«Per un concerto a Truro venivamo pagati 50 Sterline. Non sono comunque sicuro che si sarebbero fatti vivi in tanti»
Fonte: CornwallLive, 1 febbraio 2018 (originariamente pubblicato su West Briton nel 2011)
Traduzione in Italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
I loro successi, i modi istrionici, i concerti e il retaggio sono ben noti, ma la genesi dei Queen in Cornovaglia viene ricordata solo da chi è abbastanza anziano per essere un fan di quelli irriducibili.
Truro è la città dove Roger è nato ed è cresciuto. Infatti molti suoi abitanti sono estremamente orgogliosi di questa connessione, ma la stessa città e la regione della Gran Bretagna hanno anche giocato un ruolo determinante nella crescita delle più forti rockband.
La mia intervista è iniziata chiedendo a Roger se la famigerata storia riguardo nani nudi che portavano vassoi d'argento con cocaina all'evento per il lancio di uno degli album dei Queen negli anni '70 fosse in effetti vera.
Roger passa subito a parlare del suo amore per la Cornovaglia.
«Non si può togliersi da dentro il cuore la Cornovaglia... Non vivo costantemente nel paese, ma ancora possiedo una casa a Helford. C'è sempre qualcosa che mi riporta a tornare verso il mare.»
Quest'uomo, citato da uno del calibro di Dave Grohl dei Foo Fighters come il più grande batterista del mondo, ricorda i suoi primi passi nel mondo del rock, quando era ancora un pupillo alla Truro School.
Questo a contribuito davvero a farmi crescere in modo sano. Nel periodo in cui andavo a scuola, era un modo per guadagnare soldi e, naturalmente, la Truro School era un istituto completamente al maschile all'epoca, per cui la musica era anche una maniera per incontrare le ragazze ....
Suonavamo tantissima musica soul, tantissime cover di pezzi popolari di quell'epoca, come Otis Redding e James Brown. Sono passato a Jimi Hendrix e Bob Dylan, e il sound è diventato più prog.
La prima band seria di cui ho fatto parte nel periodo degli studi erano i The Reaction. Suonammo ovunque, dalla Blue Lagoon di Newquay ai municipi di Liskeard e Bodmin, fino a quello di St Just e in posti come Hayle. Ricordo anche i primi concerti al Princess Pavilion di Falmouth, al Comune di Truro e strutture annesse.
Nei municipi venivano a vederci un sacco di persone strane.»
«L'unica ragione per cui andai a Londra fu il far parte di una band. Sfortunatamente non era proprio possibile far parte di una band di successo restando in Cornovaglia. Devo ammettere che non ho mai nutrito il desiderio di essere un dentista. Mi piaceva biologia e si diceva che i biologi fossero molto ben pagati. È questa la vera ragione per cui scelsi l'odontoiatrica.
Volevo far parte di un gruppo, e che fosse anche un gruppo alla conquista del mondo. Fortunatamente il mio prestito studentesco mi consentiva di vivere e allo stesso tempo di mettere insieme una band.»
Quella band erano gli Smile, di cui facevano parte anche Brian May alla chitarra e Tim Staffell alla voce. Roger racconta: «Tim era il nostro Sting. Sting senza ego».
I Queen erano riconoscibili nella musica degli Smile?
«Direi proprio di sì. Era già presente il sound dei Queen. Anche all'epoca Brian aveva sempre avuto un suono distintivo con la propria chitarra. Fin da allora già suonavamo insieme quasi in modo telepatico. Si è molto fortunati a fare parte di una band in cui è presente una relazione musicale come c'è fra me e Brian. Insieme facciamo un gran baccano!»
Un locale in Pydar Street chiamato PJ’s club, a Truro, fu di grande aiuto per gli Smile, e successivamente con i Queen, la band portata in scena da Freddie Mercury. In effetti il gruppo fece uno dei propri migliori concerti con Freddie alla voce proprio al PJ’s, ed un quotidiano della Cornovaglia (il West Briton) fu protagonista di una piccola porzione di storia del rock quando stampò un annuncio per il concerto, la prima menzione dei Queen mai pubblicata in tutta la storia.
«Di fatto venne organizzato da mia madre in favore della Croce Rossa. Venimmo pagati 50 Sterline, che era davvero tanta roba all'epoca. Non saprei però in quanti si presentarono.
Da quel momento in poi iniziò una vorticosa attività. Da allora le nostre vite sono state al 98% dedicate ai Queen e il restante due per cento alle cose normali. Avevamo giusto appena il tempo di vedere le nostre fidanzate e le nostre famiglie, per cui i miei viaggi di ritorno in Cornovaglia divennero sempre più rari per alcuni anni.
Ci sono alcuni concerti fra quelli dei primi anni che ricordo nitidamente, come quello al Tregye Country Club, vicino Carnon Downs, dove gente del calibro di Hawkwind e Arthur Brown suonavano tutti insieme in un tendone. Noi eravamo lì come gruppo spalla.»
Registrammo il nostro primo album al Trident, uno studio molto in voga all'epoca. Non avevamo un soldo, ma eravamo gestiti dalla Trident, per cui utilizzavamo l'impianto nelle ore di chiusura, quando Bowie interrompeva le registrazioni giornaliere di Ziggy Stardust; c'era anche George Harrison. Per cui spesso non riuscivamo ad entrare in studio prima delle 2 o le 3 di notte, quando loro altri andavano a letto.»
Vedremo mai un concerto di Roger Taylor o dei Queen in Cornovaglia in futuro?
«Sarebbe divertente, ma è più complicato di quanto la gente possa pensare, specialmente l'organizzazione dei singoli concerti. Servono le attrezzature e la squadra, e trovare una band redditizia.»
«Il Live Aid è stato un momento saliente, così come anche suonare negli stadi da calcio in Sud America, suonare in America con una serie di spettacoli al Madison Square Garden.
Ma la cosa di cui sono maggiormente orgoglioso è la longevità della band. Penso proprio che sia capitato solo a noi e ai Led Zeppelin...»
È tantissima roba per un ragazzo di Truro che sognava una vita "in una band alla conquista del mondo" entrare nel panteon dei grandi del rock accanto a Beatles, Stones, Bowie e Led Zep.
«Questo è molto carino da parte tua. È una bellissima compagnia in effetti.»
Questa intervista è stata pubblicata originariamente sul West Briton nel 2011.
È possibile leggere altro sulla prima connessione della band con la Cornovaglia nel libro "Queen in Cornwall" di Rupert White. Grazie a Rupert per l'utilizzo di molte delle immagini qui presenti [riprodotte in bassa risoluzione, ndt].