di Morgan Enos - Billboard, 20 giugno 2019
Gli risposi: «Ho una canzone che penso sia perfetta per te. Sono pronto a salire in un aereo e venire lì. Se non ti piacerà non dovrai sentirti in imbarazzo. Nessun problema. Berremo o mangeremo qualcosa e me ne tornerò indietro». Il brano gli piacque. Lui rientrò a Londra la settimana successiva da Monaco e lo registrammo a Abbey Road.
Voleva che io impiegassi anche i Queen per la canzone, ed io sono un grande estimatore dei Queen. Ma avevo in mente qualcosa di diverso. Gli dissi: «Mi piacerebbe che fosse uno dei miei a suonare. Se per te non dovesse andare bene pagherò lui e lascerò che siano i Queen a farlo». Andò tutto benissimo. Iniziò a lavorarci a Abbey Road alle sei del pomeriggio o poco più tardi e terminò alle sei del mattino. Era come se cantasse per 100 mila persone o anche di più.
È stata una faticaccia, ma che gran bella faticaccia! Entrambi aspiravamo alla stessa cosa: creare qualcosa di speciale.
Freddie mi disse: «Come vuoi che canti questa Time Waits For No One?». Io risposi: «Beh, un incrocio tra Edith Piaf, Jennifer Holliday e Shirley Bassey». E lui disse: «Bene! Ho tutti i loro vestiti. Posso farlo alla perfezione».
Quando si ascolta questa registrazione si sentono le caratteristiche di tutte e tre le interpretazioni, ma è Freddie al cento per cento. La cosa buona è stata togliere tutto quello che lo accompagnava nella produzione finale. La versione originale di Time aveva in tutto 96 tracce sonore, 48 delle quali solo per i cori. Quando lui andava in concerto con i Queen diceva che "più era esagerato e meglio riusciva". Si trovava benissimo di fronte a 150 mila persone.
Ma tolte tutte quelle cose e sentire l'emozione di lui da solo e di un pianoforte, lo dico dal profondo di me stesso, mi faceva venire i brividi al solo pensiero.
Quando si hanno da gestire 96 tracce ci si lavora sempre un po' oltre in modo da far funzionare il tutto. Volevo solo che tornasse tutto molto più semplice. Non abbiamo alterato nulla. Semplicemente funziona meglio così, secondo me. E chi meglio del pianista originale poteva contribuire a tutto questo?
Non volevo che venissero usati vecchi filmati d'epoca già noti. Era stato già fatto moltissime volte con Freddie e i Queen. È emozionante, ma volevo che questa volta fosse un lavoro organico e che sembrasse vero. Così mi feci dare i negativi dal Pinewood Studios e mi dovetti recare in una struttura molto particolare perché i negativi non erano stati mai sviluppati. Poi tornai lì con il mio montatore, visionammo il tutto per quattro giorni e dissi: «Posso fare in modo che funzioni».
Se questa operazione è arrivata con un perfetto tempismo? Sì, perchè c'è stato il film Bohemian Rhapsody. Ma avevo già provato a farlo per decenni. Stavo provando a mettere tutto insieme per me stesso e non ci sono riuscito fino all'ultima parte del 2017, quando poi ho sentito che loro stavano iniziando le riprese. Pensai che non sarebbe stato giusto farlo uscire insieme al film. Era qualcosa di enorme, così aspettai che fosse concluso il lancio e che si calmasse un po' la situazione.
Per me non è mai stata una questione economica. È il solo brano mai pubblicato di Freddie Mercury. Sappiamo tutti quanto fosse bravo. Ma questa registrazione mostra ancora di più quanto fosse speciale nella versione che nessuno conosce e senza nessun accompagnamento.