Stadio di Wembley, Londra, venerdì 11 e sabato 12 luglio 1986
One Vision / Tie Your Mother Down / medley: In The Lap Of The Gods...Revisited - Seven Seas Of Rhye - Tear It Up / A Kind Of Magic / Under Pressure / Another One Bites The Dust / Who Wants To Live Forever / I Want To Break Free / Impromptu / Guitar Solo / Now I’m Here / Love Of My Life / Is This The World We Created / medley: (You’re So Square) Baby I Don’t Care - Hello Mary Lou - Tutti Frutti / Bohemian Rhapsody / Hammer To Fall / Crazy Little Thing Called Love / [solo il 12 luglio] Big Spender / Radio Ga Ga / We Will Rock You / Friends Will Be Friends / We Are The Champions / God Save The Queen
Nei loro tour i Queen hanno sempre portato in scena esibizioni fra le più spettacolari, e i concerti del Magic Tour non hanno fatto eccezione. I due show a Wembley hanno battuto tutti i precedenti record di presenze del pubblico.
Per i due eventi è stato utilizzato il più vasto impianto luci mai assemblato per uno spettacolo dal vivo, dal peso di oltre 9 tonnellate e mezzo. Il palco era il più largo mai assemblato nello Stadio di Wembley, lungo 49 metri e alto quasi 16. Riusciva a riempire un'intera curva dello stadio ed era talmente pesante da richiedere il fissaggio dei supporti nelle fondazioni in calcestruzzo di Wembley.
L'immenso sistema audio era alimentato da oltre mezzo milione di Watt, con le rivoluzionarie "torri di ritardo", e ha comportato l'utilizzo di 180 altoparlanti per la diffusione al pubblico di ogni show.
Uno schermo Starvision da 6 x 9 metri ha fatto la prima apparizione a Wembley ed è stato riutilizzato in seguito a Knebworth (per l'ultimo concerto di sempre dei Queen) in modo da far giungere le immagini del palco fino all'ultimo spettatore nel punto più remoto dell'area destinata. Nel Magic Tour tutto è stato realizzato in grande, e per questo è divenuto uno dei più memorabili spettacoli di tutta la carriera della band.
In aggiunta alla tensione per questi due concerti in casa, a Wembley anche la pioggia ha disturbato tutti per la maggior parte della durata dello spettacolo, la sera di venerdì 11.
Ad aprire l'evento Status Quo, Alarm e INXS, con un pubblico di 72.000 spettatori a entrambe le date.
| |
Freddie:
«Grazie. Buonanotte. Siete stati tremendi, davvero. Vi amiamo. Grazie per essere stati tanto speciali stasera e per aver sopportato la pioggia - e per aver sopportato noi.»
Anni dopo, Brian May ha parlato dell'importanza di questi show:
«I concerti a Wembley del 1986 sono stati il nostro apice. Come band eravano al nostro meglio, e Freddie aveva sviluppato quel modo fenomenale di rapportarsi con il pubblico negli stadi. Tornare a casa a Londra e suonare per due sere con il tutto esaurito era per noi una grande grande occasione. Nessuno di noi poteva sapere che quelle sarebbero state le ultime volte che avremmo suonato dal vivo insieme.»
| |
| |
I Queen suonano sotto la pioggia davanti a un pubblico di 72.000 spettatori.
Il palco viene modificato in modo specifico per entrare nella location. I lavori durano fino al sound check, e alla fine la scenografia risulterà essere più bassa di 1 metro e 20 centimetri, ma comunque leggermente più larga del solito.
Correvano voci secondo cui Bowie avrebbe cantato Under Pressure la sera di sabato 12 luglio, cosa che puntualmente non si realizza.
Mick Jagger assiste al concerto e trascorre del tempo con il gruppo e le loro famiglie nel backstage.
A filmare l'evento ci sono 15 telecamere, una follia per l'epoca. Freddie pretende di avere tutto registrato, anche quando andavano cambiati i nastri. Forse anche per questo la band è un po' nervosa e impacciata, specialmente Brian che buca alcuni assoli (One Vision e parte di Hammer To Fall).
Dall'evento è derivato l'home video più famoso e iconico dei Queen e della musica rock in generale, anche se non è stata assolutamente la loro migliore esibizione.
I Queen si incontrano dopo lo show per un afterparty al Kensington Roof Gardens Night Club, dove si esibiscono per amici e stampa con Cliff Richard e Samantha Fox in uno spazio destinato ai Dicky Heart And The Pacemakers.