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Brian May - intervista per The Big Issue [14 ottobre 2019]

14/10/2019

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Brian May parla della sua depressione e di come non si senta per niente diverso da quando era uno studente sedicenne

apparso su The Big Issue il 14 ottobre 2019

In una lettera su My Younger Self, il mito della chitarra con i Queen, Brian May, ha parlato con franchezza della propria esperienza di malattia mentale e ne trae una conclusione: non si è mai davvero ripreso.

L'ormai settantaduenne soffre di depressione fin dai primi anni novanta, quando dovette affrontare la morte di Freddie Mercury, la fine del suo primo matrimonio e la morte del padre.

Questo è ciò che ha scritto, come se stesse parlando rivolgendosi a sé stesso da sedicenne.



Penso che le mie principali preoccupazioni di quando avevo 16 anni siano le stesse di oggi. Ero molto appassionato di musica, ero affascinato dall'universo e volevo conoscerlo, e avevo una forte sensibilità verso gli animali. Avevo la sensazione che le cose non andassero bene in questo mondo, in termini di come trattiamo le altre creature di questo pianeta. E questa era una sensazione molto forte che ho avuto fin da piccolo, qualcosa che poi è cresciuta, e alla fine, molto più tardi nella mia vita, ho trovato il modo di fare qualcosa al riguardo. Ma mi ci è voluto molto tempo.
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Al me stesso sedicenne direi di essere coraggioso, di credere in sé stesso anche quando tutti ti dicono che sei un incapace. Crescendo si incontrano tantissime persone che ti disprezzano, e questo può ferire e richiede tempo per essere superato. Ero molto timido, mi mancava la totale fiducia in me stesso. Non mi sentivo a mio agio con il mio aspetto: ero molto alto, magrissimo e sgradevole. Mi sentivo in imbarazzo, quindi camminavo a testa bassa.


Ho frequentato una scuola solo per maschi, che penso sia una pessima idea. Separare i ragazzi dalle ragazze a quel punto della loro vita lascia cicatrici per sempre e fa sì che non abbiano le capacità necessarie per entrare in contatto con l'altro sesso. Penso che uno dei motivi per cui sono diventato un musicista rock sia stato proprio questo. Ricordo di essere andato a una festa dove suonava una rock band locale. Alcuni ragazzi chiedevano alle ragazze di ballare, ma io non sapevo da dove iniziare ed ero troppo timido per provarci. Ho pensato che se fossi stato su quel palco non mi sarei dovuto preoccupare di tutto questo. Era così in alto, così favoloso, e forse le ragazze così sarebbero venute da me.


Sarebbe molto romantico dire che, nel momento in cui ho incontrato Freddie, ho sentito che il futuro che avevo davanti cominciava a diventare luminoso. Ma in realtà penso che quella strada mi si sia aperta molto prima. È iniziato quando ho sentito per la prima volta il suono della chitarra di Buddy Holly ascoltando Radio Lussemburgo, quando ho sentito Little Richard cantare. È scattato qualcosa dentro di me e ho pensato: "Questo esprime ciò che è dentro di me, chi devo essere". Poi ho incontrato Roger
[Taylor, NdR] e lui è stato la prima persona che ho incontrato che avesse i miei stessi sentimenti. Poi, ovviamente, c'era Freddie. Era talmente convinto di potercela fare che non ne dubitava mai. Eravamo tutti dei giovanotti precoci, ma lui era ad un altro livello. Tuttavia, tutti noi condividevamo questa passione. E l'energia è cresciuta e si è fusa in qualcosa di molto potente.


La prima volta che ho sentito che fossimo davvero sulla strada giusta è stato quando abbiamo suonato al Rainbow Theatre, il vecchio Astoria in Finsbury Park 
[a nord di Londra, NdR]. Aveva una fama leggendaria, e per noi era un sogno che si avverava; non riuscivamo a crederci. Ricordo quando il nostro promotore ci disse che avremmo potuto fare quello spettacolo: era il nostro primo tour nel Regno Unito, e ci disse che si poteva provare a fare il colpo finale del tour suonando al Rainbow. Lo guardammo indecisi. Ma poi l'abbiamo fatto e fu un trionfo. È stato un momento molto intenso, in cui abbiamo iniziato a credere che potevamo davvero farcela.
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Se volessi davvero impressionare il sedicenne Brian, gli mostrerei un cortometraggio di me che suono la chitarra sul tetto di Buckingham Palace [May vi ha suonato l'assolo di chitarra di God Save The Queen durante le celebrazioni del Giubileo d'Oro della Regina nel 2002, NdR]. Mi sentivo solo e terrorizzato, ma ho affrontato la paura e sono andato avanti. È stato probabilmente il momento più impegnativo della mia vita musicale. Ed è stato anche un momento di cambiamento per la mia vita. Avevo provato il più possibile, ma un milione di cose sarebbero potute andare storte e sarei sembrato uno stupido, lì in piedi rovinando tutto.


Quindi ho avuto un attimo in cui mi sono dovuto lasciare andare: ho dovuto isolarmi dal contesto per cercare una maggiore convinzione in me stesso. Di solito non sono una persona molto religiosa, ma quella volta lo fui. E quando tutto è finito e l'ultima nota si diffondeva nell'aria, ho giusto alzato la mano al cielo e ho detto: "Grazie a Dio!". Non potevo ignorare quel fattore. È stato un vero e proprio viaggio mentale andare avanti affrontando quel momento invece di scappare via. È stata una sensazione straordinaria, e ricordo che in seguito ho pensato che non avrei avuto più paura di niente. Ma su quest'ultima cosa mi sbagliavo.


Quando si supera una grave depressione, si ritiene di aver compiuto una totale curva di apprendimento 
[May ha sofferto depressione nei primi anni '90 quando ha fatto i conti con la morte di Freddie Mercury, con il fallimento del suo primo matrimonio e con la morte del padre, NdR]. In teoria dopo dovresti essere in grado di dare buoni consigli agli altri. Ma per me non è stato così. Penso che tutto ciò che io possa dire è di concentrarsi su quella piccola luce in fondo al tunnel; pensare: "OK, oggi sarà una giornata di merda; fine della storia. Ma domani sarà un giorno migliore". È l'unico consiglio utile che possa dare.


Se potessi scegliere con avere un'ultima conversazione, direi con mio padre. Questo perché tra noi c'è qualcosa di incompiuto. Non ho mai avuto la possibilità di dirgli certe cose. Che cosa gli chiederei? Non posso dirlo qui. Da adulto ci siamo riavvicinati. Lui mi ha incoraggiato in molti modi, mi aiutò anche a costruire la mia chitarra, sebbene in seguito pensò che stessi sprecando la mia vita diventando quella che lui considerava una pop star piuttosto che uno scienziato. Sì... probabilmente potrei scrivere un intero libro su mio padre, perché ci sarebbero così tante cose da dire. Quando ho completato il mio dottorato 
[nel maggio 2007, 37 anni dopo aver iniziato la sua tesi A Survey Of Radial Velocities In The Zodiacal Dust Cloud nel 2007, NdR] ho avuto decisamente la sensazione di rendere orgoglioso mio padre. Non si finisce mai di voler rendere felici i propri genitori.


Sono ancora sorpreso di sentirmi alla stessa maniera di quando ero un timidi ragazzo, tanti anni fa. Se sono in un posto con persone che non ho mai incontrato prima, ho esattamente le stesse sensazioni di inferiorità che ho avuto quando avevo 16 anni: "Nessuno mi conosce, tutti penseranno che sono un tipo strano. Non so come iniziare una conversazione". Per me è imbarazzante quando la gente mi tratta come qualcuno che ammira o che potrebbe essere entusiasta di incontrare. La gente dice: "Oh, sei davvero umile". Ma non è per niente così. È solo che non sono per niente cambiato nell'approccio alle persone rispetto a quando ero più giovane.


Se potessi tornare indietro ad un qualsiasi momento della mia vita, sarebbe bello svegliarmi nel giorno del mio nono compleanno per trovare una chitarra ai piedi del mio letto. È stato un momento magico... magico!. Ricordo l'aspetto, il colore, l'odore, le sensazioni. L'ho immediatamente presa in mano e ho iniziato a cercare di fare gli accordi che mio padre mi aveva insegnato con l'ukulele. Era una chitarra acustica ed era costosa. Sapevo che mia madre e mio padre si erano sacrificati molto per comprarla. Quella chitarra è rimasta con me per molto tempo. Ho imparato a suonarla. E ce l'ho ancora.






​■ Leggi anche...


​
     • Brian May su Cash for Questions [Q magazine, 1998]

​
     • Brian May intervistato da Steve Jones dei Sex Pistols [KLOS radio, 2017]

​
     • Brian May intervistato sul libro Queen In 3-D e molto altro [Radio Classic FM, 2017]
─ @claudiobadger
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