di Dario Vignali - 20 febbraio 2020
Trascrizione parziale di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
Uno degli aneddoti più importanti della sua carriera ha avuto come protagonista negli anni 90 nientemeno che Roger Taylor dei Queen. E che aneddoto… Ecco un estratto dell’intervista.
«Io provengo da un’altra generazione. Quando si voleva intervistare qualcuno bisognava inviare il proprio curriculum. Ormai quello non importa più a nessuno. La gente va piuttosto su Instagram a controllare quanti followers hai. I grandi musicisti mi hanno insegnato a stare al mondo ed io ho nei loro confronti un debito.
È passata alla storia la mia intervista con i Red Hot Chili Peppers, che io stra-amavo. Li andai a vedere. Partivo da Catania per Milano, con mia madre che mi comprò un piumino pensando che lì facesse sempre freddo. 20 ore di treno. Vedo la band che amavo, con quel sogno di poterli intervistare un giorno.
Quando iniziai la mia carriera riuscii finalmente a intervistarli. Mi presento. C’erano tutti loro strafighi, con quei capelli lunghi e il petto nudo. Era il 1998. Arrivo io, quindi, con la mia pelliccia rock and roll… Busso alla loro porta e me li ritrovo davanti. Anthony Kiedis mi guarda e chiede: “Sei qui per il blowjob?”. Io lo guardo e gli dico: “Senti… Sono qui per l’intervista. Di persone che vogliono farvi un blowjob sono pieni gli stadi. Lasciami fare questa intervista. Ci sto lavorando da un mese e non sono assolutamente disposta a barattarla con niente. Vedrai che sarà molto meglio di un amplesso!”. Ed è così che andò. Fu una figata. E ogni volta che ci incrociamo ancora oggi continuiamo a darci pacche sulle spalle.
Uno dei valori in cui credo di più è l’autenticità. Non si deve mai temere il fatto di mostrarsi per quello che si è davvero. Ed è una soddisfazione immensa. Per le donne poi la faccenda è ancora più complicata. Nessuno ci dice mai che siamo belle per come la natura ci ha fatte, per come si parla, per quello che diciamo e pensiamo. C’è sicuramente bisogno di ritrovare dei modelli genuini da seguire, ma ognuno di noi può fare la sua parte se è autentico. Non che sia un processo semplice da attuare.
Al primo provino che mi fecero a VideoMusic io ero già preparatissima sulla musica. Mi dissero: “Guardi Signorina, non la possiamo prendere perché lei non è abbastanza carina per andare in video”. Al posto mio presero un’altra persona, che adesso è scomparsa da tutti i radar. Faceva pubblicità in TV, comunque. Di musica non ne capiva assolutamente nulla. Quando se ne sono accorti, e dovevano avere come ospite Roger Taylor ─ il batterista dei Queen ─, mi hanno richiamato. Dissero: “Beh, lei ne sa così tanto di musica. Se non è abbastanza carina, almeno potrebbe fare la traduttrice, e magari insegnare la sua passione ai nostri conduttori”. Gli risposi: “Va bene, ci vengo”. Provai ad insegnare la passione a due carciofi, ai quali non fregava niente della musica. Quando poi ci fu l’intervista a Roger Taylor io sono arrivata per fare la traduttrice. Solo che prima di andare in onda mi tolsero il microfono dicendomi: “Guarda, se tu parli in inglese e il pubblico se ne accorge, capiranno che i nostri conduttori non parlano inglese”. Andai al telefono a gettoni disperata, per chiamare mia mamma e dirle di quella storia. Lei mi rispose: “Siete in diretta? E allora afferra il microfono come se fosse la cosa più importante della tua vita! In diretta non possono strappartelo di mano”. Aveva ragione. Così ho fatto la mia traduzione mantenendo stretto in mano quel microfono come se fosse stato il mio baluardo, il grimaldello della mia vita. E alla fine dell’intervista, Roger Taylor ─ che è una delle più grandi rockstar del mondo ─ mi guardò e chiese: “Scusate, ma chi è questa ragazza e chi sono questi altri due che conducono? Dovrebbe presentare lei il programma, non questi due che non capiscono niente!”.
È una storia che continuo a raccontare perché un grande musicista aveva capito il talento di una ragazzina, che tuttavia non veniva mandata in onda a condurre perché non era abbastanza carina. Poi negli anni ho fatto televisione tutta la vita. Questo per dire quanto noi donne siamo ancora schiave in questo paese profondamente retrogrado e iniquo. Ancora dietro a questi standard di bellezza… secondo cosa? Se io sono una critica musicale, quale standard di bellezza dovrei avere? Per me la storia fortunatamente è stata completamente ribaltata, ma dovette arrivare una grande rockstar dall’Inghilterra per capire che c’erano due messi là solo perché avevano le faccette carine. E io voglio portare questa testimonianza soprattutto alle giovani donne che troppo presto si trasformano e cedono ad un’omologazione del volto, quando invece la bellezza sta nell’essere unici.»
Oltre che in un tour teatrale, Paola Maugeri ha portato al pubblico la storia della sua vita nel bellissimo libro ROCK AND RESILIENZA - COME LA MUSICA INSEGNA A STARE AL MONDO. Va da sè che lo consigliamo vivamente.