di Andrea Biliotti
dal gruppo di discussione Comunità Queeniana Italiana, 14 settembre 2016
Arrivati a Milano intorno alle 12, ci infilammo nella metropolitana per poi scendere alla fermata Piazzale Lotto S. Siro. Usciti dalla stazione, ci avviammo verso i cancelli dell'entrata del Palasport, dove c'era già un bel gruppetto di ragazzi in attesa dell'apertura, che (se ricordo bene) avvenne tra le 18 e le 19.
Man mano che passavano le ore, la gente assiepata davanti all'entrata aumentava e insieme a loro aumentava anche il caldo. Ma il momento più brutto della serata fu il momento dell'apertura dei cancelli, poichè quset'ultimi anzichè aprirsi verso l'interno si muovevano verso l'esterno, con tutte le problematiche annesse. Fu un caos infernale. Alla fine gli addetti al servizio d'ordine riuscirono a spingere la calca indietro e ad aprire i cancelli. Erano incazzatissimi. Uno di loro menava tutti quelli che gli capitavano sotto tiro. Io e Tommaso fummo veloci e fortunati. Riuscimmo a schivare i bestioni e ad entrare nel Palasport indenni.
Appena arrivati all'interno ci apparve il palco. Fu una visione meravigliosa: era enorme, con centinaia di faretti e la scenografia di metropolis come sfondo. Arrivammo di corsa ai piedi del palco, in quarta o quinta fila, spostati leggermente a destra. Ormai non rimaneva che attendere l'inizio del concerto.
Apparvero all'improvviso tutti e 4 tra la nebbia; ho i brividi mentre scrivo. Freddie naturalmente con il braccio alzato, e via con Tear It Up. Brian era scatenato; le luci alla massima potenza. Sotto il palco non c'e pace. Poi arriva Under Pressure. Fu un tripudio.
Un po di calma mentre il castoro si accomoda al piano. Ma dopo alcuni arpeggi partono le note di Somebody To Love e fu di nuovo una baraonda. Parte Killer Queen, seguita da un'ovazione. Poi tutte le altre (la scaletta la conoscete benissimo), fino ad arrivare a It's A Hard Life, per la prima volta sentita live come tutte le altre canzoni di The Works. Molto buffo Freddie con il parruccone in testa.
Bello anche il classico momento acustico: un'occasione per riprendere un po' fiato, per tutti. Si riparte a palla con Stone Cold Crazy. Flash abbaglianti e scoppi arrivano dal palco. Another One Bites The Dust, fino ad arrivare all'apoteosi di Bohemian Rhapsody e Radio Ga Ga. Ancora Brian sugli scudi per Hammer To Fall. Vivevamo un sogno. Entra Fred con il chitarrone bianco, e via con Crazy Little Thing Called Love, con il classico finale allungato dove il pubblico si scatena.
Arriva il turno di We Will Rock You e un po di tristezza affiora nella mia mente: il concerto è quasi giunto alla fine. Tutto il Palasport canta e batte le mani fino all'assolo di chitarra. Le prime note al piano... e inizia We Are The Champions. Il coro del pubblico accompagna la band per tutta la canzone, fino ad arrivare al commovente finale.
Tutto fantastico e indescrivibile con le parole. Siamo alla fine. Il gruppo si congeda salutando i fan sulle note di God Save The Queen.
Questo è il ricordo un po' sbiadito di quella giornata. Sono passati tanti anni, ma quando penso a quei momenti l'emozione e la nostalgia riaffiorano indelebilmente.