di Alexey Zakharov - Russian Queen VK Community
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
Noi della Russian Queen VK Community abbiamo raggiunto Tim Wapshott, il co-autore di Jim nel libro, con la speranza di chiarire alcuni aspetti mal compresi.
Venni avvicinato da un amico in comune che mi presentò Jim subito dopo la morte di Freddie Mercury. Ovviamente Jim faticava tantissimo per elaborare quella perdita, perché era rimasto per anni insieme a Freddie.
E quindi, scrivere il libro fu un’idea di Jim e ti chiese di aiutarlo?
Jim voleva fare quel libro. Credo che lui pensasse che scrivere Mercury and Me sarebbe stato molto catartico, un modo per esorcizzare quel suo lungo dolore.
In che modo avete scritto il libro?
Andavamo molto d’accordo e, una volta che Jim mi conobbe un po’ meglio, si aprì completamente. Onestamente non c’era nulla di preparato in quello che mi avrebbe raccontato; nulla di ambiguo o di egocentrico da parte sua. Non è facile lavorare per mesi ad un libro con una persona che non rispetti o che non ti piace, ma per fortuna io rispettavo tantissimo Jim e mi piaceva come persona. È stato chiaro e realistico nel raccontare la propria vita e la relazione che ebbe con una persona così straordinaria.
Il libro ovviamente è strutturato come una serie di interviste. Hai fatto molte domande a Jim oppure è stato maggiormente lui a raccontarti le cose?
Lavorando con qualcuno sui propri ricordi comporta entrambi questi fattori.
Le sedute si sono svolte in ordine cronologico, dall’inizio alla fine, oppure in modo più o meno casual?
Penso che sia stato piuttosto cronologico, sì, in modo da seguire la storia reale.
In che modo Jim ha preso parte al processo di redazione del libro?
In nessuna maniera. Jim non era uno scrittore.
Ci sono state cosec he Jim trovava particolarmente difficili da raccontare?
Sì, naturalmente. È dura perdere le persone care con cui hai passato i momenti migliori, ma essere al loro fianco mentre hai i media di tutto il mondo accampato fuori di casa propria perché il tuo compagno è una delle persone più famose del pianeta aumenta comporta un ulteriore aggravio. Jim era irritato dal fatto che la stampa mondiale girasse attorno casa a Garden Lodge mentre la battaglia di Freddie contro l’AIDS stava per volgere a termine. Rivivere il momento in cui Freddie gli morì fra le braccia naturalmente è stato molto traumatico, così come quando mi ha parlato di ciò che gli era successo dopo aver perduto l’amore della sua vita.
Quanto del materiale che era stato scritto non è finiti poi nel libro, e perchè?
Per fortuna pochissimo! Penso che abbiamo incluso ogni ricordo fra quelli più importanti nella memoria di Jim.
Jim nel libro dice di pensare che Freddie sia stato “costretto” a scrivere il comunicato stampa sul proprio stato di malato di AIDS. Puoi dirci con maggiori dettagli il perchè di questo?
No, era solo la sua impressione.
Quali sono state le reazioni generali che hanno seguito la pubblicazione del libro?
Molto buone. È stato accolto bene, specialmente dai fan dei Queen in tutto il mondo. E questo era molto importante per Jim. Dopo la morte di Freddie, andò alla convention del Queen Fan Club, incontrando persone che amavano ogni cosa di Freddie, proprio come lui.
Il libro ha trovato anche un’importante collocazione nella storia del movimento LGBT, perchè rappresentava una storia personale sulla devastazione dell’AIDS sullo sfondo della società di quegli anni avversi e omofobici nel Regno Unito. Fu un periodo oscuro, pieno di pregiudizi e ignoranza. L’uscita del film Bohemian Rhapsody ha permesso al libro di scalare nuovamente le classifiche, specialmente negli Stati Uniti, dove i fan vogliono scoprire altro sul conto di Jim Hutton, desiderosi di leggere quello che ha raccontato colui che la star chiamava “mio marito”. Sono certo che Jim ne sarebbe molto lusingato.
Pensi che i pregiudizi omofibici nel Regno Unito abbiano influenzato la percezione del pubblico nei confronti di Freddie Mercury quando era ancora vivo? E in che modo? La sua sessualità era un tema chiaro a tutti oppure la gente non ne aveva neanche idea?
Penso che Freddie fosse semplicemente Freddie. Chiunque con un briciolo di cervello si sarebbe accorto che Freddie fosse gay. E poi lui non faceva nulla di speciale per nascondere la propria sessualità. Solo che non voleva assolutamente parlarne con gli sporchi reporter dei tabloid inglesi. Come biasimarlo?! Fortunatamente, oggi nel Regno Unito l’omofobia e i pregiudizi sulla sessualitù sono visti semplicemente per quello che sono: crimini legati all’odio.
Sicuramente ricorderai le prime indiscrezioni sui giornali riguardo Freddie e l’AIDS. Quanto erano prese seriamente quelle storie dai media e dal pubblico generalista?
Non penso che il pubblico ne fosse influenzato, e per i giornali erano interessanti solo in quanto “storie”.
Tu e Jim temevate qualche reazione negative nei confronti del libro? Ci sono stati casi di questo tipo?
Neppure un po’. Ciò che è stato raccontato rappresenta una tenera storia d’amore.
Abbiamo sentito delle voci bizzarre riguardo portavoce dei Queen e/o componenti della famiglia di Freddie che avrebbero intentato azioni legali contro Jim e il suo libro. C’è qualcosa di vero?
Posso confermare che non ci sono mai state azioni legali contro Jim Hutton e/o il bestseller Mercury and Me, e non c’è stato neppure alcun dibattito per la semplice ragione che Jim era stato insieme a Freddie e il suo interessantissimo racconto è vero, così come la loro commovente storia.
Ho sempre percepito che i restanti component dei Queen conoscessero Jim bene e che gli piacesse, capendo anche il suo dolore per la perdita di Freddie. In effetti, quando pubblicammo l’edizione Kindle qualche anno fa, Brian May gli dedicò una piccolo promozione sulla propria pagina web. Non c’è mai stato nessun problema con il libro, né con la famiglia di Freddie che con quella di Jim.
Penso che sia stato perfettamente calzante. Non mi ha lasciato molto a cui pensare.
Freddie nel film si ricongiunge con Jim quando sa già di essere positive all’AIDS. Pensi che sia stata una scelta azzeccata da parte degli scenggiatori?
Non è stata in generale una narrazione accurata, per cui non saprei dire se sia stata una decisione giusta. La malattia di Freddie non era stata ancora diagnosticata nè tantomeno confermata nel momento in cui lui cantò al Live Aid.
Hai mai incontrato di persona Freddie Mercury, i suoi compagni di band, gli amici o membri della famiglia?
Ho incontrato Freddie in occasione di una festa che organizzò a Garden Lodge. Come ci si poteva aspettare, offriva un’ospitalità seconda a nessun altro! E di tanto in tanto incontro ancora Brian May e/o sua moglie Anita ad eventi privati e pubblici, Durante la lavorazione del libro ho avuto modo di conoscere Martha, la più grande amica di Jim, e l’ho rivista per l’ultima volta alcuni anni fa quando prese parte e supportò il lancio dell’edizione Kindle aggiornata di Mercury and Me, così come l’adorabile Jackie Gunn del Queen Fan Club inglese.
Puoi raccontarci qualcos’altro riguardo quel party a Garden Lodge? Com’era Freddie?
Freddie era piuttosto timido e lasciava fare molto ai più festaioli. Penso di essere andato a quella festa in quanto era il ricevimento di compleanno di Peter Straker. Per questo c’erano un sacco di ospiti che Freddie non conosceva. E in situazioni come quella tendeva a mantenere un basso profilo!
Che tipo di persona era Jim? È stato facile lavorare con lui?
Jim era delicato e gentile. Di norma era un tipo tranquillo, riservato e introverso, ma sapeva lasciarsi andare. E in quelle occasioni adorava ridere e far ridere. Con tutti i suoi problemi, è stato una persona felice per ciò che aveva vissuto. A Jim piaceva anche prendersi cura tanto delle piante quanto di gatti o cani di ogni tipo. Per lui questo era stato sempre una costante.
Hai qualche racconto divertente su Jim, sia durante la scrittura del libro che dopo la sua uscita?
Tutte le interviste per il libro sono state registrate nella casa di Jim a Ravenscourt Park. I suoi gatti erano lì seduti per la maggior parte delle volte! Ogni qualvolta entravano in casa si sdraiavano affianco a Jim e solo quando erano a proprio agio potevamo iniziare.
Siete rimasti in contatto anche dopo la pubblicazione del libro?
Sì, Jim restò a Londra per alcuni anni dopo la morte di Freddie, ma a partire dalla fine degli anni 90 si ritirò di nuovo in Irlanda, dove viveva nella casa costruita dopo quella di sua madre. Dopo si allora non tornò spesso a Londra, ma di tanto in tanto ci sentivamo al telefono. Pensai che avesse trovato definitivamente una forma di appagamento che non riusciva a trovare tutte le volte che si fermava a Londra. Gli pesava troppo la mancanza di Freddie.
Quando hai parlato o ti sei visto con lui per l’ultima volta?
Non ne sono sicuro; forse 18 mesi prima della sua morte…?
Grazie per le tue rispote! Apprezziamo il tuo aiuto, Mr. Wapshott!