«Ciao Queeniani!»
Lo so, è il più normale dei saluti, ma non fidatevi! Vi stiamo per presentare la più speciale delle interviste; una di quelle che capita di fare una sola volta nella vita.
Chi scrive ora è Claudio. Sono la persona che verso la metà del 2012 ha creato le basi di questo piccolo mondo parallelo che è Comunità Queeniana.
Pensandola e poi vivendola insieme a voi negli ultimi tre anni ho sempre avuto in mente uno spazio diverso, in cui dare l'occasione ai fans italiani dei Queen di vivere al 100% la passione che ci lega a questo straordinario gruppo rock inglese. Con il tempo si sono uniti a noi anche altri amici da tutto il mondo, al punto che oggi oltre il 30% delle persone che sono iscritte al nostro gruppo di discussione su Facebook vivono fuori dall'Italia. È un po' la naturale manifestazione del concetto espresso da Roger prima del Magic Tour: la loro musica abbatte tutte le bariere, siano esse politiche, culturali, di età o di status sociale.
Venendo ora all'argomento di questo articolo, nel pieno di questa estate sono stato contattato dall'amica Barbara Mucci.
Da lei è arrivato un enorme contributo alle ultime traduzioni presenti in questa sezione della pagina web su cui vi trovate, ed una appassionata e attiva partecipazione alle discussioni queeniche presenti nel nostro gruppo Facebook.
Stavolta Barbara mi voleva proporre una cosa inedita, e cioè non tradurre o assemblare qualcosa di esistente per renderlo fruibile SU Comunità Queeniana, ma FARE una vera intervista esclusiva DI Comunità Queeniana.
L'idea mi è sembrata da subito ottima, e il protagonista che aveva in mente di coinvolgere lo era ancora di più:
«Claudio, cosa ne pensi di un'intervista a Doug Bogie? Sì, è vero, lo hanno già fatto alla Convention del Fan Club Ufficiale Internazionale lo scorso autunno in Inghilterra. In più la persona che gli poneva le domande era niente di meno che Jim Jenkins, uno dei più esperti fan di lungo corso al mondo. Potrebbe sembrare difficile ripetere l'impresa, ma sono sicura che una persona assolutamente squisita, simpatica, divertente, ma soprattutto seria e competente come lui abbia altro da raccontare sulla sua pur breve esperienza come bassista dei primissimi Queen».
Doug Bogie, per chi non lo sapesse, è stato il terzo bassista dei Queen. Ve lo presenterà meglio Barbara fra poco.
Non le ho dato il tempo di finire il discorso e ho confermato la bontà dei suoi propositi. Dopotutto Doug aveva parlato in un contesto (quello della Convention 2014) probabilmente abbastanza formale per poter dire davvero tutto ciò che aveva da raccontare. Magari con noi di Comunità Queeniana avrebbe potuto lasciarsi andare e raccontare qualche altra chicca. E poi, perchè no, possiamo offrirgli un contesto un po' più intimo per scoprire anche qualcosa in più sulla sua vita personale.
Ci siamo attivati per tracciare una linea guida delle domande da porgli, ovviamente evitando di ripetere le stesse a cui aveva già riposto meno di un anno prima. E lui NON SOLO ha avuto la pazienza di rispondere a tutto... è stato UN FIUME IN PIENA, talvolta addirittura difficile da mantenere sul filo del discorso! Anche per questo abbiamo scelto di pubblicare questo articolo sia in lingua italiana che in inglese.
Credo che sia venuta fuori davvero una bella intervista.
Ed è con immenso piacere che cedo la parola a Barbara e vi auguro una BUONA LETTURA !
─ Claudio
Doug è stato davvero gentile a concedere questa intervista esclusiva a Comunità Queeniana Italiana. Riusciva a stento a credere che qualcuno fosse interessato alla sua storia (che lui definisce “una piccola nota a margine del mondo Queen”, ma credimi Doug, non è così!), dopo tutti questi anni.
Ho fatto del mio meglio per non chiedergli cose troppo scontate, e con l’aiuto di Claudio Tassone, il webmaster di Comunità Queeniana, forse ci sono riuscita…
─ Barbara
[Doug Bogie] Doug Bogie va benissimo, ho una versione più lunga del mio nome, ma non è molto importante, e sicuramente non è Doug Ewood!
[BM] Infatti, a parte “Doug X”, dovuto alla dimenticanza di qualcuno circa il tuo vero cognome, sei stato conosciuto negli anni anche come “Doug Ewood”. Pertanto, Ewood non è uno dei tuoi nomi…
[DB] No, non lo è mai stato – è assolutamente inventato! Bogie è un cognome talmente buffo… [significa “carrello”, ndt] come avrebbero potuto dimenticarlo…? In Scozia invece, da dove questo cognome proviene, è preso più sul serio.
[BM] Allora da dove viene “Ewood”? Perché alcune persone ti chiamavano così?
[DB] Immagino che la colpa sia di alcuni giornalisti alquanto pigri…
[BM] Oh, la famigerata stampa! Ti posso assicurare che io non faccio parte della stampa!
[DB] Sono sicuro che tu sia molto attenta ai fatti.
[DB] Ero un musicista dilettante – ma ero solito dare un’occhiata alle inserzioni delle audizioni presenti sul settimanale musicale Melody Maker… Uno di questi annunci nel Gennaio 1971 era “nuovo favoloso gruppo cerca un bassista”. Ho chiamato, e sono andato. A quel tempo vivevo fuori Londra, così sono salito su un autobus ed ho fatto l’audizione in un’aula dell’Imperial College, l’Università che frequentava Brian, proprio alle spalle del Royal Albert Hall.
[BM] Quanti anni avevi?
[DB] 17.
[BM] Solo 17? Davvero?! Wow! E quando ti sei unito alla band cos’hai provato? Voglio dire, quali erano le tue impressioni circa quell’ambiente? Eri mai stato in una band prima? In fondo avevi solo 17 anni…
[DB] Beh – probabilmente è questo il motivo per cui le cose sono andate storte… pochi anni in più o in meno quando ne hai 17 fanno una grande differenza! Comunque… avevo avuto due altre band insieme a compagni di scuola – principalmente orientate al blues. Facevamo alcune cover, e alcuni pezzi originali. Nel 1969/70 si affittava una sala… il municipio di Esher, si ingaggiava una band più conosciuta e poi suonavi come supporto… Ma è grandioso quando ti viene chiesto di unirti ad una band più conosciuta.
[BM] Oh, lo posso immaginare!
[DB] A parte questo, venivamo sempre chiamati “il gruppo della band”. Ma quando sei ancora un semi-professionista e tutti lavorano con attrezzature prese in prestito, la sala prove all’Università sembrava particolarmente speciale, non un semplice seminterrato o la sala delle feste del paese.
A quel tempo, stavo cercando di entrare nel mondo degli studi di registrazione… Sono sempre stato affascinato dal suono, così entrambe le cose per me andavano a braccetto.
[BM] Quindi il tuo obiettivo non era diventare una rock star?
[DB] Volevo che il mio lavoro fosse in studio, e il mio hobby è stato quello di suonare in un gruppo da quando avevo 14 anni. Beh, allora sembrava che le cose fossero in relazione tra loro… quindi no, non lo volevo in modo particolare.
Quando eri giovane, a quei tempi, i media non avevano ancora distrutto le idee che una persona aveva di ciò che voleva diventare! Potevi diventare un buon musicista facendo concerti e album… Solo alla fine degli anni ’70 è diventato un qualcosa di enorme – e non riguardava solo la musica… Ora sembra che tutti vogliano diventare famosi – ma per cosa? Ma le generazioni cambiano – il mondo cambia…
A quel tempo c’era una gran differenza tra gruppi pop, come i Beatles (strabilianti, meravigliosi, etc) che erano ovunque, e le rock band, dal sapore più blues e orientate ai concerti. Quindi credo che volessi diventare un grande musicista blues, non una pop star.
Oggi puoi essere entrambe le cose!
[BM] E a volte non è una buona cosa…
[DB] Un po’ fuori contesto – ma questo è il background…
[DB] Sì che me lo ricordo… Ahimè solo due… Però mi sono piaciuti molto! Un qualcosa di veramente speciale e pomposo proprio come i Led Zeppelin! Tendo ancora a suonare in quella maniera, anche se ora è solo per mio personale divertimento.
[BM] Qualcuno ha riportato che il tuo primo show con i Queen all'Hornsey Town Hall vide un pubblico di sole 6 persone. È vero? Cos’hai pensato in quei momenti? Qualcuno dei ragazzi successivamente ha detto che è più terrificante suonare di fronte ad un piccolo numero di persone. Sei d’accordo?
[DB] Era una sala ENORME… Molto cupa, poche luci e qualche effetto psichedelico proiettato sulle pareti. E che pubblico che c’era! Sembrava lontano chilometri… Nessuno era seduto, solo una manciata di persone che gironzolavano intorno.
I gruppi di supporto venivano per lo più trattati male a quei tempi… quasi senza luci, c’era poca cura da parte dei ragazzi dell’assistenza – e il volume era basso. E comunque non erano disposti a darti molto più di questo.
Ricordi i Curverd Air?
[BM] Ehm… mi dispiace, no…
[DB] Ok – argomento a parte – ho lavorato come assistente al mixer ad un tour… è stato abbastanza divertente. Ho fatto il provino per quel lavoro al Rainbow (avevo 20 anni). Sono semplicemente entrato ed ho fatto finta di sapere già cosa fare! Mi è ritornato tutto in mente!
Ho fatto alcuni lavori un po’ particolari. Però che fortuna avere per lavoro qualcosa che la gente considera semplicemente un hobby!
[BM] Hai proprio ragione!
E cosa mi puoi dire circa il famoso e famigerato episodio, avvenuto al secondo concerto con i Queen, in cui sembrerebbe che tu abbia rubato la scena agli altri membri della band? Da qualche parte ho letto che non è vero, che addirittura la vera ragione è che te ne sei andato perché impegnato con l’Università. Cos’è successo veramente? Cosa ricordi di quello show?
[DB] Beh – ho letto di questa cosa… è semplicemente assurdo! Ero un ragazzo piuttosto espansivo e suonavo il basso – Sai, è facile che ti venga da saltare un po’… Mi stavo divertendo tantissimo – stando anche accanto a Roger Taylor – che ammiro moltissimo (sia come batterista che come cantante). Devo aver dato fastidio solo a Freddie, perché Brian non mi è sembrato tanto impressionato! Perché non la dicono questa cosa? Sarei stato felicissimo di adeguarmi… Mi piaceva così tanto suonare! Chi non si sarebbe messo a saltare? O forse hanno pensato che il mio modo di suonare non era poi così buono...
Bisogna dire che la mia esperienza con i chitarristi molto “seri” è che loro tendono ad essere abbastanza introspettivi, ed inclini agli sbalzi di umore! Ma ─ hey ─ ero giovane! Loro erano, credo, 4 o 5 anni più grandi di me.
Oh, c’è una cosa che vorrei dire prima che me ne dimentichi!
[BM] Prego!
[DB] Stranamente, la cosa che rimpiango di più è che sarei potuto diventare un vero amico dei ragazzi… E anche l’andamento successivo della mia vita dimostra che c’era il potenziale per una bella compatibilità… Comunque, c’est la vie… Naturalmente hanno trovato un ragazzo che ha scritto alcune canzone brillanti e di grande successo. Quindi hanno fatto la scelta giusta.
[BM] Così, sei stato tu quello che ha lasciato la band, non sono stati loro a licenziarti!
[DB] È andata così… Pensavo avessimo suonato due concerti eccellenti ed emozionanti. Tuttavia, nel retro del furgone che avevamo preso in prestito, dopo il concerto degli Yes al Kingston Polytechnic, c’è stato un momento di quelli alla “tutto è talmente orrendo”, “è una perdita di tempo”, e Freddie annunciò che non voleva più continuare… Così, essendo il ragazzo nuovo che non sapeva niente delle loro attività e relazioni passate, ho semplicemente accettato che quella fosse la fine dell’esperienza! Un peccato, ma non così insolito in band con membri creativi.
[BM] Wow, ti rendi conto che stiamo riscrivendo la storia?!
[DB] Mi sono fatto un’idea a questo proposito, un paio di anni dopo che uscì il loro primo album… cioè che Freddie e i ragazzi mi hanno detto quelle cose per licenziarmi senza essere sgarbati. Riflettendoci ─ loro erano quel tipo di persone che probabilmente facevano sempre un de-briefing. Ma questo è quanto… Da "possibile mito" a "Signor nessuno", alla velocità della luce…
Ho già accennato a questa cosa ─ deve essere scritto là fuori da qualche parte.
[BM] Da tutte le parti leggiamo solo QUELLA versione della storia, su di te e la tua esuberanza… È proprio una vergogna…
[DB] Oh, capisco… Beh, io sono così! Ora me ne vado un po’ di là a piangere…!
[MB] Sei troppo divertente, Doug! Come hai detto un minuto fa, gli Yes erano stati ingaggiati per suonare in quella stessa occasione al Kingston Polythecnic. Ricordi che tipo di atteggiamento c’era tra i Queen e altre band, più o meno conosciute, che hanno suonato prima o dopo di loro in quello show?
Loro erano appena tornati dagli Stati Uniti, ed avevano comprato un grandissimo (per gli standard dell'epoca) sistema chiamato Iron Butterfly. Grandi box a "W", come quelli che ci sono dietro lo schermo del cinema – molto moderno!
Non ci era permesso usare i nostri amplificatori o la batteria, il locale era come l’atrio di una scuola, quindi il palco era piccolo. Immagina! Stavo per usare il Fender Dual Showman di Chris Squire, con l’amplificatore 2x15” color argento. Splendido!
Comunque… Gli Yes decisamente non furono impressionati da noi, quindi non ci fu alcuna chiacchierata in amicizia (che io abbia visto o sentito, almeno). Abbiamo semplicemente suonato il nostro set di canzoni con le luci a mezza intensità che l’assistenza aveva appena acceso, e non facemmo nemmeno il sound-check, di nessun tipo… Qualcuno mi disse che Brian ricevette opinioni negative da Chris – anche se io non ho assistito alla cosa.
Dicono che non sia sempre una buona idea incontrare i tuoi miti. Credo che abbiano ragione. Devo comunque dire che gli Yes hanno suonato in modo assolutamente meraviglioso!
[BM] Infatti, questa è la prossima domanda… Ancora sugli Yes, Steve Howe ha suonato uno stupendo assolo nel brano Innuendo dei Queen, molti anni dopo. Anche Chris Squire… il grande Chris Squire… ha lavorato poi molto bene con Roger alle sessioni di Smoke On The Water per Rock Aid Armenia. Ricordi che tipo di relazione ci fosse, se ce n’è stata una, tra Brian e Steve nel backstage al Kyngston Polytechnic?
[DB] No, sono spiacente. Ho sempre pensato che Steve Howe fosse l’unica cosa negli Yes che li avesse fatti affondare ─ non aveva un’anima blues rock… solo qualche giochetto… Sembra una persona molto simpatica, comunque.
[BM] Sei sempre stato così simpatico e divertente come lo sei oggi? Eri lo stesso ai tempi in cui eri membro dei Queen? Se sì, la tua breve permanenza nella band è stata tutto sommato felice o c’erano altre frizioni prima di lasciarli alla fine?
[DB] Beh, dovresti chiederlo agli altri… Io penso di essere stato sempre lo stesso… Anche se mi hanno detto che sul lavoro incuto paura (ma io non ci credo!). Comunque è passato tanto tempo… Lo ricordo semplicemente come un buon periodo.
Roger era un ragazzo brillante ed espansivo. Brian ─ beh, non ho mai cercato di approfondire nel breve tempo che l’ho conosciuto… Freddie era amichevole, ho passato una bella giornata a far visita alla sua bancarella di scarpe...
[BM] Parlando con Jim Jenkins alla Queen Convention del 2014, hai detto che tra tutti i membri della band tu preferivi Roger Taylor. Perché?
[DB] Beh, era amichevole, una persona con cui era facile parlare… ed aveva un enorme talento! Era di gran lunga quello che aveva la voce migliore all’interno della band!
A quel tempo, Freddie non era l’uomo che è poi diventato. Aveva tutte le idee, sarebbe comunque diventato una grandissima star, ma allora il suo modo di cantare si doveva ancora sviluppare bene. E questo è normale, tutti hanno bisogno di un po’ di tempo per crescere. È la stessa differenza che c’è tra gli attori e le star del cinema, sono due cose differenti… e Freddie aveva le carte per essere una star. Il suo modo di cantare doveva solo recuperare un certo gap… e altrochè se l’ha recuperato!
[BM] Hai appena risposto su Roger e Freddie. Brian invece? Cosa pensavi di lui a quei tempi?
[DB] Beh, lui era quello tranquillo… Sempre gentile e amichevole. Evidentemente, le cose interessanti succedevano quando io non ero in giro!
Mi sentivo come a casa perché parlavamo la stessa lingua, quello che la gente definisce "essere ben educati". Quindi mi sembrava proprio un bel mix di persone.
Ovviamente, adoravo il modo di suonare di Brian, sono convinto che mi abbia influenzato fin da allora.
[BM] … e John Deacon? L’hai mai incontrato prima che lui si entrasse nei Queen?
[DB] No… Però mi sembra una persona per bene ─ e non si può sottovalutare l’effetto che ha avuto avere nei Queen un bassista “pop”, nonché autore… Avrebbero avuto lo stesso successo negli Stati Uniti senza le sue brillanti canzoni?
[BM] Another One Bites The Dust, scritta da John Deacon, è stato il più grande successo dei Queen negli USA.
[DB] Eh già!
[BM] Cosa pensi della canzone “Misfire” dell’album Sheer Heart Attack, se l’hai mai sentita? È un’altra... la prima delle canzoni di John Deacon.
[DB] È una buona canzone ─ non una che spicca, ma era del primo periodo… Preferirei piuttosto i suoi riff. Tira fuori il Led Zeppelin che c'è in te!
[BM] Yeah!! OK, la prossima è una domanda molto seria… Hai mai incontrato Barry Mitchell?
[DB] No, mai, però abbiamo parlato un po’ su Facebook quando Jim Jenkins mi ha convinto del fatto che ci fossero delle persone là fuori interessate alla mia breve esperienza. Come ha detto Jim, alcuni sono così interessati ai Queen che anche una piccola nota a margine significa qualcosa per loro.
[BM] Proprio come me e la Comunità Queeniana! Siamo letteralmente affamati di tutto ciò che è Queen!
[DB] Sai, sono molto toccato… Ho anche ricevuto un centinaio di auguri di compleanno dagli amici che ho su Facebook. Molto dolce da parte loro…
[BM] Beh, vuol dire che te li meritavi tutti!! Allora, a parte la visita alla bancarella di Freddie, hai mai incontrato i Queen al di fuori dell'attività nella band? Magari per una birra, a pranzo o semplicemente per una passeggiata... Oppure era solo un lavoro?
[DB] Beh, penso che sia successo con Roger. Andammo ad incontrare il loro amico Paul, che era un agente (dovrei dare un’occhiata ai nomi, etc, ma comunque lui era quello che procurava gli ingaggi). E poi qualche altra volta, forse un paio d’anni dopo, quando io e la mia ragazza di allora eravamo al Museo di Storia Naturale di Londra. Stavamo per andarcene, percorrendo gli scalini in pietra, quando quasi abbiamo urtato Brian e quella che presumo fosse la sua Signora… Abbiamo chiacchierato per alcuni momenti, e questo è quanto… Tutto molto garbato e amichevole, proprio ciò che ti puoi aspettare da due ragazzi per bene della classe media.
A quel tempo lavoravo presso gli studi della CBS, e sono stato molto felice di parlare con Brian.
Ho incontrato Brian anche un’altra volta. Stavamo lavorando entrambi all'Air Studios di Londra. Stavo registrando le canzoni per il primo album dei R.A.F. e Brian stava lavorando all’album del concerto di beneficenza “Concert for Kampuchea”. Fui davvero sorpreso che lui mi avesse riconosciuto; era il 1979 ormai. Abbiamo chiacchierato e gli ho spiegato che stavo lavorando nello studio numero 2, e lui ─ molto gentilmente ─ si è offerto di venire a salutare la band. È stato un gesto molto carino venire in studio e salutare tutti… Gli altri membri della band rimasero molto stupiti... perchè in quel momento era lampante che avessi per davvero fatto parte dei Queen!
DB: No, questa mi suona proprio nuova. Non riesco a capire… perché comunque i Genesis erano una band talmente seria e affermata – Roger era una pop star/rock star in attesa di emergere…
BM: Ricordi se piacevi ai fan in particolare perché eri un membro dei Queen? Qualcuno ti ha mai detto che è stato un peccato che tu non abbia continuato a far parte dei Queen?
DB: Mi dispiace, ma mi hanno visto così poche persone… e poi era un paio di anni prima che loro cominciassero a lasciare il segno… quindi, no… spiacente…
BM: E poi cosa hai fatto quando hai lasciato la band? Hai fatto audizioni per entrare in altri gruppi?
DB: Ho fondato una mia band, con ragazzi della mia stessa età, i “Wigan”. Abbiamo suonato qualche concerto nei paraggi, del genere rock-blues. Ci siamo divertiti! Quindi sono passato da una band – direttamente ad un’altra…
Poi ho ottenuto un posto di lavoro agli studi De Lane Lea di Wembley. Mi hanno assunto dopo innumerevoli lettere e telefonate – credo più che altro per farmi stare zitto…!
BM: È davvero divertente! Sai, ho dato un’occhiata al tuo profilo Facebook, ed ho letto che infatti hai lavorato dal 1971 al 1973 ai De Lane Lea Studio come “tea boy” [ragazzo del tè, ndt]. Ma dai! Davvero?
DB: Per tradizione, quando cominci a lavorare in uno studio (per audio, video o film) sei un tuttofare: fai questo… fai quello… Ciò include anche far contenti quelli che lavorano nella sala di controllo con dei rinfreschi. Quindi essere un Tea Boy/Tape Operator era in realtà essere un ingegnere junior.
BM: Hai mai visto i Queen registrare durante i tuoi giorni alla De Lane Lea?
DB: No, quello era successo un anno prima – mentre lo studio veniva costruito e rifinito. Non avevo idea che loro fossero mai stati lì fino a quando non ho trovato i loro demo nella nastroteca.
BM: Cosa ci puoi dire di quei demo?
DB: Beh, erano semplicemente dei demo… ma il germe era lì, e una buona canzone spicca sempre per coloro che ne capiscono. Avevano un suono nuovo, erano totalmente entusiasti di se stessi.
BM: Ricordi che canzoni erano?
DB: Mmmm, Son And Daughter, Liar, credo… Sicuramente sono anche su internet… Comunque non ho approfondito.
DB: Dannatamente stupenda! Ho avuto anche il mio nome stampato su un album per la prima volta!
BM: È grandioso! Qual è stato il tuo ruolo in questa produzione?
DB: Solo Ingegnere junior / Teaboy, eh eh…
C’è una canzone intitolata Ma Ma Belle. C’è la mia chitarra, presa in prestito per fare l’introduzione da Jeff Lynne – Quanto avrei voluto che mi avesse fatto suonare!
Il batterista Bev Bevan era un bel ragazzone tranquillo. Erano rappresentati da Don Arden e suo figlio – medaglioni d’oro e scuola molto vecchio stile "gangster", ma la band era grandiosa.
DB: Beh, quando la mia band, i R.A.F., non ha sfondato con il secondo album per la A&M (saggiamente non ci hanno chiesto di farne un terzo…!), sono tornato alla registrazione audio ed alla produzione multimediale, concentrandomi specialmente nella video-produzione. Ancora faccio video e editing per ogni sorta di progetto, alcuni per produttori di bibite o grandi compagnie finanziarie, ma negli ultimi anni prevalentemente nel mondo della salute e dell’educazione.
Può essere interessante per la gente sapere che c’è vita anche dopo quella che è sembrata un’occasione unica perduta…
Il futuro dipende totalmente dalla personalità. Molte persone potrebbero essere invidiose della mia vita, ne sono sicuro. È molto facile essere arrabbiati per come il mondo ti tratta… Dovremmo tutti provare ad essere consapevoli di quello che abbiamo. Certo, anche io a volte mi sento depresso per come sono andate le cose… Ma in molti altri versi la mia vita è stata meravigliosa.
BM: Ti credo.
DB: E chi lo sa come sarebbe potuto essere…! Potrei aver distrutto le opportunità dei Queen. Avrei cominciato a drogarmi, cosa che non ho mai fatto, e forse non sarei neanche più qui! Un ragazzo giovane può essere facilmente influenzato. E, anche se del mondo dei fan dei Queen non si può dire niente di negativo, il fatto rimane che ci sono state cose che sono andate un po’ male nel corso degli anni… Comunque. Su con la vita! Tutto va per il meglio alla fine.
BM: Sono completamente d’accord
DB: Sto producendo della musica d'ambiente e videoclip per aiutare quei genitori che hanno perso i propri figli – utilizzando i battiti del cuore dei bambini all’interno della musica. So che può suonare strano, ma quando l’abbiamo testata questa idea è stata molto apprezzata dai genitori, come qualcosa che li aiuterà a ricordare.
Oh, e ho dato alla mia collega della NHS [Servizio Sanitario Nazionale, ndt] una spilletta di Common Decency – ed ora la indossa in giro per gli uffici del governo!
BM: Oh, Common Decency! Per caso segui Brian May nel suo impegno politico/sociale?
DB: SI alla "decenza comune", MA ognuno ha una diversa idea di cosa essa sia! Ora, io non sono vegetariano, ma non credo che dovremmo far soffrire gli animali più di quanto sia assolutamente necessario, e penso che i politici debbano essere dalla parte dei cittadini e non essere solo i leader di grandi partiti. Ma parlare di religione e politica è un buon modo per farti odiare da almeno la metà delle persone…
Ma forse è meglio tornare alla musica, suppongo…
BM: Beh, hai ragione, sono tutti argomenti scottanti…
Ora vorrei chiederti qualcosa circa la tua esperienza con i R.A.F. Chi erano gli altri componenti?
DB: OK. Dunque… è cominciato tutto quando ho incontrato un ragazzo di nome David Valentine, nello studio in cui lavoravo a Edimburgo. Facevamo sigle per la radio ed ogni sorta di progetti durante il giorno. La sera lavoravamo a dei demo per il disco. Quindi, gli altri membri erano dei tipi che conoscevamo dell’ambiente. Abbiamo lavorato per un anno a questi demo, poi sono volato a Los Angeles e più tardi David mi ha raggiunto. Abbiamo affittato una stanza per due settimane in un motel di Santa Monica, ed abbiamo cominciato a bussare a qualche porta. Ero riuscito a prendere subito qualche appuntamento. Ho solo detto “Vengo a Los Angeles, 6000 miglia, ho una sintesi di 5 minuti che illustra il nostro album… che ne dite?” Ed ha funzionato! Alla A&M è piaciuto ed avevano anche un ufficio a Londra… Non ho mai nominato i Queen – non mi sembrava rilevante. Forse avrei dovuto!
BM: Ma è meraviglioso! E ti ricordi quanti concerti avete fatto? E poi, cosa è successo alla band? Perché vi siete sciolti?
DB: OK, Beh, eravamo entrati in buoni rapporti con la società di gestione dei Supertramp – che rappresentava anche Chris De Burgh ─ e ci hanno procurato alcuni concerti per Chris. Erano grandi, perché lui in Irlanda era una superstar. Oltre a questo, i soliti concerti in pub e club.
Poi abbiamo preso un altro chitarrista, così io mi sono potuto concentrare sulla parte ingegneristica e live. Inoltre avevamo un grande tastierista, Petter John Vittesse. Lui catturò l’attenzione di Ian Anderson quando una volta suonammo al Marquee Club di Londra, e se ne andò per suonare con i Jethro Tull per un po’. Ad ogni modo, il secondo album non fu un successo commerciale, ed abbiamo sciolto la band.
Ho poi messo su un piccolo studio di registrazione nel fienile della fattoria di un amico, ed abbiamo passato un anno a fare altri demo.
Ma… come molte altre cose, ci siamo divisi, per dei forti disaccordi. E così sono tornato alla produzione multimediale e ad essere un ingegnere del suono. Mi venne offerto un lavoro in una società video in espansione di Edinburgo. Poi ho rilevato una casa di video produzione ed ho lanciato una mia propria società. Pensavo che sarebbe durata solo 5 anni… invece va avanti dal 1982! È stata una vita davvero piena la mia!
Poi ho viaggiato in tutto il mondo, ho fatto buone amicizie e mi sono guadagnato una vita dignitosa. Ora suono solo a casa, per mio svago. Quindi, si può dire che abbia sprecato un sacco di tempo senza suonare la chitarra… Chi lo sa…
DB: Sì. E poi la produzione di film e video mi ha portato in Corea del Sud, Hong Kong, Cile, gli Stati Uniti, gran parte dell’Europa. Sono stato anche alle Bahamas, a Porto Rico e in Italia!
Sono sposato dal 1976 con una meravigliosa e bellissima donna. Abbiamo due figli ormai cresciuti e che si fanno strada nel mondo.
BM: Hai menzionato le Bahamas… Che ci dici di Sean Connery? So che l’hai intervistato alle Bahamas. Qual era l’occasione?
DB: Oh, sai, c’è un torneo di golf chiamato “Ryder Cup”… Europa contro Stati Uniti, ed il governo locale si è offerto di ospitarlo. Un mercoledì mi è arrivata una telefonata dal Governo scozzese che mi chiedeva di andare alle Bahamas quel sabato e registrare una video-intervista con Sean Connery circa l’importanza della Scozia nella storia del golf… Questo sport è stato inventato in Scozia, e Sean Connery ne è un fanatico! Quindi ho detto di sì, ho messo una videocamera nello zaino, ho fatto qualche telefonata, ed ho trovato una società di Nassau che avrebbe potuto aiutarmi... e poi sono partito. Che weekend bizzarro che è stato!
Non mi sarei mai aspettato di stare a casa di James Bond e chiacchierare con lui davanti ad una birra fredda!
BM: So anche che quando lavoravi alla CBS hai fatto un singolo, così… di getto: “Away in a Manger/Reggea Hokey Cokey”.
DB: Sì! Sono riuscito ad ottenere un’opportunità unica con la “Ring’o Records” di Ringo Starr. Andai lì per lanciare il demo di un album basato su un concept fantascientifico intitolato “House Up In The Sky”, che però non ha mai visto la luce. Ma avevo anche questo nuovo brano da me arrangiato e registrato alla CBS. Ringo fu molto cortese, e lo ascoltò tutto. E credo che lo volesse produrre, perchè quando andai lì per promuoverlo, lui era con Harry Nilson, a cui il mio singolo piacque. Non potevo credere alla mia fortuna... Ebbi un anticipo di 400 sterline! Ho comprato un televisore a colori di seconda mano per me e mia mamma, con la quale in quel periodo condividevo un appartamento. |
DB: AMO L’ITALIA!!
BM: Evvai!!
DB: Sono stato abbastanza fortunato da prendere un lavoro (riprese video) a Venezia, per una conferenza medica internazionale. L’Italia è in prima linea per le procedure chirurgiche. È stato un viaggio davvero speciale. Abbiamo fatto un tour a San Marco, con un concerto privato d’organo e uno show di luci. Abbiamo avuto anche un trattamento speciale al casinò, dove hanno organizzato un piccolo ballo in maschera per noi. Dovevo stare molto attento quando filmavo, perché si facevano dei giochi d’azzardo! È stata una bellissima esperienza! Poi mia moglie ed io ci siamo tornati l’anno dopo come semplici turisti ed è stato fantastico.
Sono anche stato a Roma due volte – mi è piaciuto molto girovagare, ci sono tante cose da vedere. C’è stato anche un viaggio d’arte a Firenze – Che posso dire…?! C’è talmente tanta bellezza da voi! Abbiamo passato anche una serena settimana a Sorrento, e fatto una vacanza on-the-road attraverso molti paesini del Nord e meravigliose strade di montagna. Mia moglie Wendy ama le montagne, e le Dolomiti sono stupende.
Infine ho anche portato mia madre, qualche anno prima che morisse, sul Lago di Como, dove era stata da ragazza dopo la guerra… È stato bellissimo, oltre ogni immaginazione... Era a Bellagio… WOW!
Quindi posso dire davvero che AMO l’Italia!
BM: Ne sono davvero felice! Sono contenta che ti sia piaciuto stare qui da noi. C’è un piatto della cucina italiana che ti piace particolarmente?
DB: Noi siamo fans delle lasagne! Beh, di tutta la cucina italiana in effetti. Quando lavoravo presso gli studi di Londra della CBS, c’era un ristorante italiano dall’altro lato della strada chiamato “Italian Spaghetti House”. Dato che lavoravo tutta la giornata, potevo andare lì a mangiare 3 o 4 volte a settimana… Ma il cibo italiano è migliore se lo mangi in Italia!
DB: Vorrei tanto averne qualcuna…! Ma è passato così tanto tempo…. E poi ero troppo impegnato ad imparare un intero set di canzoni in sole 6 settimane… Mi dispiace…
BM: Va benissimo, Doug, non preoccuparti!
Nella canzone “Sheer Heart Attack” scritta da Roger Taylor (dall’album News Of The World), Freddie cantava: “Beh, hai 17 anni – tutto ciò che vuoi fare è scomparire”. Ovviamente, questo non è il caso di Doug Bogie, che quando aveva 17 anni ha avuto il privilegio, e la fortuna, di far parte di una delle rock band più famose al mondo, i Queen. E, anche se per poche settimane, lui è entrato a pieno diritto nella storia!
Grazie infinite Doug per la tua gentilezza, e per la tua resistenza nel rispondere a queste tante domande. È stato un piacere, e mi dà la conferma di che grand’uomo tu sia!
Grazie, grazie davvero! Sei diventato il mio nuovo mito!