet’s Song” è stata poi inclusa in A Night At The Opera. Il titolo provvisorio in fase di lavorazione durante le sessioni di “Opera” è confermato dal produttore Roy Thomas Baker mentre mantiene in mano i fogli con le informazioni sul pezzo chiamato “People Of The Earth”, come si vede nel documentario The Making Of A Night At The Opera di Classic Albums.
Le cose diventano più chiare se diamo un’occhiata alle restanti canzoni processate per Queen II. Come fatto notare in precedenza, i Queen avevano la canzone “Ogre Battle” nel loro set live e, con in mente il tema “il bene contro il male”, sarebbe stata la più ovvia scelta per l’album.
«C’è un sacco di roba riprodotta al contrario in essa. Eravamo come dei ragazzini lasciati da soli in una stanza piena di giocattoli. E con i vecchi impianti analogici si poteva facilmente rigirare il nastro al contrario. Quello che alcune volte ho fatto è stato semplicemente chiedere a Roy [Thomas Baker] “Mettimi quel nastro al contrario su cassetta” e me ne sarei andato a casa per imparare a eseguirle al contrario. Le imparavo e le suonavo al contrario il giorno successivo. Alle volte gli errori risultavano migliori delle cose che avevamo effettivamente pianificato. Questa è una delle cose che si sono perse con il passaggio al digitale e non si può più creare cose facendo affidamento sulle bobine finché non non se ne ha abbastanza…» [Brian May (Guitar World, ottobre 1998)]
Nel libro di Mark Blake “Is This The Real Life: The Untold Story of Queen” si mette in evidenza che Mike Grose, all’epoca bassista dei Queen, era presente nell’estate del 1970 quando il gruppo scrisse le canzoni che sarebbero poi state incluse nel primo album dei Queen, così come la composizione di “Father To Son”. Questo sarebbe coerente con l’affermazione di Brian May secondo cui la band conservò il materiale più complesso per il proprio secondo album. Della canzone “Procession” che fa da introduzione all’album, Brian dice «Anche su Queen II c’è un sacco di materiale che mi piace, perché rappresentano l’origine delle orchestrazioni di chitarra che io ho sempre voluto fare. [...] “Father To Son” inizia con una introduzione [“Procession”]. Dopo di essa inizia la canzone e vengono cantate alcune parole, con una specie di orchestra di sei parti». Brian continua «Quello è stato il compimento di una mia ambizione: andare in quella direzione di usare la chitarra come un tipo di strumento orchestrale».
«”Some Day One Day” nacque dalla tristezza derivante dalla mia sensazione secondo cui un rapporto apparentemente non poteva essere perfetto sulla Terra e io visualizzavo un posto nell’eternità in cui le cose sarebbero andate sempre in modo diverso ... Il sottofondo acustico e la chitarra elettrica costantemente sovrapposta intendevano raffigurare una immagine di quel mondo. Ero ancora al punto in cui la gente mi diceva che non si poteva sovrapporre il mio tipo di chitarra distorta e amplificata su una base ritmica acustica. Ma naturalmente si può». [Brian May (BrianMay.com, 28 marzo 2004)]
Anche se è accreditato di quattro delle dieci canzoni del primo album dei Queen (con “Doing All Right” scritta insieme a Tim Staffell degli Smile), Brian May non canta nessuna delle canzoni del gruppo come prima voce fino a “Some Day One Day”; mentre, come nel primo album dei Queen, Roger Taylor canta come prima voce in una sua stessa composizione, queste volta nella canzone “The Loser In The End”.
Quando a Freddie Mercury venne chiesto nel 1977 su BBC Radio One della sua ispirazione e dell’influenza dell’arte nel suo lavoro, egli ha risposto dicendo «Non prendo cose come i dipinti troppo alla lettera. L’unica volta che l’ho fatto qualcosa del genere è stato in ciò che si chiama “The Fairy Feller’s Master-Stroke”, nella quale mi sono completamente ispirato a un quadro di Richard Dadd che si trova alla Tate Gallery. Pensato di aver fatto un sacco di ricerche su di esso e mi ha ispirato a scrivere una canzone che lo riguardasse, rappresentando ciò che io vi vedevo».
Gli ultimi due contributi da autore di Freddie prendono forma in “Nevermore” e “Funny How Love Is”. Il gruppo aveva lavorato con il produttore Robin Cable l’anno prima delle sessioni dell’album Queen, su quelle che sarebbero poi diventate le canzoni di Larry Lurex “I Can Hear Music” e “Goin’ Back”, quindi Cable ritornò per creare lo stesso tipo di produzione wall-of-sound per “Funny How Love Is”.
Anche se la band stava registrando il proprio secondo album, si guardava sia al loro disco che al singolo di debutto, che riceveva recensioni contrastanti. Quel singolo era “Keep Yourself Alive” e, come per il suo album genitore, non entrò in classifica. La spiegazione più ricorrente che viene data a questo è che “ci mise troppo tempo per essere pubblicata”. Non è chiaro chi si espresse per primo in questo modo, ma è molto simile a una recensione di Sound del 1973 che proclamava “Non si è mai veramente messa in moto”. La reazione della band fu quella di progettare il loro nuovo singolo per colpire nel segno. Nel CD “Commentaries”, bonus di Absolute Greatest del 2009, Brian May dice del singolo seguente, “Seven Seas Of Rhye”, «le sue origini vanno molto indietro, perché ce ne era un piccolo frammento nel primo album, nel primo album dei Queen. Freddie ebbe questa idea nella sua testa, ma non era affatto sviluppata. Quindi mettemmo giù solamente quel che avevamo alla fine dell’album e poi pensammo che sarebbe stata una buona base per il singolo. E ancora, è stata in gran parte una collaborazione e tutti noi aggiungemmo nostre cose, gettando tutte le armonie, tutte le armonie di chitarra, tutta la pomposità, tutte le bombe di fumo… Tutto questo è in “Seven Seas Of Rhye”».
Quando giunse il momento di mettere insieme le canzoni per l’album completo, sembrò emergere una specie di schema. Freddie discusse del processo con la rivista Sounds nel 1976: «Semplicemente ci fu una evoluzione di un gruppo di canzoni che si potevano considerare aggressive, in un Black Side, e c’era un lato più tranquillo». L’idea di iniziare l’album con “Seven Seas Of Rhye” venne rivista, come spiegherà Roger a BBC Radio One, «Infatti terminammo l’album con questa canzone ed era cambiata da un po’ fino a quel momento e la pubblicammo come singolo perché la considerammo abbastanza forte».
Il lato B previsto per questo singolo sarebbe stato “See What A Fool I’ve Been”, anch’essa registrata durante le sessioni di agosto in cui la band ha registrato Queen II. Brian dice dalla sua pagina web nel 2004 «Quando venne il momento di creare l’etichetta per la canzone (usammo un take molto grezzo per un primo lato B). Potei solamente mettere come autore il credito “Traditional - arr. May”, perché non sapevo chi aveva fatto la canzone che mi ispirò».
Sia l’album che il singolo comunque dovevano attendere. Il primo album del gruppo era appena uscito e poi nel 1973 colpì la crisi petrolifera che ridusse ampiamente le risorse per la stampa su vinile dei nuovi singoli e album. La band partì per un tour, aprendo la maggior parte delle date dei Mott The Hoople, e a dicembre venne registrata un’altra sessione per la BBC includendo “Ogre Battle” nella loro performance.
Il 1974 sarebbe iniziato con un difficoltoso viaggio in Australia al Festival di Sunbury 74 alla fine di gennaio, il quale vide i Queen insultati dal presentatore che li annunciò sul palco. Le notizie giunte dai fans presenti furono molteplici, ma generalmente si sostiene la band suonò bene e che il pubblico non fu scorretto come certe volte viene riportato e che alla fine della giornata tutto andò abbastanza bene. Nonostante ciò l’esperienza fu comprensibilmente piuttosto negativa per il gruppo e ci volle un po’ prima che i Queen tornassero in Australia.
Rientrati a casa, venne offerta una inattesa opportunità quando David Bowie annullò la sua partecipazione al programma della BBC Top Of The Pops. Ai Queen fu proposto il suo posto e si buttarono su quella occasione. Il nascente Queen Fan Club diffuse la propria prima newsletter, annunciando l’imminente singolo “Seven Seas Of Rhye”, (con il lato B “See What A Fool I’ve Been” non pubblicato su nessun album) e il successivo tour da headliner nel Regno Unito a marzo e in supporto ai Mott The Hoople a aprile negli Stati Uniti.
Il 20 febbraio i Queen registrarono la loro partecipazione a Top Of The Pops, presentando “Seven Seas Of Rhye”. È stata trasmessa per la prima volta il giorno successivo e ancora il 23 febbraio. Il singolo appena stampato viene pubblicato nel Regno Unito e, con l’aiuto della partecipazione a Top Of The Pops, raggiunge la posizione n.10 nella classifica inglese, dando ai Queen la loro prima hit. Questo, a sua volta, aiutò Queen II, che raggiungeva la posizione n.5 nella classifica inglese degli album, nonostante continuassero le recensioni contrastanti della stampa. Queen II venne pubblicato nel Regno Unito l’8 marzo 1974, con la seguente track list:
─ Side White
“Procession”
“Father To Son”
“White Queen (As It Began)”
“Some Day One Day”
“The Loser In The End”
─ Side Black
“Ogre Battle”
“The Fairy Feller’s Master-Stroke”
“Nevermore”
“The March Of The Black Queen”
“Funny How Love Is”
“Seven Seas Of Rhye”.
Il tempismo di questi successi era impeccabile. Mentre il singolo scalava la classifica, i Queen erano in tour nel Regno Unito, compreso un concerto al Rainbow Theatre di Londra il 31 marzo. Dopo il tour inglese, seguì un’altra sessione per la BBC, nella quale riversarono due nuovi pezzi da Queen II: “Nevermore” e “White Queen (As It Began)”. Nella trasmissione venne anche inclusa una versione editata di “The March Of The Black Queen” dall’album.
I Queen andarono in tour negli Stati Uniti con i Mott The Hoople a aprile, diventando buoni amici. Nel mese di maggio la partecipazione dei Queen nel tour venne abbreviata quando Brian May contrasse l’epatite, risultato di un ago infetto usato per il vaccino a cui si sottopose prima del viaggio di gennaio in Australia. Quando Brian recuperò dall’inconveniente, la band tradusse i propri pensieri nell’album successivo.
Queen II fu la svolta per ottenere la quale il gruppo lavorò duramente, ponendo le basi per l’album successivo, Sheer Heart Attack, e perfino un singolo di successo che avrebbe ottenuto maggior successo con “Killer Queen” (che raggiunse la posizione n.2). Registrato in solo un mese, Queen II era la base di un progetto più ampio per la band. Brian May ha illustrato molte volte negli anni che “The March Of The Black Queen” ha esplorato tecniche di composizione e registrazione che ampliarono più tardi nella loro hit “Bohemian Rhapsody”. Freddie disse alla rivista Circus nel 1977 «Non mi interessa quello che dicono i giornalisti. Noi abbiamo ottenuto la nostra identità con Queen II», e nel 1981 ─ quando gli viene chiesto in una intervista Sud-americana quale fosse il suo album preferito, Brian rispose «Se ne dovessi scegliere uno direi QueenII. Nonostante le proprie pecche, contiene canzoni davvero buone. Facemmo delle scelte, forse le più importanti che abbiamo mai preso, ma ci divertimmo a registrarlo. Quell’album rappresenta per noi un grande progresso».
Nel 2004, almeno, il mistero di “See What A Fool I’ve Been” venne risolto. Una sera un fan si sedette al proprio computer, pensando al fatto che nonostante l’informazione fosse così datata nel tempo, nessuno avesse ancora messo al suo posto questo tassello del puzzle. Da quello che aveva letto nel corso degli anni, Sonny Terry e Brownie McGhee risultarono essere all’origine della canzone. Altri fans hanno confrontato la canzone dei Queen alle numerose registrazioni in proprio possesso, senza trovare nulla di specifico. Questo fan decise di usare un metodo diverso: ricercare le parole e non ascoltare le canzoni, vedendo se qualcosa nel proprio catalogo si adattasse a “See What A Fool I’ve Been”. Cercando su una pagina web le parole delle loro canzoni, si imbatté in “That’s How I Feel”, scoprendo quanto segue:
«You don't believe, don't believe I love you
Look what a fool I've been,
oh, Lord, God knows what a fool I've been»
Sperando che si trattasse di quella giusta, scrisse a Jacky Smith al Queen Fan Club con le sue prove, che poi vennero passate all’archivista Greg Brooks. Brooks contattò il fan che decise di mettersi alla caccia di una registrazione della canzone. Una di esse era presente in un CD, antologia di canzoni di Sonny Terry e Brownie McGhee e di Big Bill Broonzy, chiamato Blues Brothers. Il fan ordinò il CD e ne mandò una copia a Greg perché la inoltrasse a Brian May in persona, l’unica persona che potesse definitivamente risolvere il mistero. Brian ascoltò il pezzo ed annunciò al mondo attraverso la sua pagina web che questa era in effetti la canzone giusta! “That’s How I Feel” di Sonny Terry e Brownie McGhee era l’spirazione diretta per “See What A Fool I’ve Been” e, a costo di sembrare poco modesto, quel fan ero io.
Queen II è stato ri-pubblicato numerose volte nel corso degli anni, insieme al resto del catalogo passato dei Queen. Il remaster del 1991 (di Eddie Schreyer) diffuso dalla Hollywood Records nel Nord America, comprendeva la versione lato B di “See What A Fool I’ve Been” come bonus track, insieme a due nuovi bonus remix di “Ogre Battle” (di Nicholas Sansano) e “Seven Seas Of Rhye” (di Freddy Bastone). Più recentemente, il remaster di Bob Ludwig comprendeva un disco bonus che includeva entrambe le versioni lato B e remix BBC di “See What A Fool I’ve Been”, insieme alla versione BBC di “Nevermore”. Venne inclusa, presa dagli archivi, la backing track completa di “Seven Seas Of Rhye”, che ha offerto ai fans non solo la versione strumentale della canzone, ma anche la parte finale della stessa che non si sentiva sull’album. La registrazione di “Ogre Battle” per la BBC è presente in formato tagliato sia su Queen At The Beeb (Regno Unito) che su Queen At The BBC (Nord America). La lunga introduzione di chitarra venne rimosso da queste pubblicazioni in quanto il nastro originale risultò danneggiato in quella parte. Questo “intro perduto” è circolato su internet, registrato dai fans dalla trasmissione originale del 1973.
In precedenza quest’anno, i Queen hanno annunciato l’imminente pubblicazione dei loro celebri concerti del 1974 al Rainbow, compreso lo spettacolo del 31 marzo nel tour inglese Queen II. Si potrà trovare tanto e tanto in più in essa. Il concerto di marzo offre ai fans uno scorcio dei primi Queen dal vivo, precedente al compimento della vasta collezione di successi e dei live negli stadi come quello a Wembley. Si tratta dello spettacolo di una band che cavalca l’onda per la prima volta (la prima di molte), risultato raggiunto attraverso anni di duro lavoro e perseveranza, il tutto culminato in Queen II.