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John Deacon - intervista radio per Innerview, USA [8 luglio 1977]

8/7/1977

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John Deacon intervistato da Jim Ladd al programma "Innerview" su radio KMET (Los Angeles), diffusa venerdì 8 luglio 1977

Fonte: www.queenonline.com
Traduzione in italiano di Claudio Tassone per Comunità Queeniana Italiana

Jim Ladd ─ Buonasera a tutti e benvenuti. Questa sera trascorreremo la prossima ora con John Deacon, il bassista e autore di una delle rock band più interessanti del mondo. La loro musica è varia e spazia dal rock duro a ballate molto complesse e delicate. Sono eccezionali sia in studio che dal vivo, una combinazione unica di talento musicale e capacità di intrattenimento verso il pubblico. Quindi stasera scopriremo come sono riusciti ad ottenere tutto questo.
Jim Ladd ─ Questa canzone era Keep Yourself Alive.  Mi piace! Chi l’ha scritta?

John Deacon ─ Brian May, il nostro chitarrista. È uno dei nostri primi pezzi. Ci siamo incontrati quando andavo al college. Facevamo solo delle prove e questa è una delle canzoni che avevamo già all’epoca. Molte delle canzoni di quel primo album le avevamo pronte già da tempo; brani come Keep Yourself Alive, Liar, Great King Rat e altre. C'erano solo una o due canzoni sul primo album che rappresentavano un primo tentativo di usare al massimo delle potenzialità lo studio di registrazione. My Fairy King, un pezzo di Freddie, fu costruito in studio in questo modo. Tutte le altre erano essenzialmente di natura live, con una base musicale e solo qualche sovraincisione di voce e assoli di chitarra. Tutto qui.
Mi fai una breve illustrazione degli altri membri della band, positiva o negativa che sia, sempre se ti va?

Beh , potrei farlo, sì. [ridono]



...in base alla tua coscienza...

Non saprei. Roger è il rockettaro del gruppo. Mi spiego meglio: gli piace tantissimo andare in tour. Anche a me piace, ma gradisco anche stare in studio ed avere avere un po’ di tempo da trascorrere a casa.

​

Però Roger non vuole altro che quello!

Gli piace solo viaggiare e fare concerti.
Fred… Beh, anche a Fred piace fare concerti. Gli piacciono molto i grandi spettacoli! Sai... New York, Chicago, Los Angeles... quelli più prestigiosi, dove c’è un sacco di gente che viene a vederti. Gli piace che sia presente un sacco di gente. È un professionista serio.



Gli piace se vengono a vedervi anche delle celebrità?

Oh, sì! È un aspetto che apprezza. Ma lui è uno che lavora duro. Ne combina di tutti i colori sul palco. È uno che davvero mette a dura prova il proprio fisico correndo avanti e indietro ogni sera.


​
Dà tutto se stesso.

Sì, ogni sera.
Brian… Brian è quello più riflessivo. È uno che ragiona molto sulle canzoni. Nessuno di noi in realtà scrive canzoni quando siamo in tour, tranne Brian. Lui a volte mette insieme delle idee che successivamente sviluppa in vere e proprie canzoni.
Io tendo ad essere quello più tranquillo. Ce n’è sempre uno in ogni gruppo e spesso è il bassista.


​
Sì, la roccia della band...

...John Entwistle... persone di questo tipo. Sì, io tendo a essere quello più tranquillo, ma ci vuole; è un equilibrio che si crea tra quattro persone diverse e in questo modo può funzionare. Con quattro individui ci sono sempre tantissime idee che possono portare a degli scontri. Inoltre non si deve diventare troppo estremisti per una cosa specifica. Questo potrebbe danneggiare il gruppo, perché ci sono sempre altre tre persone che tirano dalla loro parte.
Voglio chiederti come può una canzone come Bohemian Rhapsody diventare un successo, soprattutto qui negli Stati Uniti d'America in un epoca in cui è in voga la disco music… Non  so, ve lo aspettavate?

Uhm, no, non ce lo aspettavamo affatto. Quando abbiamo ultimato l'album A Night At The Opera avevamo già deciso che quella sarebbe stata la canzone da pubblicare come singolo in Inghilterra. Inoltre non pensavamo che per il solo fatto che sarebbe uscito in Inghilterra sarebbe stato per forza pubblicato anche negli USA, perché qui le radio sono ancora più conservative in quanto a gusto musicale. Comunque anche in Inghilterra eravamo perplessi. Abbiamo anche pensato di editarla, ma poi ─ ascoltandola un po' di volte ─ concludemmo che non fosse necessario. Provammo un paio di idee, ma si perdeva il senso della canzone e pertanto l’abbiamo lasciata così com’era. E per fortuna ha ugualmente spiccato il volo.
I Queen toccano le persone da un punto di vista sociologico oppure vengono visti solo come degli intrattenitori?

Prima di tutto direi che è intrattenimento, ma penso che Brian ci metta qualcosa in più di suo. C'è un  significato più profondo nei suoi testi, mentre le canzoni di Freddie rientrano più nella categoria fantasy. Dipende soprattutto dall’autore della canzone. Non saprei, dipende dal peso che gli diamo, ma direi che per la maggior parte è solo intrattenimento. Sicuramente non siamo un gruppo che ha orientamenti politici, senza ombra di dubbio.



Sembra che i musicisti o i ragazzi  inglesi in generale siano molto più educati alla musica americana di quanto non lo fossero gli americani stessi. Sono state le band inglesi a riportare in America un sacco di cose che i giovani americani avevano smarrito da tempo.

Sì, è probabile. C'è sempre stata tantissima musica americana in Inghilterra fino, ovviamente, a quando arrivarono i Beatles. Con loro ci fu uno spostamento verso la musica inglese, ma prima di allora la musica americana andava per la maggiore: Elvis Presley, Chuck Berry, il primo rock n roll. I gruppi inglesi ascoltavano quella roba lì, Bo Diddley e quel genere di dischi. La musica americana ha avuto una grande influenza.

​

Una delle prime cose che si nota dei Queen è la precisione con cui  eseguite le vostre canzoni. A volte sembrate capaci di creare effetti quasi impossibili, sia elettronicamente che vocalmente, e avete imparato ad usare molto bene lo studio di registrazione.

Troviamo sempre piuttosto interessante le registrazioni. Sai, ci sono tante componenti nei nostri dischi, specialmente se ti metti le cuffie, beh... te ne accorgi. Ritengo che ciò che facciamo sia abbastanza moderno in un certo senso, perché usiamo molto lo studio di registrazione. Penso che abbia un sound più moderno grazie a tutte le sovraincisioni che facciamo. Fino a cinque anni fa tutto questo non si poteva fare, perché non c’erano tali attrezzature. Quando abbiamo registrato il nostro primo album c’erano solo sedici piste per missare. Noi abbiamo usato tutto quello che avevamo a disposizione, ma qualche anno prima c’erano solo 8 e 4 piste e tutti eravamo molto limitati da ciò che potevano fare. Era come far suonare musica dal vivo: andavi in studio e registravi come se si salisse su un palco; tutto qui. Ma ora lavorare in studio è un'arte a sé, poiché si possono creare suoni che non si potrebbero mai riprodurre sul palco.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Roy Baker, che adesso è famosissimo ed ha prodotto i nostri primi tre album. Avevamo bisogno di lui perché  è una specie di super-tecnico e conosceva tutti i pregi e i difetti dello studio sotto l'aspetto tecnologico. Quindi è stato in grado di dirci come potessimo fare a sovraincidere le nostre voci più di 50 volte. Ci siamo fatti spiegare come fare a mettere su disco le idee che volevamo realizzare. A Night At The Opera  è stato l’ultimo album che abbiamo realizzato insieme [in seguito hanno lavorato all'album Jazz, ndt]. Con lui abbiamo fatto quattro album e siamo arrivati ​​al punto in cui  noi stessi avevamo imparato cosa fare in studio. Non ci serviva più un produttore, perché ormai noi quattro sapevamo come muoverci. Ci serviva solo un buon tecnico del suono.  Ecco, questo è ciò che abbiamo fatto per il nuovo album, A Day at The Races. Ce lo siamo prodotto da soli, con l’aiuto di un tecnico del suono. A Night At The Opera e Sheer Heart Attack invece erano co-prodotti. Per questo motivo il processo di registrazione è stato lento ed in più eravamo nuovi del mestiere, dei principianti, dovevamo ancora imparare. Bisogna avere una certa confidenza per stare nei tempi previsti; solamente dopo si riesce a farlo da soli. Molti artisti non sanno neppure cosa succede in studio, ma a noi è sempre interessato molto sfruttare gli impianti al meglio per ottenere i migliori risultati. Produrci da soli è stata una naturale conseguenza.
I nostri album tendono ad apparire come raccolte di canzoni, perché nel gruppo scriviamo tutti e quattro. Freddie e Brian finiscono per scrivere la maggior parte del materiale. Nel nuovo album, Freddie e Brian hanno scritto quattro brani ciascuno, mentre io e Roger una;  per cui l’album non ha un concept. Tutto dipende dai brani che sforniamo. In genere abbiamo un paio di settimane in cui scriviamo le canzoni prima di andare a registrarle in studio.



C'è qualcosa che sogni da sempre di dire su una radio americana? Cosa vorresti dire?

Uhm, non so. Devo dire che le radio americane sono ottime, specialmente per i gruppi emergenti e soprattutto per quelli inglesi. È così che qui è cresciuto l’interesse nei nostri confronti. Abbiamo pubblicato il primo album... OK... e le stazioni radio hanno cominciato a mandarlo in onda, che è una gran bella cosa.


​
Cosa c'è nei Queen che ti rende più orgoglioso?

Non saprei. Siamo molto soddisfatti del tour che abbiamo appena concluso. È stato il primo tour americano in cui abbiamo suonato in posti davvero grandi. È stato un grande passo avanti. Il nostro pubblico è nettamente aumentato e anche da parte nostra quest’anno abbiamo fatto degli spettacoli buonissimi di cui siamo molto soddisfatti. Ci siamo esibiti in alcune delle location più grandi, come il Forum di Los Angeles o il Madison Square Garden. Si tratta di luoghi di cui hai sempre sentito parlare e ora ci siamo tornati per la quarta volta. Nonostante siamo stati in tour in teatri piccoli, è una nostra ambizione suonare in spazi più grandi. Conosco Roger: suonare al Madison Square Garden e al LA Forum è proprio una delle sue ambizioni. Abbiamo fatto degli ottimi spettacoli stavolta, perché il nostro show rende davvero bene in auditorium di quelle dimensioni
Impieghiamo molto tempo in studio; soprattutto Freddie, con le canzoni che scrive. Lui ha tutte quelle idee per la testa... fino ai minimi dettagli.



...Anche nella produzione della canzone?

Oh sì, sì... tutto l'insieme che porta al completamento di un brano. Passiamo molto tempo in studio, ascoltiamo la canzone in ogni sua sezione e proviamo a realizzarla nel modo migliore possibile.



OK, abbiamo esaurito il nostro spazio...

Mi stai tagliando o roba del genere? [ride]


​
No, ti ringrazio molto.

OK, grazie mille davvero!

■ Leggi anche ...

​

     • 50 domande primaverili a John Deacon [1996]

     • Passioni, aspirazioni e paure del primo John Deacon [1974]

​
     • John Deacon "annoiato e depresso" [1985]

     • Deejay Television intervista John Deacon in Italia [1985]

─ @claudiobadger
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