di Neil McCormick - The Telegraph, 23 luglio 2021
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana
May è sfuggito al Covid, ma ha avuto una serie di problemi di salute, tra cui un attacco di cuore nel maggio dello scorso anno. «Ancora non me ne capacito. Non faccio nessuna cosa sbagliata: non bevo, non fumo, mi tengo in forma andando in bicicletta e nuotando.»
Eppure ha subito un intervento chirurgico al cuore e gli sono stati inseriti tre stent. «È stata una lunga convalescenza, e ancora non ho finito. Ci sono un sacco di complicazioni con i farmaci, che ti incasinano tutto l'organismo. È stato terribile.»
E infine, durante le inondazioni a Londra all'inizio di questo mese, il seminterrato della sua casa a Kensington è stato inondato dall'acqua e dal fango, rovinando vecchi album fotografici e cimeli di famiglia. «Tutto era inondato e coperto di melma nera. È stato disgustoso. So che non è la fine del mondo. Non è morto nessuno. Ma non ho dormito molto da quando è successo. Non sono una persona che lascia andare le cose facilmente, quindi forse ha avuto un effetto emotivo sproporzionato. Mi sento come se cercassi di afferrare dei pezzi della mia vita che mi sono stati portati via».
Ma c'è qualcosa di positivo in May, con i suoi caratteristici capelli lunghi che pendono in riccioli d'argento intorno al suo viso. Parla dolcemente ed è riflessivo, con una risata gentile che alleggerisce le sue pene, ma (per sua stessa ammissione) ha la tendenza a soffermarsi sul lato oscuro delle cose. «Questo è il mio punto debole: faccio lavorare molto la mia testa con i pensieri.»
Potrebbe non essere ovvio dalla sua immagine di riferimento musicale di uno dei gruppi rock più amati al mondo, ma May ammette di essere sempre stato incline alla depressione. «Sono stato in terapia. Ci ho lavorato molto. Ma ci sono ancora mattine in cui mi sveglio e penso: "Non voglio proprio alzarmi. Non credo di poter riuscire ad affrontare questa giornata".»
Ma lui si rialza, e questo è uno degli aspetti chiave della sua musica.
Durante l'isolamento, May ha rilavorato al suo album di debutto da solista Back To The Light, pubblicato nel 1992 a meno di un anno dalla morte per HIV/AIDS di Freddie Mercury. «Una di queste notti l'ho ascoltato tutto al buio e mi ha davvero colpito, perché ho pensato: "Sono ancora la stessa persona. Ho ancora gli stessi conflitti interni, lo stesso dolore, la stessa passione". I Queen erano appena finiti, e volevo trovare una nuova luce, un nuovo percorso. E lo trovai in questo disco. È ancora così, in un certo senso».
Anche se è stato un album da prime 10 posizioni in classifica e ha generato due singoli di successo, Back To The Light non era più in circolazione da oltre 15 anni, e non è mai stato pubblicato sulle piattaforme di streaming. Ora è stato finalmente ripubblicato, splendidamente riconfezionato con abbondanti extra. Con le sue chitarre, i sintetizzatori, la batteria fragorosa del compianto Cozy Powell e i cori sovraincisi, suona come un classico dei Queen riscoperto a distanza di tempo. Eppure trasuda una vulnerabilità che ha qualcosa a che fare con il timbro della voce di May e con la sincerità dei testi implicita in titoli come I'm Scared, Nothin' But Blue e Just One Life.
«All'epoca sapevo che non avrei più rivisto Freddie, ma stavo anche perdendo mio padre [Harold May è morto di cancro a 66 anni proprio nel 1991 - NdR] e il mio matrimonio stava andando a rotoli con tutta la mia famiglia [Si è separato da Christine Mullen, la madre dei suoi tre figli, nel 1988 - NdR]. Ero nel mezzo del buio più profondo, alla ricerca della luce.»
May ricorda che un Mercury già malato lo incoraggiò a fare un album da solista. «Disse: "Non ne parliamo più, ma sappiamo che non vivrò a lungo, perciò questo è il momento in cui dovresti farti avanti". È stata una cosa molto, molto coraggiosa da dire per Freddie in un modo molto concreto.»
In effetti, la canzone simbolo Too Much Love Will Kill You, fu registrata anche dai Queen e pubblicata in un album postumo, Made in Heaven, nel 1995. Ma fu originariamente scritta e registrata da May nel 1988, mentre era diviso tra il suo matrimonio in crisi e una storia d'amore con la futura moglie Anita Dobson che poi sposò nel 2000. Quando Mercury sentì la versione di May, esclamò: "La canto io!". Perciò fu debitamente reincisa.
«In quel momento non si trattava più del mio dolore personale, ma della battaglia che Freddie stava combattendo. Fu la stessa cosa con The Show Must Go On. L'ho scritta io, con un po' di aiuto da parte di Freddie, e parlava di un clown che cerca di mantenere la sua faccia sorridente. Non è stato mai detto che rappresentasse quel momento nella vita di Freddie. Quando gli ho dato la versione finale da cantare, è stato come togliere il coperchio a una bottiglia che stava già per esplodere. Ci ha messo così tanta energia! Freddie era tracimante di passione. Era sempre fonte di ispirazione. Sempre!»
May è andato in tour per diversi anni con la Brian May Band, ma pubblicò solo un altro album da solista, Another World, nel 1998. In seguito, invece, si concentrò sulle collaborazioni con la cantante Kerry Ellis. «La mia chitarra è stata per tanti anni la mia voce, per cui provavo una certa confusione nel fatto di dover prestare attenzione a suonare e cantare in prima persona. Sentivo che il mio modo di suonare ne risentiva.»
May e il batterista Roger Taylor si sono ritrovati centinaia di volte per esibirsi dal vivo come Queen, con le parti vocali affidate prima a Paul Rodgers dei Free dal 2004 al 2009 e poi alla star di American Idol Adam Lambert dal 2011. Un nuovo tour dei Queen inizierà a maggio dell'anno prossimo, e May sta pensando di fare un album strumentale da solista, a lungo desiderato: «..."se mi sarà concesso", come diceva mia madre.»
Oltre alla musica, May ha interessi radicati nell'astrofisica e nella fotografia stereoscopica, ed è un attivista dichiarato per i diritti degli animali. «Non sono bravo a rilassarmi. Credo, esistenzialmente, di essere una macchina che deve continuare a muoversi sempre. Per anni ho cercato l'antidoto, una canzone che risolvesse tutti i miei problemi, ma non l'ho mai trovata. E a volte mi lamento di questo. Altre volte penso che forse sono solo io a pensare in questo modo e, allo stesso tempo, che questo stato sia ciò che mi spinge e mi dia la forza per fare tutto ciò che faccio. Quindi è meglio che vada avanti in questo modo e cerchi di fare un buon lavoro. Non so se ci riesco sempre, ma almeno ci provo.»
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