Ad un certo punto verso metà degli anni '80 il management dei Queen sonda il terreno per pianificare dei concerti in Unione Sovietica e Cecoslovacchia. In effetti una data in URSS e un'altra in Cina erano andate in fumo qualche anno prima. Freddie ne parla in una intervista in Australia del 1985, dicendo
«Pensavano che avremmo corrotto i loro giovani, o qualcosa del genere».
─ Freddie in Australia del 1985 sugli impedimenti a suonare in URSS
E infatti è dura ottenere le autorizzazioni dal governo locale. La data ─ inizialmente fissata per il 25 luglio e poi slittata al 26 ─ trova finalmente la collocazione definitiva al 27. I Queen sono fra i primi artisti maggiori a suonare oltre la cortina di ferro insieme a AC/DC, Depeche Mode, Elton John e Iron Maiden fin dall'ultimo evento maggiore di Luis Armstrong 22 anni prima. Quello dei Queen è stato comunque l'evento più grande fino a quel momento. Per l'organizzazione della tappa ungherese è stato fondamentale il contributo dell'impresario e promotore Laszlo Hegedus della Multimedia; il motto di Hegedus è "We are the champions".
La MAFILM Dialóg Filmstúdió, compagnia cinematografica governativa del paese, è l'unica ad avere i diritti per riprendere in video il concerto e la permanenza della band in Ungheria (ad eccezione di qualche ripresa della BBC per i propri report e dei Do.Ro. che curarono poi il montaggio del primo documentario sulla band, Magic Years). Nonostante l'esperienza maturata dai Queen in questo settore, sia Freddie che Jim Beach in particolare avevano cieca fiducia nelle capacità dei cameramen ungheresi, che avrebbero aggiunto un proprio tocco culturale al prodotto finito.
«C'è una enorme sensazione di soddisfazione in questo lavoro... È un gran bel lavoro, non è vero?»
─ Roger intervistato a Budapest dalla TV ungherese
■ L'atteso arrivo
Il gruppo e il proprio staff giunge in città con una crociera in aliscafo sul Danubio. Si tratterebbe del Vocsok II (info QUI), l'imbarcazione utilizzata in precedenza da Mikhail Gorbaciov. Il viaggio inizia da Vienna dopo i due concerti al Stadthalle.
Mercoledì 23 luglio, giunti al cospetto del Palazzo del Parlamento (Országház), Freddie scherza con la compagnia del viaggio:
«È in vendita? Quante camere da letto ci sono? Non ci sono abbastanza camere da letto per la sevitù!?»
Sbarcano sulla banchina poco dopo le ore 18, fra una piccola e pacifica folla festante, non lontano dall'hotel Duna Intercontinental (oggi è il Marriott) dove sarebbero stati poi ospiti. Le suite a loro riservate sono le n.312, 313, 314 e 316.
In prima serata cenano al ristorante Il Giardino dell'Imperatore.
Giovedì 24 luglio Roger Taylor fa un giro in go-kart sul nuovissimo circuito da corsa dell'Hungaroring. In serata l'ambasciata britannica organizza un ricevimento di benvenuto per i Queen nella "Regina del Danubio".
La mattina di venerdì 25 Brian e Freddie provano Tavaszi Szél sulla terrazza dell'hotel, mentre Roger fa dei massaggi e prende il sole.
Più tardi in giornata Freddie fa un giro turistico nella cittadina di Szentendre, una ventina di chilometri a Nord di Budapest. Brian e Roger fanno un salto sull'isola Margherita in mezzo al Danubio. Nel pomeriggio John passeggia fumando come uno qualunque lungo il fiume, prendendosi quasi gioco dei fan increduli che se lo ritrovano al tavolino del bar e chiacchierando con una bambina inglese di nome Emma. Brian e Roger visitano il palazzo reale, chiamato castello di Buda. In serata tutti si ritrovano nuovamente al Duna Intercontinental Hotel per la festa di compleanno di Roger intorno alla torta e bagnati da costosissimo champagne Veuve Clicquot, fra tanti scherzi e spensieratezza. Freddie viene intervistato brevemente (cosa insolita, che infatti lo porta a scherzarci su di fronte alla telecamera) sul rapporto fra i Queen e la città di Budapest. In questa occasione pronuncia con leggerezza la frase profetica
«Se sarò ancora vivo, tornerò»
Sabato 26 è una giornata di relax in città, durante la quale il gruppo si rigenera alle incantevoli terme turche dei Király Fürdő. In tardo pomeriggio Brian fa un giro in mongolfiera alzandosi nei pressi del Nepstadion (rinviato il giorno prima per il vento eccessivo), prima del quale si tengono le prove generali del concerto all'interno dello stadio. Freddie si schiarisce la voce bevendo un bicchierino di Palinka ed effetua i suoi vocalizzi nella struttura vuota (ad eccezione degli addetti ai lavori).
In tutto trascorrono cinque giorni a Budapest, nei quali (come già detto) Freddie si dedica agli acquisti di oggetti d'arte e antiquariato con Mary Austin, Roger festeggia il proprio 37° compleanno e va in go-kart sul circuito dell'Hungaroring, John fa il turista burlone sulle rive del Danubio e Brian fa un volo in mongolfiera e si concede ai fan. Alcune scene sono incluse nel montaggio video finale del concerto. Purtroppo tante altre scene della permanenza in Ungheria vanno perdute dopo il montaggio finale della videocassetta. La band declina ogni invito da parte delle autorità comuniste dicendo di non avere tempo a disposizione, tenendosi così alla larga da ogni coinvolgimento politico diretto.
L'evento al Nepstadion viene aperto dai Craaft, come già in altre date del Magic Tour, e dal pittoresco complesso folcloristico Z'zi Labor.
Le 80.000 persone del pubblico provengono per la maggior parte dall'Est Europa.
«Ora arriva la parte difficile»
─ Freddie prima di Tavaszi Szél
I Queen salgono sul palco all'imbrunire, in uno stadio tracimante di fan scatenati di fronte allo spettacolo di luci e alla potenza del suono che non avevano mai conosciuto prima. Tutta l'esibizione è straordinaria. Freddie è in ottima forma. Particolarmente energiche sono One Vision, Tie Your Mother Down. Now I'm Here e Hammer To Fall. Viene eseguita la canzone tradizionale ungherese Tavaszi Szél Vizet Araszt nel set acustico. Il pubblico gradisce e accompagna Brian e Freddie che legge le parole annotate sul palmo della propria mano. Come in ogni altro show dei Queen la folla canta Love Of My Life.
«Sono al settimo cielo».
─ Freddie prima di Is This The World We Created?
Bohemian Rhapsody inizia con Freddie seduto al piano mentre il pubblico fa luccicare delle stelline festive, nella cornice mozzafiato dello stadio.
Seppure teoricamente il pubblico non avesse mai avuto modo di guardare il video promozionale di Radio Ga Ga, tutti sanno benissimo quando alzare e battere le mani per la consueta coreografia.
La presenza della Union Jack portata sul palco da Freddie in We Will Rock You testimonia sicuramente che quel momento non fosse stato discusso con le autorità del paese, che comunque avranno tirato un sospiro di sollievo nel vedere la bandiera ungherese fare la comparsa sul lato opposto.
Con il canto unanime di We Are The Champions si conclude così uno dei più grandi eventi della storia dei Queen. Sulle note dell'inno God Save The Queen, Freddie saluta il suo nuovo pubblico appena conquistato dicendo:
«Buonanotte, grazie tante bella gente. Che Dio vi benedica. Vi amiamo».
■ L'importanza storica
«Questa visita da parte dei Queen in rappresentanza della cultura popolare è di aiuto vitale nell'abbattimento delle barriere fra Est e Ovest. La musica pop è un campo in cui la divisione fra Est e Ovest è meno evidente»
─ David Colvin, ambasciatore britannico in Ungheria.
Brian dichiara in seguito che è stato
«il concerto più sfidante e particolare che il gruppo abbia mai fatto.»
In effetti al giorno d'oggi non è facile cogliere l'importanza storica di un evento come questo. Il mondo viveva spaccato in due, fra il blocco occidentale sostenuto dagli Stati Uniti d'America e gli stati filo-sovietici del Patto di Varsavia. Pensare che un gruppo rock britannico che rispondeva al nome "Queen" e che si presentava con un frontman eccentrico come Freddie Mercury al cospetto di un pubblico culturalmente represso... beh, era qualcosa di oggettivamente eccezionale e incredibile.
E perchè l'Ungheria? Per cominciare, nel paese era presente un Queen Fan Club fin dal 1982 e le riforme socio-economiche creavano le condizioni per accogliere (forse) un evento di quel calibro, abbinato a una fanbase di tutto rispetto che aveva trovato nell'importazione dalla vicina Jugoslavia il canale commerciale per procurarsi gli album desiderati. Non era all'epoca neanche da sottovalutare il bacino di acquirenti di dischi nel blocco orientale dell'Europa, stimato in oltre 300 milioni di persone. La richiesta di biglietti fu infatti più che doppia, con un sold-out che non tardò per niente ad arrivare già al primo giorno di vendita. Si stima che altre 45.000 persone furono ammesse ad ascoltare il concerto fuori dallo stadio, poichè privi di biglietto.
Grazie all'eccellente lavoro ai fianchi da parte del manager dei Queen Jim Beach e di Laszlo Hegedus, le autorità comuniste si convinsero che un evento del genere sarebbe stato un ottimo veicolo di consensi per la propaganda. Addirittura si attivarono per finanziare parte del costo dei biglietti per consentire al pubblico ungherese (finanziariamente non al top della condizione) di affluire in massa. Il costo effettivo dei biglietti a carico del pubblico variava da 3,30$ a 5,30$, gonfiato fino a 7 volte per effetto del bagarinaggio.
Il rinvio iniziale della date del concerto che segnalavo prima era dovuto al tentativo di programmare tre spettacoli, ipotesi respinte dalle autorità per via della preoccupazione su eventuali ripercussioni sociali di una così lunga presenza occidentale sotto gli occhi del popolo ungherese.
Con questo evento i Queen si confermavano pionieri dell'esperienza live nei luoghi più inesplorati dello show-biz, come già era successo all'inizio degli anni'80 con i concerti nei grandi stadi del Sud America.
■ Home video
Un po' come tutto quello che ha a che fare con i preparativi di questo evento, anche il video gioca un ruolo fondamentale nella fattibilità del concerto. I Queen infatti erano determinati a sondare nuovi territori nel blocco comunista/sovietico, ma i costi dei biglietti in quelle regioni erano quasi pari a un quarto di quanto si presentava nelle altre zone del pianeta. La realizzazione del filmato da parte della compagnia governativa diede al management dei Queen la garanzia di futuri introiti derivanti dalla pubblicazione e alle autorità la desiderata visibilità propagandistica planetaria.
Il 12 dicembre dello stesso anno nella capitale ungherese viene presentato il video definitivo Live In Budapest, poi pubblicato nel mese di febbraio '87 in VHS e Laserdisc. Brian May partecipa al party e alla conferenza stampa al National Congress Hall insieme a circa 800 invitati.
Nonostante l'impiego, già sottolineato, dei migliori mezzi per la ripresa audio-video, la prima edizione presenta una velocità di 25 fotogrammi al secondo (più veloce dello standard). L'inconveniente ha causato l'alterazione dell'audio che presenta un semitono in più e una percepibile accelerazione dei movimenti sul palco. Malgrado questo Queen Live In Budapest viene premiato il 6 ottobre 1987 ai British Music Awards.
L'home video arriva fino ai giorni nostri corretto e rimasterizzato in alta definizione con il titolo Hungarian Rhapsody - Queen live in Budapest. Mancano sempre le riprese di Another One Bites The Dust, (You're So Square) Baby I Don't Care e Hello Mary Lou, giudicate di qualità video non all'altezza e poi definitivamente perdute. Per lo stesso motivo sono rimasti identici i tagli di Tie Your Mother Down, I Want To Break Free e Crazy Little Thing Called Love, non essendo più disponibili le bobine originali al momento della rimasterizzazione. Tutti i brani sono invece presenti nei 2 CD inclusi nell'edizione deluxe del 2012.
Il regista Janos Zsombolyai aveva effettuato una prova di registrazione dei Queen live a Colonia, ma purtroppo le bobine sono state cancellate per recuperare il costo delle pellicole (!).
Le versioni di A Kind Of Magic e Under Pressure incluse nell'album Live Magic sono state registrate durante questo show.
Blu-Ray
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Blu-Ray + CD
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CD
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