Roger Taylor, batterista dei Queen: «Ricordo la delusione di quando non ci hanno lasciato venire a suonare a Santiago nell'85» Il musicista, uno dei due membri originari del gruppo, racconta a La Terzera come sarà la loro seconda esibizione in Cile, ed elogia il giovane cantante Adam Lambert. Fonte: La Tercera, di Andrés del Real, 5 settembre 2015 Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana |

Dopo un lungo tour mondiale durato quasi un anno, Roger Taylor (66 anni) spende il suo tempo libero sfogliando libri, componendo brani per film indipendenti e ascoltando qualche altra band contemporanea, come gli islandesi Sigur Rós, fra i suoi favoriti. Ma i giorni di relax in Inghilterra finiranno presto per far posto alle prove per il ritorno in tour.
Questa volta tocca al Sud America, l'ultima tappa finora confermata del tour mondiale dei Queen, nella loro ultima incarnazione che comprende anche il chitarrista Brian May, l'altro superstite della formazione storica, e il giovane cantante Adam Lambert. Il ritorno nel continente si concluderà il 30 settembre alla Pista Atletica dello Stadio Nazionale [di Santiago de Cile, ndt], con una riconciliazione del leggendario gruppo inglese con una base locale di fans che gli ha tributato il tutto esaurito nella maggior parte delle date in programma.
«Penso che il motivo per cui siamo andati meglio che in qualsiasi altro tour sia che Brian e io lo facciamo da molti anni. Io davvero non credevo che avremmo fatto di nuovo un tour così grande, ma Adam, con la sua giovinezza e talento, ci ha permesso di tornare a goderci il gusto di suonare in giro per il mondo», ha detto al telefono a La Tercera il batterista e fondatore dei Queen, senza risparmio di elogi per il loro attuale frontman. È un cantante pop istrionico Adam Lambert, 33 anni, ex concorrente a American Idol, che dal 2012 ha preso nel gruppo il posto lasciato libero dal cantante Paul Rodgers ─ che si è esibito in Cile nel 2008 ─, nel tentativo di far rivivere sul palco l'eredità di Freddie Mercury.
E, anche se per nessuno deve essere facile prendere il posto di colui che per molti è stato uno dei migliori cantanti del XX secolo, Lambert ha un solido appoggio: un repertorio di rock classico, che in questo tour raggiunge le 30 canzoni, fra inni dal vivo come Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga e Under Pressure. Questi ultimi due, tra l'altro, sono co-scritti da Taylor, il quale anticipa che la set list di Santiago sarà simile a quella già utilizzata nel resto del tour, «anche se è destinata a cambiare per 3 o 4 canzoni, perché per noi è più divertente apportare qualche modifica».
─ Ricordi qualcosa dal suo precedente spettacolo in Cile sette anni fa?
«Ad essere onesti, quello che mi ricordo di più è che il pubblico è stato un po' settorializzato, quindi spero che questa volta sia più uniforme. Sembrava che le persone con i soldi fossero davanti e il resto nelle retrovie, quindi cercate di non fare lo stesso questa volta. Onestamente, mi ha infastidito un po', perchè ho pensato che forse le persone sbagliate avevano i posti migliori.»
─ C'è un rapporto speciale tra i Queen e il pubblico sudamericano? Si dice che Las Palabras De Amor (del 1982) sia stata dedicata ai vostri fans di questa parte del mondo.
«Esatto. La prima volta che siamo venuti in Sud America, purtroppo non potemmo suonare in Cile, ma lo abbiamo fatto in Brasile e Argentina. Ricordo che Brian è rimasto molto ispirato dalla fantastica accoglienza che abbiamo ricevuto, quindi abbiamo deciso, come dimostrazione del nostro apprezzamento, di scrivere una canzone con un ritornello in spagnolo, perché non tutto deve essere fatto in inglese. Il pubblico era molto caloroso. Vedere come cantavano le canzoni nella nostra lingua ci è sembrato un gesto di grande generosità, così abbiamo voluto restituire il favore.»
─ Secondo un documentario della BBC, nella vostra seconda visita in Sud America del 1985 si dice che avreste voluto venire allo Stadio Nazionale di Santiago, ma le autorità dell'epoca ve l'hanno impedito. Ricordi qualcosa di questo episodio?
«Tutto quello che ricordo è di avere pensato che fosse fantastico suonare in Cile, e poi è arrivata la delusione quando non ci hanno permesso di venire a Santiago. È stato nel 1985, e in realtà è l'unica cosa che ricordo, perché è successo tanto tempo fa.»
─ Dopo la fine di questo tour latino-americano, ci sono piani per registrare qualcosa in studio con Adam Lambert?
«Sarebbe bello registrare qualcosa con Adam, anche se solo una volta. Penso che abbia davvero un senso, ma per ora non abbiamo piani concreti. Penso che sia una sorta di logica estensione di quello che stiamo facendo, per tirar fuori qualche nuovo classico, quindi forse è meglio cominciare a comporre qualcosa...»
─ Qual è stato il processo che ha portato alla realizzazione della compilation Queen Forever (2014)?
«È stato molto difficile, ed è stato faticoso scegliere le canzoni. Ma è stato un esercizio interessante, anche se troppo complicato. Devo ammettere che non sono ne stato troppo felice. Ad essere onesti, avevamo le versioni di Freddie del materiale realizzato con Michael Jackson, ma purtroppo abbiamo avuto degli impedimenti che non ci hanno permesso di pubblicare ciò che volevamo. È stato frustrante, perché credo che le versioni presenti nell'album non siano buone come il resto che è rimasto nel cassetto. Spero che un giorno possano vedere la luce.»
─ Questo 2015 segna i 40 anni dalla pubblicazione di A Night At The Opera, per alcuni il miglior album dei Queen. Cosa ti viene in mente pensando a quel disco?
«Beh, la prima cosa è che faccio fatica a credere che siano passati 40 anni (ride). È un sacco di tempo. Per noi è stato un punto di svolta, una pietra miliare. Un momento molto importante nella nostra carriera, che ci ha portato ad un altro livello grazie a canzoni che sono diventate dei classici, come Bohemian rhapsody.»
─ Pensi che oggi sia possibile realizzare un altro disco come quello?
«La vedo molto difficile. Ora tutto è più rapido. La gente ascolta e scarica i singoli brani. Ovviamente continuano ad esserci album di successo, ma in A Night At The Opera c'erano molti stili diversi. Ora si punta ad avere un successo immediato e non ci si può permettere il costo che richiederebbe un disco come Opera. Sembra che la maggior parte della musica attuale non riesca ad essere variegata in quel modo; non è facile sentire un disco tanto vario, che copre tanti generi.»
─ Qual è lo stato attuale del biopic su Freddie Mercury?
«Io e Brian stiamo lavorando con un grande autore, anche se per adesso siamo in attesa che a Hollywood qualcuno faccia il proprio dovere. In ogni caso, non siamo pienamente coinvolti nel progetto. Non vi partecipiamo direttamente. Ma, siccome siamo parte della storia, abbiamo potere di veto, e vogliamo fare un buon film. Noi, in realtà, non ci preoccupiamo molto del tempo che servirà per completarlo. Ma devo dire che sta richiedendo ben più di quanto si prevedeva per essere completato.»