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Mick Rock - intervista video dei Do.Ro. per The Untold Story [2000]

4/12/2016

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Foto
L'intervista realizzata da Rudi Dolezal e Hannes Rossacher (Do.Ro.) per il documentario Freddie Mercury - The Untold Story del 2000.
Trascrizione e traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana

Il mio nome è Mick Rock. Sono il fotografo che ha realizzato molte delle più importanti foto fra le prime di Freddie e dei Queen. Freddie è anche stato un mio caro amico, una persona che ricordo con il massimo affetto.
Contattai Freddie in quanto era un componente dei Queen. È stato possibile per il tramite del Trident Studios e della società che li produceva. C'era un ragazzo chiamato Ken Scott [il produttore] che lavorava con David Bowie. Anche lui faceva parte della Trident. Sto parlando all'incirca il 1973 ed era uscito il loro primo album. Non ebbe un grande impatto in Inghilterra, però mi era stato detto che avessero la fama di live band. Quindi ci vedemmo per una chiacchierata. Erano molto vivaci... beh, tre di loro lo erano molto [allude alla tranquillità di John]. Ero molto impressionato da loro, all'inizio per la musica ─ quando li ho sentiti per la prima volta, ma anche per il loro atteggiamento: non erano una tradizionale rock and roll band, non come quelle dell'epoca. Avevano un intelletto più spiccato rispetto alle persone con cui avevo lavorato fino ad allora. Intendo come intera band... anche David Bowie e Lou Reed erano intelligenti, ma sai... i gruppi tendono ad essere più... Loro si davano un certo tono, pur non avendo ancora raggiunto una grande fama in quel campo. Freddie era quello che curava di più l'aspetto visivo. Anche se tra Freddie, Brian e Roger c'era un modo molto democratico di decidere le cose, Freddie era colui che si faceva valere maggiormente. Lui aveva anche dato il nome e dsegnato il logo della band. Io e Freddie avevamo un buon dialogo: ci prendevamo in giro e amavamo Oscar Wilde e Aubrey Beardsley. Il Trident Studios si trovava a Soho. Quindi questo fu il mio primo incontro con i Queen.
Freddie era un tipo molto solare. Aveva un atteggiamento molto espressivo. Questo mi piaceva tanto. Anche David Bowie era un mio amico, ma Freddie era un passo avanti rispetto a David in quanto a essere esagerato e teatrale. Questo mi piaceva molto. Ovviamente era un aspetto in voga a quell'epoca; l'apparire androgini, bisessuali, decadenti. Freddie incarnava assolutamente tutto questo.
Inoltre c'erano altri aspetti: lui era una star, si comportava come una star. Non lo era ancora diventato, ma allo stesso tempo già si sentiva tale. Mi convinsi che lui e la band avessero il talento necessario per diventare delle star. Per cui il mio atteggiamento nei loro confronti era come se lo fossero già diventati. Ma era per il modo in cui si comportava... La gente percepiva che sarebbero diventati delle star. Lui non cambiò mai in funzione del successo dei loro dischi. È sempre rimasto così. Viveva sempre in quell'appartamento a Holland Road con Mary. Ci vedevamo per il té. Dal principio ci siamo comportati sempre in modo amichevole, anche se era pur sempre un rapporto di lavoro. Comunque ci prendevamo molto in giro nei nostri discorsi. Era sempre molto rilassante.
 
Freddie vestiva sempre in modo molto semplice quando era nei suoi spazi, con le pantofole e quant'altro, come si fa in casa. Questo aspetto è stato molto mistificato, ma in realtà ha sempre avuto dei modi amichevoli. Quando incontravi Freddie da solo nel suo ambiente lui era molto più modesto e approssimativo rispetto a quando era di fronte anche a sole due o tre persone in una stanza... In quel momento si comportava in un altro modo, ma fin dall'inizio è stata una persona dolce, come lo sono le persone genuinamente buone. Amava il gossip. Ha sempre amato il gossip! Ma aveva anche un grande gusto per la musica: gli piaceva John Lennon, ma anche Joni Mitchell. All'inizio in effetti fu una sorpresa. Ricordo che più tardi, forse nel 1974, uscì l'album degli Sparks. Lo metteva sempre. Un'altra cosa che ricordo è che era ossessivo riguardo un pittore, credo che fosse Richard Dadd. Registrò quella canzone chiamata The Fairy Master-Stroke, che era tutta scritta su di lui. Il momento del té con Freddie era una cosa molto domestica.


 
In quel periodo si avevano più fan se si riusciva ad essere dei "ragazzi" sembrando delle "ragazze". Era l'aspetto androgino, con capelli lunghi e curati, il trucco, il rossetto... Direi che Freddie era un personaggio del suo tempo. E gli altri gli reggevano il gioco, anche se Roger e Brian non erano intrinsecamente plateali quanto Freddie. La cosa che mi colpiva di Freddie era la mistura fra l'essere tanto sicuro del proprio talento, ma anche così insicuro nella sua vita personale, ed era strano all'epoca. Ovviamente viveva con Mary, il problema non era che non gli piacessero le donne, ma forse non si era ancora dichiarato fino a quel momento. Anche se si è sempre comportato da etero con me, non aveva ancora detto al mondo quello che in parte c'era scritto in Bohemian Rhapsody. Era un ragazzo speciale indipendentemente dall'essere celebre o meno. Era un tipo indimenticabile, quello è sicuro.
 
Con Mary erano come una coppia sposata. Lei si prendeva cura di Freddie e lui se ne rendeva conto. La prova di questo è nel suo ultimo gesto [si riferisce all'eredità lasciata a Mary]. Non conosco i dettagli della loro camera da letto, ma era evidente che c'era una storia d'amore fra di loro. Non era una situazione di convenienza. Erano chiaramente molto molto uniti e lui era assolutamente premuroso nei suoi confronti.
Freddie si trovava assolutamente a proprio agio con le donne. Non ho mai visto un Freddie che non fosse in sintonia nel suo rapporto con le donne. Ho conosciuto persone con atteggiamenti gay senza nessun problema in questo senso. Freddie era sempre a proprio agio con le donne, nel contatto, nell'abbracciare. Lui era un prodotto della sua epoca, era evidentemente bisessuale. Successivamente questo aspetto della sua vita ─ l'essere gay ─ ha assunto una forma più evidente, ma anche allora non è mai stato esclusivamente gay. Non è una disamina semplice quella di spiegare se fosse bisessuale o gay. Indipendentemente dal fatto che egli possa aver deciso se essere gay o bisessuale, ha sempre mantenuto un certo equilibrio fra i due aspetti. Non penso che sia mai stato completamente gay.
 
In quel periodo c'era ─ se vi pare ─ una rivoluzione gay. Questo era molto in voga, assolutamente... l'aspetto gay-bisessuale, l'androginia, lui e lei, l'ambiguità. E Freddie ci sguazzava in mezzo sia spiritualmente ed emozionalmente che fisicamente. E in questo era un tipo di quel tempo.
 
Alcune volte si comportavano così per lo spettacolo. Non c'era un modo comune e specifico di agire uguale per tutti. Lou Reed e David Bowie non hanno influenzato Freddie, perché lui era già Freddie, era sé stesso e non credo che lo facesse solo per lo spettacolo. Brian e Roger potevano anche sembrare delle ragazzine, ma chiaramente non hanno mai manifestato nessuna tendenza gay. Nel caso di Roger gli piacevano assolutamente le donne, ma lo stesso sembrava una ragazzina. Era quello il senso dell'epoca. Se volevi avere successo con le donne dovevi essere così... e magari anche un po' ricco, ma loro non lo erano. Si capiva. C'era uno spirito molto amichevole fra me e loro, specialmente con Freddie. Era un uomo di quell'epoca negli atteggiamenti che aveva.
 
La rivoluzione sessuale, con gli eccessi di sesso e droga, era nel vivo durante gli ultimi anni '60 e gli inizi dei '70. Io ero lì, al posto giusto nel momento giusto. Avevo il nome giusto, che mi ha indubbiamente aiutato. Ovviamente rivedendomi oggi comprendo che avevo anche del talento. Probabilmente il mio primo soggetto è stato Syd Barrett. Aveva un aspetto molto androgino, con un make-up pesante, lo si vede nelle foto. La femminizzazione del maschio era come un'affermazione della rivoluzione. Il glam andava per la maggiore. David Bowie si posizionò nel punto focale di questo movimento. La prima volta che ho visto David live c'erano solo 300 persone al suo spettacolo. Era affermato, ma non aveva ancora un grandissimo seguito. David mi aprì le porte di quel mondo. Forse per questo mi sono sentito molto più a mio agio con personaggi ambigui che con altri maschi più tradizionalmente macho. Il movimento Hippy si era trasformato nel glam, con maggiore attenzione al modo di truccarsi e di vestirsi. La parola d'ordine era "androginia", più di "gay" e "bisessuale". All'epoca io mi prestavo maggiormente per questo genere di soggetti. Il mondo del rock era molto maschio. Probabilmente in quei giorni io ero il più duttile.
 
Il senso di avventura in tutto questo era rappresentare la rivoluzione. Se riuscivi a dimostrarlo avevi l'attenzione della gente. Era un modo per affermarsi, voi lo ricorderete. Era un'epoca molto eccitante. Credo che ci fosse attenzione a questo, il tentativo di scoprire questa dualità del maschio con la femmina.
 
Ricordo di aver presentato Lou [Reed] a Freddie una sera. Era proprio all'inizio, credo nel 1974. So che lui non avesse idea di chi fossero. Lou era un grande personaggio, come è risaputo. Freddie sapeva chi fosse Lou, ma Lou era piuttosto dubbioso. Ma ricordo che in seguito si re-incontrarono e feci sentire a Lou la loro musica e lui ne rimase molto impressionato. Era stupito che il ragazzo che gli presentai qualche giorno prima fosse il cantante di questa band chiamata Queen. Ricordo che disse "Wow! Questo modo di cantare e questo gruppo è qualcosa di molto interessante!". Da quel momento li accettò nel suo mondo. Ricordo che quel grande talento che risponde al nome di David Bowie rimase molto sorpreso quando i Queen ottennero la loro prima hit. Freddie era quello della band ad avere più carisma.
 
Credo che Freddie e David si siano incontrati in un periodo in cui David non avesse ancora avuto il grande successo. Penso che sia accaduto quando Freddie e Roger avevano una bancarella al Kensington Market. Io e David non parlammo mai dei Queen fino all'uscita di Seven Seas Of Rhye, tratta dall'album Queen II. Insieme hanno poi creato la straordinaria Under Pressure, uno dei miei dischi preferiti di sempre. Tornando indietro, direi che da quel momento sia Lou che David fossero consapevoli delle capacità dei Queen e del fatto che avessero tutto il necessario per realizzarsi.
Foto
David Bowie e Freddie Mercury al club Heaven nel 1978
Ricordo la prima sessione fotografica con i Queen, quella conosciuta per il "nudo". Che poi di fatto non lo era, perché avevano i loro pantaloni abbassati sotto la vita, ma non erano nudi, pur sembrandolo. Queste foto, scattate prima che Queen II uscisse, generarono una certa reazione nella stampa per via del fatto che sembravano femminili. Aprivano un album rock e poi si chiedevano chi fossero quei finocchi. Anche se la band in generale non era molto interessata da questo aspetto, ricordo che a Freddie piaceva molto questa reazione! Ricordo che ne discussero. In ogni caso i Queen avevano tutte le capacità per vincere lo scetticismo legato alla trasgressività di quelle foto. La stampa si accaniva su di loro, specialmente contro Freddie perché era così espansivo, splendido, e l'intera band finiva in questo giro. Freddie era il loro elemento principale. Ovviamente erano molto creativi come band.
 
Loro diventarono effeminati dopo altri. Non volevano che si discutesse solo dell'androginia di Freddie o della band. Volevano far arrabbiare le persone sempre e comunque, volevano essere trasgressivi, volevano che nella gente scattasse una molla [quando si parlava di loro], me lo hanno chiesto. E così fu. Mentre Lou e David ebbero un percorso in ascesa verso il successo, i Queen sembravano essere arrivati dal nulla. Ma il loro successo stava in Freddie... Basta vederlo nelle foto. Si vedeva già da anni che erano qualcosa di diverso. E Roger, Brian e John sono stati sempre forti.
In Inghilterra abbiamo avuto grandi personaggi, come John Lennon, Keith Richards, David Bowie. In quel momento Freddie si è trovato nel mezzo di questa tendenza. Freddie era già molto sofisticato nella propria immagine. John e Brian sembravano davvero diligenti nell'aspetto. Roger ad esempio stava studiando come dentista. Freddie guidò la band sull'aspetto visivo. Oltre alla musica, è rimasto quel famoso scatto di Freddie [copertina di Queen II]. Abbiamo fatto alcune sessioni fotografiche. Poi arrivammo a parlare della copertina dell'album. Mi dissero "Mick, avrà una copertina apribile". Quei tali non avevano venduto molti dischi, ma avrebbero speso al punto da farne uno con la copertina apribile! E mi parlarono del tema bianco e nero. Dissero "Vogliamo essere assolutamente fantasici". Così queste furono le mie istruzioni.  Più o meno in quel periodo ho conosciuto un gentiluomo chiamato John Kobal. Sfortunatamente è morto di recente, ma la sua collezione di istantanee sopravvive ed è probabilmente la migliore di Hollywood in circolazione. Era agli inizi, ma aveva già una grande collezione. Lo conobbi a una mia sessione fotografica al suo servizio. Mi diede svariate stampe provenienti dalla sua collezione. In una di esse c'era Marlene Dietrich in posa per una scena di Shangai Express. Fu una folgorazione. Trovai anche un libro su Marlene Dietrich pubblicato sempre da lui, e lo diedi a Freddie mentre erano in tour per l'Inghilterra con i Mott The Hoople. Gli dissi "Credo che questa sarà la vostra copertina". Andò a dirlo al resto della band e loro furono d'accordo. Penso che in un solo giorno facemmo l'intera sessione fotografica, prima quella con sfondo nero e poi quella con lo sfondo bianco. A dire il vero ci soffermammo molto sulla foto di copertina e solo all'ultimo minuto lavorammo all'immagine per l'interno dell'album, quella bianca. Non ricordo le loro parole precise, ma erano preoccupati anche per la foto di nudo, perché pensavano che fosse troppo forte. La parola giusta per definirli è "presuntuosi" e lo stesso Freddie lo rivendicava: "Sì, siamo presuntuosi!". Lui non aveva timori su quella foto in copertina, ma gli altri ragazzi della band erano più sensibili alle critiche. Pensavano che fosse troppo pretenziosa. Ci pensarono per un po' e poi tutti la accettarono, così come la foto in bianco all'interno. Fu una delle migliori decisioni che potessero prendere. Anche se ho fatto un sacco di cose per i Queen, credo che quella sessione fotografica sia stata il mio maggiore contributo alla storia della band. Quella fu la fotografia cruciale della loro carriera e in seguito, qualche anno dopo, la adattarono per il video di Bohemian Rhapsody. Fu importante per la promozione e sopravvive ancora oggi come aspetto di spicco del rock and roll. Ovviamente all'epoca non avevamo la minima idea di tutto questo. Era solo qualcosa che volevamo fare. Io e Freddie semplicemente facemmo in modo da far passare la nostra idea. La parola d'ordine per loro era essere pretenziosi, e ancora oggi sono qui nonostante le critiche ricevute. Bowie e Lou Reed sono giunti al successo gradualmente. I Queen sembrarono arrivare dal nulla. Parliamo di una delle più importanti band di sempre. Se ci fosse una classifica delle più grandi rock band di tutti i tempi, i Queen ci entrerebbero di diritto. Non pensate ai dischi venduti, anche se ne hanno venduti tanti; loro sono nella stessa categoria degli Stones, dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd e dei Beatles, anche se i Beatles erano già avanti visto che iniziarono molto prima. I Queen sono insieme ai migliori, i migliori della Gran Bretagna.
Mi sono sempre circondato di persone che avessero una parvenza di mito, questo mi attraeva. Mi reputo uno che lavora nel campo del "mitologico". Andavo a vedere queste persone e loro nutrivano una totale fiducia in me. Freddie era un personaggio favoloso sia nella vita privata che nel contesto di quel periodo, come lo erano David, Lou, Syd Barrett... tutte persone dalla grande creatività bohemian nella Londra di allora. Quella fotografia in posa Bohemian ha avuto grande influenza, un simbolo di Hollywood che ha collegato la drammaticità hollywoodiana alla verve bohemian delle persone con cui ho lavorato e di cui sto parlando. Tutta gente che non fingeva di essere favolosa, loro erano davvero favolosi e lo rivedo ancora oggi quando guardo le mie foto. Traevo ispirazione dai loro talenti, dalla loro immagine e dalla loro arte.
 
Credimi, non guadagnavo molto all'epoca facendo questo lavoro. Mi trovavo a fare tutta l'opera di art design, dal concept all'immagine completa e magari venivo pagato 300 Sterline. Oggi è diverso perché quei miei lavori hanno acquistato valore, ma all'epoca non mi fruttava granché. Sono cresciuto con una mentalità hippy e con la cultura del lavoro. Mi interessava la fotografia e non volevo emulare nessuno. Volevo solo avere una connessione con le persone che mi interessavano e in questo modo sono diventato quello che sono. Non ero uno con tanti soldi che si pompava dicendo "voglio essere un fotografo rock'n'roll". Oggi è molto diverso. Al mio tempo non c'era un modello di riferimento per quello che facevo. Ero interessato più dall'anima dei mie soggetti, dal sesso, dalle droghe, e molto meno dalla moda del momento. È stato questo ad aver definito me e la mia arte.
 


Di Freddie mi ha colpito la sua tranquillità e il fatto che fosse un ragazzo molto generoso. Aveva una personalità molto complessa, ma era anche un ragazzo sensibile. Gli interessavano i gossip e giocava con i gatti. Nonostante fosse concentrato sulla carriera trovava sempre il tempo per le persone che reputava importanti nella propria vita. Se lo accettavi così com'era entravi nelle sue grazie; un vero galantuomo, una persona dolce. Oltre al suo aspetto da star c'era anche questa dimensione nascosta di uomo sensibile, solare e generoso. Aveva una personalità molto ricca, si capiva. Credo che chiunque gli sia stato vicino l'abbia percepito.
 
Con quasi tutti quelli per cui ho lavorato c'è sempre stato un procedimento di pause e scatti, a ripetizione, perché erano di continuo davanti allo specchio per controllare il trucco. Quando sistemavo le luci per la famosa posa c'era sempre qualche truccatore che spuntava fuori per ritoccare i volti e poi gli facevano verificare il lavoro fatto nello specchio. Io non portavo specchi con me... Ne avevano sempre svariati con sé. Si discuteva molto sulle cose che facevamo e su quello che avrebbero voluto provare. Ci sono tanti scatti mai visti di questi tentativi. Facevo foto che magari poi non gli interessavano. Volevano avere sempre il controllo del loro destino. Anche con David, Lou e Syd il management restava confinato da parte. Nessuno sapeva all'inizio cosa volessero i Queen, ma loro avevano una chiara idea di come sarebbero dovuti apparire. Erano loro a decidere cosa gli piaceva e cosa andava scartato. Non si curavano molto delle opinioni altrui. Lavoravano in stretto contatto con l'artista e non badavano a chi c'era intorno. Andava bene se piaceva a loro. Una cosa fantastica!
 


Nella sessione fotografica in nudo parlavano troppo. Gli ho chiesto di stare zitti. Ci sono stati altri con cui ho lavorato che non avevano molto da dire, ma questi ragazzi erano di continuo a commentare qualsiasi cosa. Non avevano fatto altre sessioni fotografiche, se non quella con Doug Puddifoot. Era stata fatta nell'appartamento di Freddie o di Brian. Il risultato non era molto sofisticato. Non erano abituati a posare in uno studio fotografico. Ho collaborato con loro per circa tre anni, ma non siamo stati in uno studio fotografico tantissime volte. È stato sempre piacevole e divertente. Erano completamente ossessionati dalla loro musica. Era lo stesso con Lou Reed, David Bowie e i Led Zeppelin. Stando a contatto con i primi Queen, ho assistito alle migliori discussioni che abbia mai visto. Erano una combinazione vincente.
Ho fatto degli scatti a Freddie nel suo appartamento, quando viveva con Mary Austin. C'è una foto in cui si intravede sul suo volto una specie di zig-zag verticale bianco, proveniente dal vaso alla sua destra. Non è molto conosciuta. Aveva a che fare con il concetto del Fantasma Dell'Opera, per A Night At The Opera. Venne usata su una rivista che poi titolò proprio "Il fantasma dell'opera", ma non credo che sia stata molto diffusa negli anni a seguire. La foto alla Marlene Dietrich è una delle mie preferite. Coinvolge tutta la band, ma era nata come idea per Freddie da solo. È stata una immagine fondamentale nella mia carriera. L'incontro con Freddie ha dato propulsione alla mia vita; ha aggiunto entusiasmo.



C'è un'altra cosa che mi ha colpito di Freddie: il fatto che non volesse mai essere fotografato mentre sorrideva. Si vergognava dei propri denti. Ne aveva una fila di quattro in più nella parte frontale della mascella inferiore e per questo l'arcata superiore sporgeva di più. Era stato un capriccio della natura. Ricordo che ne parlammo e gli chiesi perché non se li  facesse sistemare, perché quei denti aggiuntivi gli imponevano di controllare il movimento della mascella in un certo modo. Riteneva che la conformazione della cavità orale determinata da quella dentatura gli conferisse una sorta di cassa di risonanza per la propria voce. Per questo non li ha mai fatti estrarre. Gli stava bene avere quell'effetto alla Bugs Bunny, a patto che non venisse osservato. È per questo che nelle foto di Freddie non lo si vede mai con un bel sorriso stampato sul suo volto. Aveva questo complesso del non mostrare quel difetto di fronte alla fotocamera. Anche per questo voleva di continuo fermarsi per verificare come stessero venendo le fotografie.
Ho fatto degli scatti a Freddie nel suo appartamento, quando viveva con Mary Austin. C'è una foto in cui si intravede sul suo volto una specie di zig-zag verticale bianco, proveniente dal vaso alla sua destra. Non è molto conosciuta. Aveva a che fare con il concetto del Fantasma Dell'Opera, per A Night At The Opera. Venne usata su una rivista che poi titolò proprio "Il fantasma dell'opera", ma non credo che sia stata molto diffusa negli anni a seguire. La foto alla Marlene Dietrich è una delle mie preferite. Coinvolge tutta la band, ma era nata come idea per Freddie da solo. È stata una immagine fondamentale nella mia carriera. L'incontro con Freddie ha dato propulsione alla mia vita; ha aggiunto entusiasmo.



C'è un'altra cosa che mi ha colpito di Freddie: il fatto che non volesse mai essere fotografato mentre sorrideva. Si vergognava dei propri denti. Ne aveva una fila di quattro in più nella parte frontale della mascella inferiore e per questo l'arcata superiore sporgeva di più. Era stato un capriccio della natura. Ricordo che ne parlammo e gli chiesi perché non se li  facesse sistemare, perché quei denti aggiuntivi gli imponevano di controllare il movimento della mascella in un certo modo. Riteneva che la conformazione della cavità orale determinata da quella dentatura gli conferisse una sorta di cassa di risonanza per la propria voce. Per questo non li ha mai fatti estrarre. Gli stava bene avere quell'effetto alla Bugs Bunny, a patto che non venisse osservato. È per questo che nelle foto di Freddie non lo si vede mai con un bel sorriso stampato sul suo volto. Aveva questo complesso del non mostrare quel difetto di fronte alla fotocamera. Anche per questo voleva di continuo fermarsi per verificare come stessero venendo le fotografie.
 


Conobbe Mary da Biba. Era un tipo molto domestico, anche se aveva un bell'aspetto glamour. Aveva una personalità molto pacata. Non era il tipo di  ragazza groupie. Conosceva Freddie da un bel po', probabilmente da quando faceva altri lavori. Naturalmente è stata l'ultimo amore della sua vita, perché sì è presa cura di lui per tutto il tempo, anche a volte tornando nella sua vita. La ricordo come una persona molto dolce e dai comportamenti molto ben educati. Sapeva che Freddie aveva le attenzioni di tutti, quindi non ha mai cercato di frapporsi in questi rapporti. Se ne stava piuttosto indisparte, come un angelo nell'ombra pronto per essere di aiuto quando fosse stato necessario. Non li ho mai visti avere discussioni.

Roger invece aveva una fidanzata con la quale litigava spesso. Era incredibile. Non ricordo il suo nome. Era una ragazza molto carina. Litigavano sempre e a lei non piacevano affatto quei momenti. Con Mary invece non c'è mai stato nulla di tutto questo. Lei era completamente dedicata a Freddie, dolcissima. Erano come una coppia sposata. Lo trattava come una persona molto speciale. Era un amore vero. All'epoca non c'erano problemi con la personalità ambigua di Freddie. Ho visto interviste a Freddie degli anni '80 in cui ancora rimarcava quanto importante fosse Mary per lui. Nonostante fosse interessato ai maschi, la definiva comunque l'amore della sua vita. Le lasciò in eredità la sua proprietà. Credo che sia stata sempre una bella persona.
 
Lei non era sicura che sarebbe stata con Freddie per tutta la vita. Sapeva che lui era una persona molto curiosa. Non era la classica bambolina. Lui era un avventuriero, mentre lei badava solo ad essergli compagna. Non l'ho mai vista ficcare il naso negli affari di Freddie. Era semplicemente lasua  compagna, pronta ad essere carina con lui e con i suoi amici. Come ho detto, una gran bella persona, e infatti lo è ancora oggi.
 
Direi che Freddie era molto incuriosito dell'arte inglese della fine del 19° secolo. Del resto era andato a scuola d'arte. Non era il tipo che metteva in prima pagina la propria vita privata. Diventava generosissimo se riusciva a conoscere una persona. Insieme guardavamo libri d'arte e prendevamo una tazza di tè e qualcos'altro.
 
Freddie era interessato dalla stilizzazione, per rendere accessibile al pubblico l'essenza fondamentale dell'immagine. Lui stesso mi disse "voglio essere come Marlene Dietrich", ma in relazione all'aura intorno al personaggio, allo stile, alla vitalità. Non credo che volesse essere Marlene, non penso che volesse essere una donna. Amava solo l'aspetto spettacolare pieno di passione. Non gli interessava che avesse recitato in grandi film, ma piuttosto il fatto che sembrasse sempre dannatamente favolosa. Era sempre molto attenta all'illuminazione. Non era una donna dalla bellezza esagerata, ma sapeva apparire molto più bella di quanto non lo fosse di persona. Freddie aveva una grande capacità compositiva e una grande voce. Voleva essere al pieno delle sue facoltà quando era sul palco. Era concentrato nel progettare il suo personaggio. Lo si vede già nei primi Queen, con lui in pieno controllo dei propri mezzi. I costumi erano importanti, ma era fondamentale il modo in cui venivano usati come complemento all'immagine.

 
La sua creazione, Bohemian Rhapsody, sprizza espressività da ogni punto. Penso proprio che rifletta la sua personalità. Non è inusuale che un artista sia gay. Ce ne sono tanti e credo dipenda dal fatto che hanno più vedute da esplorare. Quindi sì, credo che la sua personalità abbia giocato un ruolo importante nel far emergere il proprio talento e nel produrre la sua voce estremamente emozionale e potente. Mia madre nella seconda metà degli anni '70 era assolutamente incantata dalla voce di Freddie. Diceva che era la più bella, anche se era un tipo piuttosto conservatore. Forse non aveva pregiudizi proprio perché l'ha conosciuto. La sua voce è diventata espressione del rock, ma in un'altra epoca avrebbe rappresentato qualsiasi genere fosse in voga al momento. Le voci più particolari del rock credo siano quelle di Bob Dylan e di Freddie, però mentre Bob può cantare solo in quel genere specifico, Freddie poteva cantare qualsiasi cosa, e lo ha fatto ─ come ad esempio con l'opera. È chiaro che lui vivrà per sempre.
 


Ad essere onesto, i Queen non erano solo Freddie: c'erano Brian alla chitarra e Roger con le armonie... Ma sono anche convinto che loro altri fossero consapevoli che senza di Freddie non sarebbero diventati quello che sono diventati. E poi anche lo stesso John... Ha scritto un successo come Another One Bites The Dust, pur essendo un tipo di pochissime parole. Eppure è un bassista dal grande talento. Era la combinazione di queste quattro personalità miscelate ad aver generato tutta quella straordinaria musica.
 


Se dovessi dire in una sola frase cosa è significato per me Freddie e viceversa? Lui era un tipo molto empatico. Cedo che fra noi ci sia stato un rapporto così buono perché sono stato la prima persona visualmente orientata verso ciò che avrebbe voluto creare. In quel periodo sia io che lui avevamo due personalità sensibili e premurose. Avevamo molti gusti in comune nell'ambito estetico. È stato questo a creare il nostro bel rapporto. Poi per un lungo periodo sono stato in America, quando è esploso il punk rock. Ricordo che mi disse "Cosa diamine ci fai tu, Mick Rock, in mezzo a quella roba? Non ha niente a che fare con le cose che hai fatto in precedenza!". In realtà ho lavorato tanto per Debbie Harry quanto per Johnny Rotten. Comunque ricordo sempre il suo affetto e il profondo rispetto, oltre al suo enorme talento.
 

Freddie, non sarai mai dimenticato. Questo è sicuro.
* * *

© Mick Rock
per tutte le immagini (tranne Bowie con Freddie)


Questa intervista è stata realizzata dai ©Do.Ro. per il documentario The Untold Story, pubblicato nel 2000 con la Freddie Mercury Solo e nel 2006 in Lover Of Life, Singer Of Songs.

Mick Rock è anche autore del libro fotografico Classic Queen del 2007 (copertina rigida) e ristampato in nuova versione più economica con copertina flessibile nel settembre di quest'anno.



Copertina rigida
2 DVD
Copertina flessibile
─ @claudiobadger
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