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Peter Straker - intervista per l'Official Internationa Queen Fan Club [19 marzo 2020]

5/5/2020

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L'inizio dell'amicizia con Freddie, il rapporto sul lavoro e altri ricordi della persona con cui Freddie ha riso di piu'

Trascrizione in italiano di Claudio Tassone per Comunita' Queeniana Italiana

Come sto? Beh, per adesso sono ancora vivo.

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Con Freddie ci siamo incontrati per la prima volta in un ristorante di Fulham Road a Londra.  Era verso la fine del 1974 o l'inizio del 1975 forse, perchè lui era già insieme al loro manager John Reid. Se ne stavano per andare quando io e il mio manager Evans li abbiamo visti. Da allora ci incontrammo atre volte, sempre in ristoranti diversi. Tutti noi avevamo quest'abitudine di andare fuori a cena o a pranzo. Ogni volta ci incontravamo e parlavamo, avendo anche amici in comune. Ad esempio, io e Mike Moran facemmo uno spettacolo nel West End chiamato Blues In The Night. C'era anche Debbie Bishop, c'era Carol Wood. Erano cantanti gospel. Fui io a chiedere a Mike di partecipare e lo facemmo, così dal nulla. Una volta poi invitai Freddie al mio compleanno e lui si presentò con una enorme bottiglia di Champagne. Fare amicizia con lui fu semplicissimo. Era così socievole.



Ho un ricordo di quando, dopo che ci conoscemmo, andammo a teatro. Uscimmo insieme e andammo in un pub per bere qualcosa durante l'intervallo, ma Freddie non voleva più rientrare perchè diceva che per scaramanzia non tornava mai dentro un posto una volta che ne era appena uscito. Ridemmo tantissimo. Lui aveva un grandissimi senso dell'umore.



Mi invitò a vedere un paio di concerti dei Queen. Devo dire che mi piacevano genuinamente. Non ricordo a quale mio spettacolo, ma lui venne a vedermi cantare. Parlammo di musica e di altri cantanti. In un'altra occasione gli dissi che volevo fare un album e gli chiesi se avesse voluto produrlo lui. Ne parlammo nel mio appartamento in Henningham Road.



In quel periodo i Queen non erano la band più popolare, perchè stava esplodendo il fenomeno del punk e non erano più una band alla moda in Inghilterra.



A quel punto John Reid rese possibile la cosa per far uscire il mio disco con etichetta Rocket Records. Lo realizzammo davvero rapidamente.



Lavorare con Freddie è stato particolare. Lui sul lavoro era molto diverso dal privato. Era uno che sapeva perfettamente ciò che voleva ed era molto diretto nel modo di relazionarsi sul lavoro. Potrei definirlo quasi brutale, ma non in senso dispregiativo. Non era sgarbato o antipatico con le persone. È solo che rispetto alle mie abitudini con i musicisti che già conoscevo e con i quali lavoravo, lui si comportava in modo diverso. Ma non potrò mai dire di non essere riconoscente di averci potuto lavorare insieme. Non direi che Freddie influenzò il mio modo di cantare, perchè quando ci incontrammo io già ero un cantante avviato da qualche anno. Mi ero già lungamente esibito nel West End. La mia più grande ispirazione è stata mia madre con la classica. Conoscevo ed apprezzavo il rock and roll e i Queen, specialmente quelle loro prime armonie vocali così caratteristiche.



Se mi dava consigli o mi pressava a cantare meglio in studio? Non lo definirei come un mio maestro. Certo, era molto esigente, ma non come un professore. Piuttosto aveva tantissime buone idee e faceva in modo che venissero attuate. Io e gli altri ci provavamo. A volta funzionava e altre no, diventando anche noiosa come situazione. Non si arrendeva al primo KO; continuava a farci ripetere i passaggi più e più volte. Difficilmente riuscivamo a registrare in modo corretto se non al terzo o al quarto tentativo. Freddie era un tipo molto produttivo. All'inizio quando parlammo di produrre il mio album gli parlai del mio modo di propormi sul palco e che avrei perciò voluto un album eclettico. Avevo già fatto un altro album prima di quello. Era un periodo molto creativo per il mondo della musica. 



Fare il video di Great Pretender fu divertentissimo. Fu tutta un'idea di Freddie. Volle me e Roger per simulare la parte dei cori nel video. Eravamo nel suo giardino quando mi parlò di quella pensata. Non avevo idea degli straordinari travestimenti che poi avrei trovato in studio il giorno delle riprese. Erano esagerati!



Una volta andai in studio mentre stavano lavorando alla musica di Flash Gordon. Stavano registrando i loro cori e armonie vocali. Brian mi spiegò come erano abituati a lavorare. Non posso dire di aver cantato con Freddie, ma cantai delle piccolissime parti di Flash e anche in seguito in Under Pressure.



Se ricordo un regalo in particolare che ho ricevuto da Freddie? Venne a sapere che mia madre adorava gli oggetti di Lalique. Così mi regalò più volte degli oggetti di Lalique. Uno di essi era la bottiglia di un profumo che io notai casualmente in casa sua. Alla prima occasione utile ne comprò una e me la regalò. Verso la fine degli anni 80 mi regalò un kimono che lui aveva usato in scena con i Queen. Ogni tanto ancora me lo metto. E' un grandissimo ricordo. Mi regalò anche un servizio da cena cinese. Era sempre molto originale nei regali ed era straordinario come riuscisse a farmi sempre regali che ancora non avevo pur non conoscendo le mie cose. Quando mi ritiravo a casa con i suoi regali c'era sempre da restare stupiti.



Ricordo la prima volta che passammo insieme il Natale. C'erano anche tutti gli altri nostri amici e Mary Austin. Restai impressionato dall'enorme albero di Natale che aveva Freddie. Ci riunimmo tutti in tarda serata con miei e suoi amici, compreso Mike Moran, dalle 11 di sera alle 4 del mattino. C'era anche Cliff Richard e Dave Clark. Cantammo tutti insieme in modo spontaneo. E ovviamente bevemmo tanto champagne.



Ho visto Freddie per l'ultima volta circa 8 mesi prima che morisse. Io ero in tour con Il Fantasma dell'Opera e stavo lavorando a un nuovo album quando lui si ammalò.



Il film Bohemian Rhapsody mi è piaciuto. È del genere biopic, cioè è funzionale a rendere l'idea di quello che è stato un personaggio, pur prendendosi delle licenze artistiche. Non è un documentario. Serviva a rappresentare la sua e loro storia ed ha funzionato benissimo.
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Se mi vedete oggi non sono molto cambiato rispetto a un tempo. Ad esempio, questa è la copertina del mio secondo album, prodotto da Freddie Mercury e Roy Thomas Baker, e indosso le stesse collane di allora. Credo che risalgano al 1974.


Il 20 marzo 2020 è uscito questo multi-CD con tre dei mie album. L'audio è stato migliorato con le tecniche moderne, ma la voce e tutto il resto sono le stesse cose registrate all'epoca. E cos'altro posso dire? Ne sono molto orgoglioso. È la celebrazione dei migliori anni della mia vita. Compratelo, per favore. ​





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■ Leggi anche...


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     • Peter Freestone, le traduzioni in italiano del Blog Ask Phoebe [2019]

     • Phoebe a Roma, ospite dei ReQueen, intervistato in esclusiva da Comunita' Queeniana [2018]

     • Freddie Mercury raccontato dai suoi ex compagni di scuola [The Times of India, 2016]




​

─ @claudiobadger
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