di Abele Gallo
Non scrivo questo post su Bohemian Rhapsody (il film) perché se lo aspetta qualcuno, lo faccio semplicemente perché i Queen sono una parte fondamentale della mia vita da 35 anni; un film sulla vita degli zii e sulla loro carriera va visto, analizzato, criticato, vissuto, rivisto, sognato.
Chi ha assistito a "The Doors" di Oliver Stone nell'ottobre di 27 anni fa (l'accostamento lo faranno in molti, visti i risultati clamorosi al botteghino) si sarà accorto che il paragone rispetto al film su Jim Morrison, dal punto di vista prettamente cinematografico, è impietoso. Se il biopic sulla vita di Freddie e sulla carriera della band non si è realizzato prima un motivo potrebbe anche ricercarsi nel fatto che i produttori volessero confezionare un film non troppo distante dall'omologo "doorsiano". Adesso abbandono il mood distaccato e freddo per tuffarmi nelle emozioni che, da suddito della Regina, mi ha regalato il film. La proiezione è durata due ore, ma la tensione è partita di mattina, come se attendessi "il concerto della vita"; non aspettavo altro che arrivassero le 22:30 per ascoltare la chitarra di Brian in una rivisitazione pazzesca della sigla storica della 20th Century Fox (in perfetto stile Wedding March di flashiana memoria).
Giacché la produzione musicale del film è, ovviamente, marchiata Brian May e Roger Taylor, i ragazzi avranno anche suggerito aneddoti e dato un'impronta notevole alla realizzazione della storia (se non la conoscono loro...); il cambio in corsa del regista ed altri micro fattori avranno avuto un ruolo decisivo nella stesura di quello che poi è stato il risultato finale. Perciò non mi sento di muovere una critica sui baffi di Freddie su WWRY né su altre contraddizioni temporali. Voglio celebrare Rami Malek, Gwilym Lee, Joe Mazzello, Ben Hardy. I Queen del cinema sono risultati così reali da lasciarmi a bocca aperta (Ben Hardy forse il meno "reale"): sguardi, movenze, vezzi, tutto molto familiare, grazie anche a chi ha lavorato dietro le quinte.
Alla fine, il risultato è sempre lo stesso: i Queen, a quasi cinquant'anni dalla loro fondazione, continuano a far parte della vita di intere generazioni, lo faranno per le prossime e, compatibilmente con il ruolo che avrà la musica nel futuro, al netto dei Ghali e Sferaebbasta -minkia di turno in Italia e nel mondo, riempiranno l'esistenza e il cuore di chi, avvicinandosi alla loro musica e alla loro storia, non li lascerà MAI!